Oltre alle conseguenze cliniche che l'aumento di peso comporta ve ne sono altre meno evidenti ma altrettanto importanti per lo scadimento della qualità della vita dei soggetti obesi, tra queste possiamo annoverare senza dubbio le continue discriminazioni subite sul posto di lavoro, a scuola ed in generale nella comunità.
Discriminazioni perpetrate spesso per ignoranza o per la percezione di modelli distorti dei soggetti obesi. Infatti la distorsione mediatica fatta di stereotipi e messaggi negativi nei confronti di coloro che soffrono di obesità contribuiscono in maniera notevole a questa condizione di discriminazione e ghettizzazione.
Le "necessità della comunicazione" spingono i media a ricorrere a contenuti superficiali e stereotipi; insomma servizi spazzatura che non solo non riescono a fornire un'adeguata informazione sul problema, ma sono causa di disinformazione quando non addirittura spunto per derisione offese ed angherie.
Per limitare questo problema la Rudd Center for Policy and Obesity dell'università di Yale e l' Obesity Society hanno deciso di intervenire promuovendo un'immagine più realistica della patologia e dei soggetti da essa affetti.
Si tratta effettivamente di quattro semplici ed intuitive regole che, come accade sempre in queste occasioni, sono disattese:
- rispettare la diversità ed evitare stereotipi;
- usare terminologie e lessico appropriati;
- copertura bilanciata ed accurata dell'obesità (intesa come approfondimento delle problematiche rappresentate nella loro complessità);
- immagini e foto appropriate delle persone obese.
A questo punto la mia domanda è: chi non è stato in grado fino ad ora di rispettare le basilari regole della buona comunicazione ed ha pubblicato pezzi di così infimo livello tali da non rispettare queste regole può essere definito giornalista o sarebbe meglio definirlo scribacchino?
Fonti:
http://www.torinomedica.org/torinomedica/?p=9227&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=linee-guida-per-la-rappresentazione-della-popolazione-obesa-nei-media
http://it.wikipedia.org/wiki/Pieter_Paul_Rubens