Obesità infantile: big killer del futuro

Creato il 01 febbraio 2012 da Informasalus @informasalus
CATEGORIE: Alimentazione , Infanzia

In Italia un bambino su tre è in sovrappeso e uno su dieci è obeso

In Italia un bambino su tre è in sovrappeso e uno su dieci è obeso. Una condizione pericolosa che li porterà quasi certamente a subire malattie cardiovascolari nell’età adulta. È questo l’allarme lanciato da ALT, Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari, in occasione della conferenza stampa annuale, svoltasi oggi a Milano presso il Palazzo Reale. Professionisti della salute e della comunicazione riuniti per approfondire la relazione pericolosa tra sovrappeso e rischio cardiovascolare, e affilare le armi per combattere una battaglia possibile nella quale le scelte politiche, l’informazione e il marketing delle aziende alimentari possono giocare un ruolo essenziale.
“La prevenzione dell’obesità infantile deve iniziare fin dai neonati, favorendo il più possibile l’allattamento protratto al seno e tenendo sotto controllo l’eccessivo recupero ponderale nei primi anni di vita - ha affermato Alessandro Sartorio, primario Endocrinologo dell’Istituto Auxologico Italiano, IRCCS Milano -.
È infatti dimostrato che quasi la metà dei bambini obesi si manterranno tali anche da adulti e che gli adolescenti obesi presentano una prevalenza elevata di sindrome metabolica, strettamente connessa al tipo di alimentazione. Significativa è anche la prevalenza di steatosi epatica nei bambini e negli adolescenti obesi, malattia dovuta all’accumulo di grassi nel fegato, che col tempo portano al danneggiamento irreversibile dell’organo deputato al loro smaltimento.
L’obesità e la arteriosclerosi sono collegati: gli ultimi dati americani ci dicono che nel biennio 2009-2010, il 9,7% dei nuovi nati-lattanti e fino a 2 anni di età era obeso, ed il 16,9% fra i 2 anni ed i 9 anni. Purtroppo stiamo andando nella stessa direzione in Italia. La trombosi è causata dall’arteriosclerosi, cioè dall’accumulo di placche nelle arterie, che stringono il diametro dei vasi sanguigni fino al punto che l’apporto di sangue diventa inadeguato e i tessuti vengono danneggiati, con conseguenze spesso fatali come nel caso di infarti e ictus – ha sottolineato Saverio Dioguardi, professore di Medicina Interna presso l’Università degli Studi di Milano -.
È un processo che inizia nell’infanzia e progredisce con l’età: i primi depositi di grasso intravascolari  sono già presenti nei bambini, ma a 15 anni tutte le aorta e la metà dei bambini hanno lesioni coronariche  repertate, anche se iniziali. Quindi le lesioni aumentano in percentuale con i progredire dell’età, e col tempo tendono a divenire vere e proprie placche aterosclerotiche in numeri tali da correlare con il rischio di mortalità per trombosi  da adulti".
Un binomio letale, quello tra chili di troppo e trombosi, enfatizzato anche all’interno del report pubblicato da EHN - European Heart Network, che riunisce 34 associazioni e fondazioni, tra cui ALT, in rappresentanza di 26 Paesi europei. Il report scientifico illustra in modo dettagliato i benefici che un corretto stile di vita, fondato soprattutto su un’alimentazione sana e una regolare attività fisica, porta alle varie fasce di popolazione, bambini e donne per primi.
“Molti paesi europei, Italia inclusa, sono lontani dal raggiungimento di risultati soddisfacenti nel campo dell’alimentazione e dell’attività fisica - ha spiegato Lidia Rota Vender, presidente di ALT -. Troppi cittadini europei, specialmente i giovani, assumono troppe calorie da grassi, zuccheri e cibi conservati processati, facendo pochissima attività fisica. Un’accoppiata fatale, perché sette degli otto fattori di rischio per le malattie cardiovascolari sono collegati proprio a scelte sbagliate nell’alimentazione e all’inattività fisica: sono l’alcol, l’ipertensione, l’obesità, il colesterolo alto, la glicemia elevata, l’insufficiente consumo di frutta e verdura e la sedentarietà”.
Secondo gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, modificando queste abitudini è possibile incrementare l’aspettativa di vita di circa 5 anni. Per questo EHN ha proposto due serie di obiettivi, intermedi e a lungo termine, che ogni Stato membro dell’Unione Europea deve raggiungere per prevenire l’epidemia di malattie cardiovascolari, che restano la principale causa di morte nel vecchio continente, nonostante i progressi scientifici fatti nel campo della prevenzione, della diagnosi e del trattamento delle malattie cardiovascolari da Trombosi. La Trombosi è causa di infarto, ictus , embolia: colpisce le arterie e le vene in tutti gli organi. In Italia ogni anno 200 mila persone muoiono per malattie da Trombosi, ma altrettante restano fortemente invalide, con costi sociali altissimi, stimati a livello europeo in 110 miliardi di euro di cure mediche e 82 miliardi di perdita di produttività all’anno.
“Gli obiettivi proposti da EHS stabiliscono la soglia minima e massima di alimenti da assimilare durante la giornata e i minuti da dedicare ogni giorno all’esercizio fisico - ha spiegato la presidente di ALT -. Sono traguardi ambiziosi, che se raggiunti porteranno a un miglioramento significativo dello stato di salute dei cittadini europei, con una netta riduzione dei costi sanitari e assistenziali e una qualità di vita migliore. Per raggiungere questo traguardo, tuttavia, è fondamentale che tutti gli Stati membri adottino una serie di provvedimenti anche legislativi che portino tutti gli attori coinvolti, dai produttori di alimenti agli insegnati, dai comunicatori ai datori di lavori, a facilitare il cambiamento”.
Per fornire esempi concreti, EHN raccomanda la revisione della formulazione dei prodotti alimentari per ridurre il contenuto di sale, grassi e zuccheri, l’emanazione di leggi che impongano l’eliminazione dei grassi pericolosi dai prodotti industriali, la facilitazione dell’attività fisica nelle scuole e nei luoghi di lavori e l’imposizione di misure che consentano di avere a disposizione piatti sani anche quando si mangia fuori casa, al lavoro e in tutti i luoghi istituzionali.
“Insieme alla prevenzione, è fondamentale anche la diagnosi precoce, perché molte persone, bambini inclusi, presentano fattori ereditari che li predispongono a eventi cardiovascolari anche in giovane età, perché il loro sangue tende a coagulare più facilmente - ha aggiunto Paolo Simioni, professore di Medicina Interna all’Università di Padova -.Se il rischio viene riconosciuto per tempo può essere curato con farmaci efficaci e tenuto sotto controllo con uno stile di vita sano che li metta al riparo da possibili recidive.
In questo scenario la comunicazione di informazioni corrette è determinante per contribuire in maniera concreta all’educazione dei più giovani e della popolazione in generale all’adozione di stili di vita amici del cuore.
“Quando parliamo ai nostri pazienti di trombosi il loro pensiero corre immediatamente alle tromboflebiti degli arti inferiori - ha spiegato Sergio Coccheri, professore Ordinario di Malattie Cardiovascolari all’Università di Bologna e Vicepresidente di ALT -. La disinformazione è tale che la maggior parte del pubblico non sa che il termine trombosi ha un significato ben più vasto. La trombosi è la formazione di un coagulo di sangue (trombo) in qualsiasi vaso sanguigno: vena, arteria, o vaso capillare. L’occlusione trombotica di un vaso rappresenta il meccanismo più importante di gran parte delle malattie cardiovascolari. In altre parole, la trombosi delle coronarie è la causa principale degli infarti cardiaci, la trombosi della carotide è causa importante dell’ictus cerebrale, la trombosi venosa nelle gambe ha come sua conseguenza peggiore l’embolia polmonare.”
Per questo all’interno delle raccomandazioni di EHN è stata inserita la necessità di regolamentare la pubblicità rivolta ai bambini e di organizzare diffuse campagne di sensibilizzazione attraverso i media per aumentare il consumo di alimenti sani e incentivare l’attività fisica. Se ne è parlato nella seconda parte della conferenza stampa, in cui è emerso il ruolo strategico giocato dai media, nuovi e vecchi, nel comunicare la prevenzione delle malattie cardiovascolari da Trombosi. Ancora una volta accanto ad ALT sono scesi molti professionisti della comunicazione, intesa nelle sue varie declinazione, dalla radio alla tv, dai giornali a internet, a testimonianza della volontà dell’associazione di promuovere campagne eclettiche e multimediali, sotto il segno dell’incisività e dell’efficacia.
Tra le iniziative strategiche anche l’organizzazione di eventi collettivi, in grado di coinvolgere larghe fasce di popolazione, le istituzioni e le aziende, come la Prima Giornata Nazionale per la Lotta alla Trombosi, in programma il 18 aprile di quest’anno. Organizzata da ALT con il patrocinio del Ministero della Salute, la ricorrenza si ripeterà ogni terzo mercoledì del mese di ogni anno. L’Italia diventa così il primo Paese al mondo a dedicare una giornata al tema della prevenzione, della cura e della ricerca nel campo delle malattie da trombosi.
“L’attenzione sul rischio trombotico non deve mai venire meno, anche nel campo della ricerca - ha concluso Zaverio Ruggeri, ricercatore allo Scripps Research Institute di La Jolla, California -. In questi anni sono stati fatti notevoli passi avanti ed è merito dei progressi scientifici se oggi molte persone sopravvivono a un grave evento trombotico. È importante continuare a impegnarsi per capire nel dettaglio i complessi meccanismi che si sono sviluppati a difesa dell’organismo, dalle lesioni che provocano emorragia, ai microbi che trovano una via d’ingresso nel corpo, ma divengono invece causa di malattie gravi causate da ostacoli alla circolazione del sangue: i trombi. Dalla comprensione di questi meccanismi arriveranno farmaci sempre più specifici ed efficaci”.
Ha concluso la conferenza stampa il cooking show di Marco Bianchi, chef divulgatore scientifico, che, cucinando sul posto piatti sani e gustosi, ha dimostrato come la dieta sana non sia sinonimo di sacrificio.


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