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Obiettivo o obbiettivo – Il mistero delle 2 B e non solo

Creato il 04 dicembre 2015 da Cobain86

grammatica

La lingua di Dante e dei sommi poeti è piena di insidie, ostacoli, trabocchetti e guazzabugli pronti a farci cadere in fallo alla minima svista. Come salvare faccia, dignità e posto di lavoro, consentendoci elaborati scritti in italiano corretto? Ecco un breve vademecum, buona lettura!

La premessa

Strano ma vero noi Italiani abbiamo imparato a parlare l’italiano corrente dallo scritto (anzichè dal parlato allo scritto come in tutti gli altri Paesi), indisposti a regole imposte da alcuni professori (vedi Accademia della Crusca -e poi ci danno del Paese agricolo.. per forza!-), cinghiati e umiliati pubblicamente nelle varie scuole pubbliche con la biro rosso sangue nei vari temi in classe (compiti che ricordavano i peggiori incubi di Nightmare), un ginepraio di versioni e alternative che si scontrano tra di loro.

Scegli il dizionario, scegli la tua idea linguistica: progressista o conservatore, per cui anche loro non possono aiutarci granché. L’italiano è infido e noi, armati di torcia e penna, andremo a sondare i limiti oscuri della conoscenza umana, onde evitare figure immonde con capi, colleghi, amici, cognati e parenti acquisiti fino al trentesimo grado di parentela.

Il motivo di ciò?

Perdere un’opportunità lavorativa o rischiare una figura di me…nta con persone importanti per un refuso linguistico è quanto di più imbarazzante possa accadere; cercheremo quindi di risolvere dubbi amletici che aleggiano da anni nelle nostre menti usando il buonsenso, la logica e un pizzico di ironia.

Alcuni esempi:

  • Aereoplano: Nonostante stia in cielo per la maggior parte della sua vita si dice Aeroplano, la e è un’aggiunta data probabilmente dall’abbreviazione aereo (Vado in aereo, spero di tornare).
  • Qual è: Non sempre quale perde una e (e nel caso succedesse si recherebbe in Questura per la denuncia di smarrimento), in questo caso Qual è è un’apocope vocalica e non un’elisione per cui va scritto senza apostrofo.
  • Un po’ di cultura: Po’ è il troncamento di poco, per cui non va accentato come spesso accade (pò). Il Po senza accenti o apostrofi, nel caso vi fosse sfuggito negli ultimi 1.500 anni, è un fiume!
  • Un e una: Un al maschile, anche se può sembrarvi incredibile, non si apostrofa, vale solo per il femminile (un animale, un’animata discussione condominiale).
  • Il Carloguidomaria, Il PierLuigi, L’Aldegonda, La Mariafrancesca: Questo vizio persistente del Nord Italia è l’errore più comune. I nomi non vanno mai preceduti da un articolo, non serve! Capisco che ci si voglia riferire ad un Guidobaldo o ad un Vercingetorige specifico, ma non serve, è una ridondanza inutile (maschile o femminile che sia).
  • Mi scendi, mi impari: questi gioiosi modi di dire apotropaici tipici del Sud Italia sbagliano il verbo al centro dell’azione, per cui anziché dire mi insegni si usa mi impari, e così via. É il verbo sbagliato e MI non serve.
  • A me mi piace tanto tanto: Anche in questo caso la foga e la passione del piacere ci portano ad usare un doppio rafforzativo (A me mi), per essere sicuri di essere al centro della frase (nel caso qualcuno si fosse prenotato prima di noi). Ma non serve, basta dire A me piace, è chiaro che piace a noi e non a Pierfrancesco Cagarutti, il cordiale signore che consegna il latte tutte le mattine sotto casa nostra!
  • Valigie e Ciliegie scritto con la i non è sbagliato ma risulta arcaico; con l’uso corrente si è arrivata ad eliminare quella i ridondante, per cui scrivete pure valige e ciliege (Nelle valigie ricolme di ciliegie feci la marmellata, grazie alla delicatezza del facchino).
  • Camicie e Camice crea già maggiori problemi: levando la i si passa dalla massa di camicie da stirare al camice del chirurgo in sala operatoria. Meglio lasciarla onde evitare confusioni (House indossò il camice correndo a perdifiato in sala operatoria, lasciando alla domestica di Wilson una pila di camicie da stirare).
  • Sè/Se stesso: Di solito l’accento viene messo sul se per far capire che parliamo di noi stessi e non usiamo la forma riflessiva se…allora; tuttavia se compare stesso è inutile sottolineare questa differenza, via l’accento e scriviamo semplicemente se (Quando rimane solo con se stesso si rende conto della profondità dell’animo umano. Poi si sveglia e va in bagno da sè, senza aiuti esterni).
  • Evacuare, Proficuo, ScuotereRiscuoterePromiscuoScuolaInnocuo: è scioccante ma sono tutte parole con la C. Quadro e soqquadro, invece, richiedono sempre la Q.
  • Famigliare o familiare: Deriva da familia (latino) per cui familiare (La morte del criceto nano è stato un grave lutto familiare di cui serberò il ricordo nei secoli).
  • Curricula o curriculum: Di solito curriculum indica il singolare, curricula il plurale. Tuttavia essendo curricula inascoltabile si preferisce usare curriculum anche al plurale per via della musicalità.
  • Sì o si: Sì è affermativo, negli altri casi va bene si (si sta facendo buio, si sta alterando notevolmente).
  • Desse/Dasse, Stesse/Stasse: A parte che Dasse e Stasse sembrano termini tedeschi, qui entriamo nel campo minato del congiuntivo, il nemico giurato di 60 milioni di italiani. Per evitare quindi gaffe pericolose Desse e Stesse, sono i congiuntivi corretti (Se sua nonna mi desse retta, se la suocera mi stesse a sentire qualche volta)
  • Celebre al superlativo: Diventa celeberrimo, non celebrissimo (Celeberrima figura di menta con il capo, dopo aver parlato della moglie cornuta ai colleghi)!
  • Obiettivo/Obbiettivo: Ultimo ma non ultimo il nostro principale dilemma.
    La differenza sta nel fatto che per obiettivo si intende una meta, un fine, uno scopo; raddoppiando la b intendiamo il meccanismo ottico della nostra macchina fotografica.
    Ma visto che l’italiano si sta semplificando e che il contesto è chiarificatore (l’obiettivo della mia vita è ben diverso da l’obiettivo della mia Nikon) scriviamo sempre obiettivo e tagliamo la testa al toro, è inutile complicarsi la vita.

Non sentitevi sminuiti o ignoranti se magari avete compiuto questi errori negli anni: questi refusi compaiono anche in molte tesine consegnate a docenti universitari, per cui non siete gli unici!

E voi? Conoscete stranezze linguistiche e volete segnalarcele? Scrivetele nei commenti e saranno integrate nelle prossime versioni di questo articolo, grazie!

Marco

I nomi utilizzati e le situazioni citate, per quanto incredibile, sono frutto della fantasia dell’autore e puramente casuali.


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