PASSERO
Il supersfruttamento è un meccanismo che riproduce se stesso, si accumula a valanga, se non si interrompe con un'azione (il pensiero non basta). Supersfruttando qualcuno, lo si umilia e lo si indebolisce, in modo che egli si presta sempre di più ad essere supersfruttato, piuttosto che ribellarsi. Il padrone o il capo sono i grandi maestri del supersfruttamento, aiutati dalle leggi economiche dell'azienda e dall'attaccamento del lavoratore ad esse. Il supersfruttatore è proteiforme. Usa due armi: la forza e il metodo defatigatorio. Con il lavoratore isolato il metodo defatigatorio consiste in atteggiamenti di comprensione, astuzia, violenza. Promettere e non mantenere, ripromettere e non mantenere. Il dipendente si culla nella speranza, la speranza continuamente delusa si cambia in rancore, in ira, alla fine in disperazione. La disperazione crea la rottura, la “rivoluzione” sul terreno pratico, lo stesso in cui il capo riporta le sue vittorie, e non sul terreno platonico, morale. Il supersfruttamento non nasce da un capriccio crudele: è costruito è imposto da tempi difficili, tempi di accumulazione del capitale e di crisi in cui lo sforzo deve essere pagato e uno lo paga più di un altro, godendo del cumulo delle cariche, correndo in perpetuo inseguimento di rivali e di records. Bisogna lavorare di più, assumere di meno, licenziare. Chi resta, lavora per due o per tre. Il capo eccita l'amor proprio del dipendente, mettendolo alla frusta come un puledro prezioso: quello ci crede e corre, corre come un cane dietro alla lepre di legno e vuole persino superare i suoi cani compagni. Sarebbe sbagliato credere che i supersfruttati vivano in una perpetua angoscia. La corsa li galvanizza, li estroverte e annulla nel lavoro, in una sorta di obliosa felicità. La sera, si ritrovano con le mosche in mano, quando è troppo tardi e il meccanismo è già scattato, ha già spremuto il succo. (Meditazione su: Supersfruttamento in “LA LINEA GOTICA” di Ottieri Ottiero).
PASSO DELLA FUTA – 10 AGOSTO 2007 (parte)
Cammino raccolto
nel cimitero
terribilmente immenso.
Da nemici viventi
nelle vostre tombe
vi considero fratelli.
Ma quanta umanità
trucidata inerme
atrocemente sofferente.
Ma quanto grano
olio e riso
gettati nel fango.
Ma quante opere
ridotte a macerie
sulla terra affogata dal sangue.
Dell'esercito possente
foste soldati
implacabili.
Implacabili destini
di morti
anche voi ammazzati.
-Renzo Mazzetti-
Vedi: COW-BOY (12 novembre 2015)