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Obsidian kingdom

Creato il 28 gennaio 2013 da The New Noise @TheNewNoiseIt

Obsidian Kingdom

O del come raggiungere risultati inaspettati contando solo sulle proprie forze. Sebbene appaia di enorme aiuto l’avere dalla propria un disco sbalorditivo come Mantiis e una visione tanto coraggiosa quanto a fuoco dell’attuale situazione discografica mondiale. In poche parole, degli Obsidian Kingdom e del loro particolarissimo mondo.

Vi va di presentare gli Obsidian Kingdom ai nostri lettori? Come vi siete incontrati e come è nata l’idea di dar vita ad un progetto così originale?

Credo che la band sia nata come molte altre: un gruppo di ragazzini appassionati di musica che si incontra e decide che vuole partecipare alla sola tradizione che ama realmente, il comporre musica.

Da amanti della musica, volevamo davvero prendere parte alla tradizione senza tempo del crearla. Come individui emotivi ed espressivi, eravamo impegnati a condividere le nostre sensazioni, pensieri e Weltanschauung con ogni mezzo a nostra disposizione. Questo è il motivo per cui Obsiadian Kingdom non è semplicemente una band.

Mantiis è il vostro nuovo album, ma avete già realizzato due ep (Matter nel 2007 e 3:11 nel 2010). Quali sono secondo voi le principali differenze e, soprattutto, riuscite a individuare una linea evolutiva paragonando le tre uscite?

Alcune cose sono rimaste uguali, come l’urgenza di creare musica vigorosa, il gusto per le cose complesse e segrete, le atmosfere tetre e i passaggi violenti o la tendenza a focalizzarci sugli aspetti più oscuri dell’animo umano. Ma, a parte queste cose, è un mondo completamente differente.

Per iniziare, non parliamo più di cose astratte o luoghi comuni. Per canalizzare l’energia hai bisogno di avere qualcosa dentro di te, devi soffrire. Abbiamo dovuto compiere un lungo percorso per comprendere come farlo, sia a livello di scrittura sia di interpretazione. Per quanto concerne lo scrivere, siamo ora più maturi come musicisti e conosciamo meglio i nostri strumenti e le nostre capacità. Quindi, abbiamo iniziato a capire cosa funziona all’interno di una canzone e cosa non funziona, a dispetto di quanto possa sembrare ad un primo approccio. In più, non creiamo musica con il semplice mettere insieme dei riff senza porre attenzione alla struttura o al colore generale, come invece facevamo in passato. La pratica porta alla perfezione.

Avete deciso di mettere Mantiis in free-download sul vostro Bandcamp e avete creato un packaging speciale per la versione fisica. Credo sia un ottimo modo per aumentare il numero di persone che ascolterà la vostra musica (e probabilmente ordinerà il cd). Cosa pensate delle label che continuano ad osteggiare il download libero?

Credo che non siano contenti di lasciar andare il proprio profitto, il che è ovvio, anche se ciò magari porterebbe benefici alla band. In realtà, le etichette discografiche sopravvissute probabilmente non lo devono all’aver tenuto le proprie uscite lontane dal circuito del free download, altrimenti non sarebbero comunque sopravvissute a causa della pirateria.

Sia come sia, la nostra preoccupazione è l’interesse della band: cosa le porta maggiore attenzione, l’appoggio di una label rinomata o un’esposizione maggiore? La maggior parte delle etichette discografiche non vogliono investire nei talenti emergenti perché comporta un maggiore rischio finanziario. Per cui, preferiscono investire i propri soldi in valori consolidati che aumentino i loro profitti. Quante band hanno avuto fiducia in label che le promuovessero e le diffondessero presso i potenziali ascoltatori e, al contrario, sono finite a prendere polvere su qualche scaffale, incatenate da un contratto draconiano? Personalmente, ne conosciamo diverse.

La decisione di non lavorare con un’etichetta è stata il frutto di varie circostanze o, piuttosto, una decisione presa sin dall’inizio?

È stata una decisione del tutto consapevole. Siamo giunti alla conclusione che, dopo più di sette anni di attività nella scena musicale, conosciamo l’industria discografica abbastanza bene da non avere bisogno di alcun borghesuccio (lett. middle-man) per assicurare alla nostra musica la pubblicazione, la distribuzione o la promozione. Curiamo tutte queste cose dall’interno della band e abbiamo il nostro negozio online che distribuisce i nostri cd in tutto il mondo. Ciò implica un lavoro gigantesco, ma significa anche che abbiamo il controllo completo sulla nostra musica, sulla qualità, il prezzo delle nostre edizioni e dei nostri prodotti, nonché sul modo in cui comunicare con la nostra audience. I nostri ascoltatori, del resto, hanno già capito il nostro obbiettivo e fanno in modo che il progetto funzioni alla grande. Per ora, tutto bene.

Vi va di presentare gli artisti che hanno contribuito all’artwork? Mi riferisco, ovviamente, a Ritxi Ostáriz e Elena Gallen. Come avete lavorato alle grafiche dell’album?

Ritxi e Elena sono due dei migliori designer con cui collaborare di questi tempi, non solo per la qualità del loro lavoro, ma anche perché sono dei professionisti. Il loro amore per l’attuale minimalismo con un che di oscuro si sposa perfettamente alla nostra musica. Abbiamo già lavorato con Ritxi per 3:11, dunque avevamo già un grosso feeling sin dall’inizio. È stato lui a presentarci Elena, con la quale voleva collaborare già da un po’.

Quando lavoriamo con artisti del calibro di Ritxi e Elena, lo facciamo perché ci fidiamo del loro gusto personale e dei loro criteri, per cui preferiamo dar loro carta bianca, in modo che aggiungano le loro idee al disco. Comunque, abbiamo dato loro un contesto in cui muoversi, affinché le creazioni fossero coerenti con la nostra. Mai, però, in una forma restrittiva, quanto sotto forma di suggerimenti e raccomandazioni. Inutile dire che abbiamo seguito l’intero progetto con cura enorme e che abbiamo avuto l’ultima parola sulle grafiche. Il risultato di Mantiis è magnifico e questo è il minimo che ci si possa aspettare da entrambi.

Avete scelto di utilizzare un’unica composizione divisa in differenti tracce. Come avete scritto sul vostro Bandcamp: una sorta di rock-opera. C’è un concept o una trama che avete tenuto a mente durante la creazione dell’album e delle lyrics?

Sì, esistono entrambi, ma non saranno rivelati qui e non sono neanche essenziali per comprendere l’album. Comunque, se qualcuno fosse interessato nell’approfondire, abbiamo sparso molti indizi nella grafica, nella promozione e, ovviamente nella musica e nei testi.

Mantiis rappresenta un viaggio di sola andata dove ragazze e insetti danzano al suono di una musica misteriosa. È un’opera rock post-moderna con una struttura non-narrativa, i cui temi principali sono il sesso e la morte. È una finzione attraverso cui siamo riuscii ad esprimere alcune emozioni molto buie, divisa in quattordici tracce per renderne più semplice l’assimilazione.

Obsidian Kingdom

La vostra musica è il risultato di molti linguaggi e risorse differenti, che interagiscono per creare un paesaggio sonoro unico ed originale. Qual è il vostro background come band e come singoli ascoltatori?

Siamo tutti avidi consumatori di cultura e le nostre influenze sono troppo vaste per essere riassunte qui. Ma non ha senso parlare del nostro background culturale, perché l’arte è intesa per portare un po’ di luce sul senso della vita e questo è il luogo da cui dovrebbe essere attinta la maggior parte dell’ispirazione. Le nostre speranze, paure, esperienze, traumi e sogni sono il miglior foraggio per le nostre canzoni. Ovvio che vadano filtrate attraverso il nostro comune sentire estetico prima di venire presentate agli ascoltatori.

Comunque, per quanto complessa o profonda la nostra spiegazione possa apparire, alla fine tutto è sesso e morte.

Sulla vostra pagina menzionate una lunga lista di personaggi, da compositori classici a filosofi, da registi a pittori. In quale modo credete che entrino nella vostra musica?

Così come hanno influenzato il nostro modo di percepire la realtà, allo stesso modo hanno influenzato la nostra musica. Perché essa non è altro che il riflesso di come recepiamo il mondo intorno a noi.

Dobbiamo ammettere che potremmo avere imparato un paio di trucchi da alcuni di loro.

Ho scoperto la vostra musica grazie ad un amico che mi ha segnalato il vostro Bandcamp e ho fatto lo stesso con altri amici, a dimostrare come un buon passaparola possa rappresentare la migliore promozione per una band. Credete che internet stia aiutando la musica indipendente nella sua guerra contro le major e la musica commerciale?

Assolutamente, internet è la chiave per comprendere come il mercato musicale funziona oggi e, se usato in modo appropriato, può fornire ad una band tutti i servizi per cui un tempo erano indispensabili terze parti: promozione e distribuzione mondiale, accesso diretto ai fan, media e promoter in tutto il mondo, programmazione dei concerti, networking e comunicazione, studi di mercato e molto altro ancora.

Mantiis è stato registrato e prodotto in Spagna, masterizzato in Svezia e venduto ovunque, dall’Europa all’Australia, compreso Nord e Sud America e Asia, senza esserci mossi dalla nostra scrivania per farlo o, comunque, senza esserci allontanati troppo.

Che tipo di feedback avete ricevuto finora? Credete che il pubblico sia pronto per una musica così complessa e aperta?

Dovremmo dirti di sì, specialmente se consideriamo che Mantiis ha già raggiunto i tremila download in due mesi, il che supera ogni nostra aspettativa. Inoltre, la risposta da ascoltatori e stampa musicale è stata finora incredibile: l’album sta ottenendo una media di nove su dieci in più di quaranta recensioni finora pubblicate in tutto il mondo. Abbiamo ottenuto una posizione alta in molte playlist del 2012, tra giganti quali Neurosis, Ihsahn, High On Fire e AmenRa. Non potevamo chiedere di meglio.

In passato, i media erano soliti considerare il black metal come un genere autoreferenziale e di mentalità ristretta, come un qualcosa di non destinato ad evolversi o a cambiare le proprie regole. Ci aiutate, allora, a capire perché oggi questa scena fornisce la base e il background per alcune delle band e degli album più innovativi e interessanti in giro?

Dal nostro punto di vista, il motivo per cui il black metal è sopravvissuto alla sua stessa morte è perché, anche se le cause per cui era stato creato sono divenute obsolete o troppo sfruttate (sentimenti anti-religiosi, rabbia giovanile, ritorno della teatralità nella musica, indipendenza dai media mainstream a causa o attraverso un suono lo-fi, utilizzo di uno stile auto-identificativo per raggiungere uno status sociale…), il suo linguaggio e i suoi mezzi sono sempre efficaci, sebbene dopo aver attraversato alcune modifiche sostanziali.

Cosa è rimasto del black metal nel post-black metal? Atmosfere oscure, intensità emotiva, espressività aggressiva, attenzione per gli aspetti più bui dell’animo umano, la musica come forma di spiritualità contemporanea, un salutare scetticismo verso sfoggi di tecnica inutili e, forse, qualche blast-beat e qualche grido ogni tanto. Questi aspetti hanno resistito al passare del tempo e sono ancora usati dagli artisti intelligenti che sanno distinguere la sostanza dalla forma.

Siete originari di Barcellona, potete aiutarci a scoprire qualcosa sulla vostra scena locale e sull’attuale situazione nel vostro paese per quanto concerne la cultura e la musica nello specifico?

Barcellona è una città grande e cosmopolita per quanto riguarda l’innovazione e la sperimentazione musicale. Alcuni festival di grido sono nati a Barcellona, ad esempio il Sónar o il Primavera Sound, a certificarne lo stato di salute. I trend dominanti al momento sono la musica elettronica, l’indie-pop e il post-rock/metal. Comunque, non credo che questa condizione ideale si possa estendere a tutta la Spagna, a parte Madrid e Bilbao. In queste tre città c’è una moltitudine di artisti, band, locali e ascoltatori. Quindi, indipendentemente da ciò che è possibile ascoltare, abbiamo un ambiente molto costruttivo per quanto riguarda la creazione di nuova musica.

… A parte, ovviamente, i politici corrotti che rendono tutto molto dispendioso dal punto di vista economico, ma non credo siamo gli unici ad avere un simile problema.

Cosa mi dite dei vostri concerti, esiste anche una parte visuale/coreografica o preferite che l’attenzione dell’audience sia focalizzata sulla vostra musica?

I nostri show sono pensati per aumentare e amplificare le emozioni che scorrono all’interno della nostra musica, provocando un’immediata risposta di nervi nel pubblico. Aiutati da proiezioni video, giochi di luci speciali – oltre alla complessità dell’interpretazione di musica e testi – ampliano le parole della band e le portano ad ulteriori livelli di lettura.

C’è qualche possibilità di vedervi dal vivo in Italia nei prossimi mesi?

Lo speriamo davvero. Ci sono possibilità di fare un tour europeo quest’anno, magari anche più di uno e non ci piacerebbe rinunciare alla possibilità di incontrare il nostro pubblico italiano. Sappiamo che c’è un’ottima scena musicale in Italia e vogliamo essere presenti.

Grazie mille per questa chiacchierata, vi lascio la possibilità di aggiungere ciò che volete e di lasciare I vostri contatti ai nostri lettori.

Grazie mille per avere trovato il tempo per imbarcarvi nel nostro strambo viaggio musicale e grazie anche per questa intervista interessante e approfondita. I nostri più sinceri saluti ai lettori di The New Noise e ricordatevi che Mantiis è disponibile in free-download su: bandcamp.obsidiankingdom.com

Ricordatevi sempre di non prendere caramelle dagli sconosciuti.

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