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Occhi

Creato il 04 marzo 2011 da Pioggiadinote

Occhi

Occhi. Strumenti di interpretazione.

Occhi che vedono, come quelli raccontati da José Saramago dell’unica donna, unico essere umano scampato all’epidemia di cecità, che teme di perdere la sua condizione privilegiata, ma allo stesso tempo vorrebbe non vedere la degradazione che la cecità di massa ha provocato intorno a lei.

Occhi

Occhi che non vedono, come quelli della danzatrice non vedente che in Tristi tropici di Virgilio Sieni è entrata da una porta, ha attraversato nel silenzio la platea e, raggiunto il palcoscenico, ha eseguito movimenti danzati in uno spazio che fisicamente non vedeva. Uno spazio percepito, disegnato e poi percorso mentalmente in una regione diversa da quella oculare.

Gli occhi che non comunicano son rari. Persino gli occhi di chi non vede comunicano, solo che noi vedenti di solito non li sappiamo leggere.

 

Occhi

 

Occhi che parlano. E’ luogo comune e pur vero che svelino l’anima e quello che essa contiene. Ma non solo. Talvolta in un attimo solo, fugace (quello che vorremmo fissare per sempre, in senso letterale e figurato) si tramutano in una sorta di vibrante fiume, ci pare persino di scorgere quelle piccole ondulazioni che li increspano, che illuminano l’iride, specialmente se son chiari, sì. Quelle ondulazioni sono messaggere di un senso comprensibile, non pronunciabile a voce in quel momento, o in nessun altro momento forse. L’immagine di quelle iridi rimane a noi cara, restiamo a fissarla ancora a lungo nel ricordo, perché la lingua parlata dagli occhi è una lingua dolce, più dolce e memorabile di un timbro di voce anche perfettamente modulato.

 

 

Occhi

 

J. Saramago, Cecità

Virgilio Sieni, Tristi tropici. Big Bang theater, Teatro Palladium Roma, 26 febbraio

 

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