Quando dei ragazzini si incontrano cinquanta anni dopo, l'atmosfera è rarefatta. Forzatamente non riesci a distaccarti da pensieri e da ricordi di allora in un continuo flashback di momenti, di episodi apparentemente dimenticati che tornano lì, vividi come piccoli quadri a tinte pastello. Il ricordo è il piacere dei ragazzi di una volta, un piacere a cui puoi non rinunciare senza senso di colpa, tanto poi non devi controllare il colesterolo o aver timore di avere il fiatone. E' lo stato sereno di questa età, felice per chi se la sa, o meglio è, in condizione di goderla. Ieri, attorno ad un tavolo delizioso, che una padrona di casa aveva preparato amorevolmente con i colori ed i profuni della primavera eravamo sette di quei ragazzini depassé, a raccontare di cose, a scoprirci l'un l'altro con cosa ci era successo in quel mezzo secolo di intermezzo. In genere le ragazze son sempre più timorose di questi incontri, ma poi basta poco e anche loro si lasciano andare alla corrente che infine non è mai troppo impetuosa, come si conviene.
Che piacere ritrovare in tutti quella leggera ironia che fa trasparire in fondo vite condotte in una direzione corretta, che hanno saputo accettare e superare le eventuali e naturali difficoltà, navigando in mari che allora non potevamo conoscere e che ipotizzavamo soltanto senza conoscerne i pericoli, le procelle tempestose di cui ogni mare è compagno e nel contempo le isole meravigliose da vedere e conoscere. Si sta bene insieme, comunque, anche se, per carità l'atmosfera alessandrina generata dal bagnetto verde con le ovette di quaglia, i peperoni e acciughe, la classica insalata russa, i tradizionali rabaton, la tasca piemontese ed asparagi e un vascone di gelato di Cercenà aiutano, oh se aiutano! L'aria è tornata frizzantina sotto il sole vero di primavera sulle colline di Valle. Se ti giri verso il crinale o intravedi solo tra le cime degli alberi la sagoma controluce della chiesa, ti pare ancora di sentire il sapore del 1960, quando avevi gli occhi soltanto pieni di sogni.
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