Un esempio d’eccellenza in queste attività è il Tilganga Institute of Opthalmology di Kathmandu, ospedale comunitario, finanziato da una fondazione australiana; come quello di Dhulikel (in questo caso finanziato da austriaci), altrettanto dinamico, con cui lavorammo a Kavre. Nel Tilganga si opera ad alto livello, si studiano casi, si propongono soluzioni ed è un eccellenza (riconosciuta anche a livello internazionale) in un paese difficile come il Nepal.
Nel 2011, il Tilganga Institute visitò oltre 4.800 persone sopra i 40’ anni di Bakthapur e potè così svilupare un protocollo, fino ad ora inesistente, per identificare il galucoma. Nel 2009 fu identificata e curata una forma rara d congiuntivite che colpiva i bambini (Seasonal Hyperacute Panuveitis-SHAPU) che può portare alla cecità. Sono 20 anni che l’ospedale opera grazie al contributo della Fred Hollows Foundation e, in questi, giorni si celebra la ricorrenza con una mostra fotografica: “Nepal and Australia: Twenty Years of Restoring Sight”(da cui è tratta la foto). L’unica nota stonata segnalata dal Dr. Sanduk Ruit (fondatore) è l’assenza di fotografi nepalesi nella mostra. “Non sono tanto portati a investire tempo e fatica per muoversi nelle aree remote dove noi facciamo i campi”dice, come tanti burocrati della cooperazione, aggiungo io.
Questa storia solleva un discorso con il caro Giorgio, arrivato da Genova con un pò di materiale. Anche lì c’era un eccellenza il l’istituto Giannina Gaslini (mi ricorda, però, che il fondatore Gerolamo Gaslini era un noto evasore fiscale) ma ora, malgrado l’impegno del personale, questa eccellenza italiana rischia di spegnersi. Mi riferisce, per esempio, che per avere una visita oculistica un bambino deve aspettare 20 mesi. (qui). Fatto che stride un po’ con la storia di successo del Tilganga, e di un paese disastrato come il Nepal. Ma anche il Gaslini ha i suoi disastri, come l’intero paese che lo ospita; l’inefficienza di chi lo amministra cioè del Consiglio d’Amministrazione formato dai soliti amici di amici, molti senza competenze né impegno.
Gente che, malgrado età e montagne di cariche (da cui spesso sono assenti) non hanno il coraggio di auto-rottamarsi non tanto per questioni anagrafiche ma per la scarsezza dei risultati che portano e l’uso inefficiente di risorse di tutti. Il CDA s’è pure beccato un rimbrotto dall’assessore regionale alla sanità: “farebbero bene a mettersi a lavorare per risparmiare; a tutte le aziende sanitarie abbiamo chiesto di stare dentro le cifre da noi stabilite, sono stati gli unici a non raggiungere gli obiettivi, ad aumentare i dipendenti invece che ridurli“.
Nel CDA ci troviamo un po’ di Curia, Opus Dei, PD (Burlando) come segnala quest’articolo (qui) cià citato nel blog. Gente con tanti incarichi (a volte regalati) e impegni che non riesce a stare dietro a tutto. Vediamo: il presidente vincenzo lorenzelli (qui) è anche consigliere comunale con 83 presenze su 500 sedute; il consigliere amedeo amato è stato segnalato per assenteismo all’università (qui); il consigliere raffaele bozzano (lobby italbroker-scandalo ENAV fra l’altro,e il resto nei docs) “sprovvisto dei requisiti di legge e della professionalità specifica in campo medico-scientifico” (rièporta un interpellanza regionale) rientra fra gli amici del presidente della regione burlando e siede in Italbroker con fernanda contri; donato bruccoleri è un farmacista (almeno qualcosa c’entra) ma anche parente di salvatore cuffaro (regione sicilia) e, quindi, in quota UDC (troviamo qui); deferrari fa il rettore e la sua storia la si legge nell’articolo citato (qui); renata canini è una dirigente delle ASL con qualche critica (qui).
Insomma tutti dentro, collegati, spinti dal sistema che ha governato malamente la città, i teatri, il porto, le municipalizzate e, anche, la sanità. Sempre la stessa gente legata da interessi comuni, stravecchia, come età e\o come frequentazioni dei centri di potere ed affari genovesi, che ruotano intorno ai preti e alla politica (scajola, burlando) e alla Fondazione Carige (esempio di spartizione bi-partizan) che eroga 32 miliardi di libere donazioni. Come tutti i vecchietti ogni tanto litigano fra loro, ma non per una partita di cirulla e, intanto, i soldi finiscono.
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