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Occhio non vede, cuore non duole

Creato il 15 aprile 2011 da Salvom1983
Occhio non vede, cuore non duoleLa colpa sta nel dare pubblico scandalo; e peccare in silenzio non è peccare.
Molière

Non è vero che il governo non ha progettualità sulle questioni vitali. Basta mettersi d'accordo su quali siano le questioni vitali. Chi pensa alla precarietà del sistema del lavoro, all'economia a rotoli o al rinnovamento delle fonti di approvvigionamento energetico dimostra di non aver capito niente. La priorità dell'Italia è la salvaguardia giuridica di Silvio Berlusconi. Con il disegno di legge sulla prescrizione breve si sta per mettere una bella croce sopra i processi Mills, diritti TV Mediaset e Mediatrade (al processo Ruby e all'eventuale procedimento per l'indagine di Trani si penserà poi). Come recitava un vecchio spot di un dentifricio, prevenire è meglio che curare. Occorre dunque evitare che le magagne che quotidianamente vengono operate da Berlusconi e dalla cricca di loschi figuri che gli ruotano attorno vengano svelate e causino ulteriori grane. Ed ecco perché ci si dà un gran da fare per portare a casa la legge-bavaglio sulle intercettazioni. L'obiettivo è quello di ostacolare in tutti i modi l'azione di controllo della giustizia, impedendo l'utilizzo dello strumento più potente di indagine a disposizione delle procure. La maggior parte degli scandali scoppiati negli ultimi anni è venuta a galla, infatti, proprio grazie alle intercettazioni delle conversazioni di individui considerati sensibili nell'ambito di indagini in corso. Se, grazie alla legge, insieme a Berlusconi e i suoi soci dovessero risultare intoccabili migliaia di altri criminali, amen.
Se un tale provvedimento dovesse vedere la luce, le conseguenze potrebbero essere ancora più disastrose di quelle già pesantissime della legge sulla prescrizione breve. Mi chiedo se ancora una volta si assisterà supini all'ennesima pugnalata inferta alla giustizia. Si badi bene, non mi riferisco alla giustizia intesa come potere giudiziario, ma al principio morale della difesa del bene comune, pilastro della civile convivenza.
Alla fine la domanda è sempre la stessa: di fronte a questo scempio, chi può avere interesse a votare per Berlusconi? Le dichiarazioni dei suoi galoppini fanno continuo riferimento al consenso popolare espresso dalle urne. Ciò è sicuramente uno spiacevole dato di fatto, ma non credo che sia il motivo principale alla base del successo politico del Caimano. I benefici promessi da Berlusconi, sempre gli stessi ad ogni campagna elettorale, per altro, non si sono mai materializzati nella vita quotidiana dei devoti elettori. È singolare anche una tale longevità politica di una figura alla testa delle istituzioni da tantissimi anni. In qualità di capo del governo o dell'opposizione, Berlusconi è sulla scena da 17 anni. In un paese come l'Italia, per di più, stupisce l'assenza di un rinnovamento interno all'area politica per definizione vicina al mondo industriale e finanziario, guidato dalle lobby che sistematicamente forniscono e fanno mancare il sostegno ai referenti politici fidati. In realtà Berlusconi è riuscito a garantire una continuità, forse addirittura un'evoluzione, del sistema corruttivo pericolosamente minato da Tangentopoli. Il Gattopardo di Arcore ha cavalcato il risentimento popolare verso una classe politica, quella della Prima Repubblica, ormai scopertamente compromessa a causa degli affari sporchi venuti a galla, per ricostruire attorno a lui un sistema analogo. Il suo capolavoro è stata la conversione delle stesse folle inferocite nei più convinti sostenitori della tesi della persecuzione giudiziaria. Lo strumento decisivo, che mancava al suo amico Craxi, è il gigantesco conflitto di interessi colpevolmente sottovalutato o, peggio, barattato dalla sinistra.
Se è vero che la maggioranza ha potenzialmente i numeri per aggiungere l'ennesima porcheria al già lungo elenco, la necessità più grande, in questo momento, è quella di un'opposizione finalmente coesa, intransigente e, soprattutto, in grado di garantire un alternativa di governo e un futuro al paese nel post-berlusconismo. La speranza è l'ultima a morire.

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