Posted 6 febbraio 2014 in Occidenti with 0 Comments
di Matteo Zola
Ed ecco che l’Onu chiama sul banco degli imputati nientemeno che la Chiesa Cattolica. Il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti del fanciullo ha rilasciato un comunicato nel quale accusa apertamente la Santa Sede di aver protetto i preti accusati di pedofilia, anche quelli rei confessi, e di non aver fatto nulla per evitare che tali crimini venissero reiterati. Un’accusa pesante che non nasce dal nulla. Le numerose evidenze emerse in questi anni in Europa e negli Stati Uniti hanno spinto l’Onu a svolgere un’indagine durante la quale sono stati ascoltati, in qualità di persone informate dei fatti, anche alti prelati e principi della Chiesa i quali, però, si sono mostrati reticenti a collaborare. Più volte invitati a comparire a Ginevra, presso la sede delle Nazioni Unite, i porporati hanno mostrato “reticenze e omertà”.
L’Onu chiede dunque alla Chiesa Cattolica che smetta di “nascondere i criminali” affidandoli alla giustizia ordinaria dei paesi dove hanno compiuto eventuali reati. E chiede alla Santa Sede di aprire i suoi archivi in merito agli abusi sessuali compiuti dal clero e di condividerli con le Nazioni Unite in modo da rendere finalmente noto il numero di vittime. Le Nazioni Unite, infine, biasimano il Vaticano per non avere fatto nulla per contrastare il fenomeno. Anzi, “la pratica di spostare in altra sede i preti pedofili ha esposto al pericolo un numero crescente di bambini”, si legge nel rapporto.
Qualche numero
Andreas L., prete cattolico bavarese, nel 2012 ha ammesso di aver compiuto almeno 280 abusi sessuali nei soli ultimi dieci anni di “carriera”. Il vescovo di Bruges, Roger Vangheluwe, ha lasciato il suo incarico nel 2010 confessando di aver abusato di un bambino per quattro anni consecutivi. Nel 2010 la Chiesa Cattolica italiana ha ammesso cento casi di abusi sessuali compiuti negli ultimi dieci anni da membri del clero. Nel 2009 è emerso come in Irlanda la pratica degli abusi sessuali su minori da parte di membri della Chiesa sia “endemica”. Sono questi alcuni dei casi citati dal report dell’Onu per i quali ancora manca una verità giudiziaria. La Chiesa ha rifiutato, fin qui, di consegnare i colpevoli alla giustizia secolare anche se, a fronte di tali enormi accuse, solo un processo trasparente, compiuto in sede civile e pubblica, potrebbe ridare credibilità all’istituzione religiosa facendo chiarezza nei casi più dubbi.
Le case Magdalene
Nel report l’Onu accusa il Vaticano di non aver fatto nulla per evitare i trattamenti “degradanti e schiavili” che hanno avuto luogo nelle cosiddette Case Magdalene, istituti femminili che accoglievano ragazze madri, ritenute “immorali” a causa della loro condotta sessuale. Gestite da suore cattoliche, e molto diffuse in Irlanda, erano delle vere e proprie prigioni in cui le ragazze erano costrette a rimanere contro la loro volontà. In taluni casi i “figli del peccato” venivano affidati (o venduti) a coppie benestanti in Europa e Nord America. Secondo le Nazioni Unite “il Vaticano ha mancato di fare giustizia delle condizioni di schiavitù, dei trattamenti degradanti, delle violenze sessuali che si sono compiute in quegli istituti dal 1922 al 1996″.
La responsabilità morale e politica
Le Nazioni Unite, insomma, accusano le alte gerarchie di aver sempre saputo la verità, ma di averla nascosta oppure, quando davvero all’oscuro, di non aver sorvegliato abbastanza, e di non aver punito quando a conoscenza del reato.
Poteva davvero la Santa Sede essere all’oscuro di tutto? Sembra difficile, ma anche in quel caso essa ha mancato – secondo l’Onu – nel fare giustizia. Giustizia e verità, insomma, sono venute meno. La responsabilità non è dunque solo dei singoli colpevoli ma di tutta la gerarchia vaticana. Una responsabilità morale e politica. E un’istituzione politica, quale è il Vaticano, che copre abusi sessuali a danni di minori compie un crimine. Ma si tratta di un crimine perseguibile dal diritto internazionale? Il coinvolgimento delle Nazioni Unite sembra portare la vicenda dei “preti-pedofili” proprio su questo terreno.
Tuttavia le Nazioni Unite non hanno il diritto dalla loro parte. il Vaticano è uno Stato autonomo, che opera presso le Nazioni Unite con lo status di osservatore permanente non membro. In questa veste può partecipare attivamente ai lavori dell’Onu ma viceversa l’Onu non può alzare la voce con uno Stato non membro. Il Vaticano può dunque fare quello vuole, anche rifiutarsi di collaborare. Le richieste delle Nazioni Unite, e le domande di tante vittime, resteranno inascoltate?
Le pulci da (non) fare
Il report accusa il Vaticano anche per le sue dottrine nei riguardi di omosessualità, contraccezione e aborto. Chi scrive trova assolutamente pernicioso il messaggio del Vaticano in queste materie. Ma sono esse criticabili da un organismo internazionale? Può una dottrina religiosa (o una sua parte) essere giudicata nell’ambito dei “diritti umani”? E’ un argomento che si presta a molte interpretazioni e opinioni. Il Vaticano ha rispedito queste accuse al mittente dicendo che si tratta di “un’inaccettabile interferenza “ su argomenti “non negoziabili”. Verrebbe da dire: chi di interferenza ferisce…
Il Vaticano rivendica il diritto di “pensarla come vuole” in merito ad omosessualità e aborto. E riguardo alle accuse di aver coperto la pedofilia dice: “leggeremo con attenzione il report, tuttavia l’Onu dimentica che Papa Francesco ha istituito, nel dicembre scorso, una commissione per indagare sugli abusi sessuali commessi da membri del clero”. Il nuovo pontefice ha giocato d’anticipo. Molti vedono in lui l’uomo in grado di fare piazza pulita, è forse questa un’occasione da non perdere.
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