David Carr, dalle sue celebri colonne dedicate al mondo dei media del «New York Times», tratteggia gli effetti della crisi del mondo editoriale per i giornalisti d’oltreoceano, dipingendo una situazione che pare molto simile a quella della finanza e delle banche.
Perdita di posti di lavoro e, per chi resta, condizioni sempre più difficili di precarietà basata su ritmi lavorativi crescenti e compensi calanti sono la norma alla quale fanno invece da contraltare bonus stellari per i manager che hanno, sostiene Carr, generato questa situazione.
Dal parallello ne nasce la provocatoria proposta di adottare le stesse modalità del movimento partito da Occupy Wall Street occupando le redazioni per essere ascoltati.
E’ la misura estrema della drammaticità del dilemma del prigioniero.