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Occupy Wall Street a New York

Creato il 02 aprile 2012 da Witzbalinka

A solo qualche ora dalla conferma della morte di Whitney Houston da parte dei mezzi d’informazione e delle reti sociali, la casa discografica Sony, che gestisce la sua musica e stava preparando il nuovo lancio della cantante, ha alzato notevolmente il prezzo degli mp3 dell’artista. E così la Sony ci ha mostrato ancora una volta la maschera usata dall’industria musicale nordamericana per continuare a lucrare sui propri artisti senza il minimo scrupolo. Piuttosto allarmante. 

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Molte voci si sono sollevate immediatamente su Facebook and Twitter. L’industria musicale ha così rivelato le sue intenzioni finali su ogni musicista: consumarlo e sfruttarlo fino alla fine, incluso approfittando della sua morte. Il fenomeno non è neanche così nuovo. Bisognerebbe riflettere sullo stesso fenomeno avvenuto con la morte di Amy Winehouse o di Michael Jackson. La stella intrappolata nella rete del pop si consuma fino a smettere di brillare.

La morte di Whitney Houston arriva in un momento estremamente conflittuale sia per le reti sociali che per gli artisti che partecipano ad esse. Leggi come la SOPA e l’ACTA vogliono controllare il flusso di informazione in rete, con il pretesto di proteggere i diritti d’autore sia negli Stati Uniti che in Europa. Tali leggi non rappresentano altro che lo sforzo dei governi repressivi per mantenere sotto controllo i cybernauti sostenendo che le reti sociali sono pericolose per il sistema. Oggigiorno se sei utente di Twitter o di Facebook hai la possibilità di inviare, re-inviare e segnalare informazione in tempo reale in tutte le parti del mondo, con testi, immagini, questioni, critiche, alzando la voce, e puoi unirti a molteplici cause.

Il movimento Occupy Wall Street in questo modo è riuscito a riunire migliaia di persone, e continua a farlo dai suoi account di Facebook e Twitter. Molti movimenti politici in Europa utilizzano già questi mezzi per informarsi e aggiornarsi sugli avvenimenti internazionali e, soprattutto, su quelli locali. Bisogna ricordare che il tema dell’uso delle reti sociali è esploso in Medio Oriente con le prime manifestazioni della Rivoluzione Egiziana, e il sintomo è stato contagiato anche grazie all’attivismo online.

È importante considerare anche che proibire la possibilità di condividere archivi via Megaupload, Rapidshare, Mediafire o con qualsiasi altro server significa bloccare il passaggio di informazioni che va molto più in là del mero scambio di musica, e che contribuisce ad attivare politicamente soggetti di tutto il mondo. Nonostante ciò, e nonostante tutti gli sforzi fatti dalle grandi imprese che dirigono i governi per fermare il flusso di informazioni, questa nuova forma di fare politica è ormai inarrestabile. Ogni nuova restrizione genererà nuove tecnologie e nuovi sforzi per far sì che l’ondata di cambiamento e di presa di coscienza generale continui ad avanzare. Segui Occupy Wall Street quì: http://occupywallst.org/

 


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