E’ un libro fatto di tre storie che partono separate e poi si incrociano in una poesia mozzafiato. Una prosa profonda, fatta di parole selezionate con cura. Un flusso di coscienza a volte difficile da seguire, ma non per questo meno struggente.
Nel cerchio imperfetto del suo universo ottico la perfezione di quelmoto oscillatorio formulava promesse che l’irripetibile unicità di ogni singola onda condannava a non esser mantenute.
Oceano Mare in briciole
Luoghi in cui si svolge la storia:
Locanda Almayer
Oceano
Protagonisti:
Oceano
Elisewin
Plasson il pittore
Professor Bartleboom
Madame Deveria’
Collateriali (ma essenziali) alla storia:
Padre Pluche
Savigny
Chi fa cosa e quando:
Elisewin e’ una ragazza vittima dell’ansia e dell’agorafobia. Viene mandata alla Locanda Almeyer da suo padre, nella speranza che la vastita’ del mare l’aiuti a superare la paura del mondo esterno da lei sviluppata durante l’infanzia. In questa sua ricerca l’accompagna Padre Pluche.
Il pittore Plasson passa le sue giornate in riva al mare cercando di coglierne il significato. Da questa analisi ininterrotta ne derivano centinaia di dipinti, tutti realizzati usando l’acqua del mare, che spesso non sono che tele vuote, o i contorni della sua mano, o macchie volte a simboleggiare vele all’orizzonte, onde, nuvole.
Cio’ che Plasson tenta di ottenere con quelle tele, senza tuttavia mai riuscirvi, e’ cogliere il significato del mare e rappresentarne la
maestosita’.
Il Professor Bartleboom soggiorna alla Locanda in attesa e nella speranza di completare la sua enciclopedia sulla fine del mare. Nel mentre, scrive lettere d’amore ad una donna che ipoteticamente incontrera’ nel suo futuro, alla quale donera’ quelle lettere dichiarando di averle scritte nella certezza che un giorno si sarebbero conosciuti, perche’ lui la stava aspettando.
Bartleboom stringera’ col brusco Plasson un’amicizia che durera’ fino al giorno della morte di Plasson. Sara’ Bartleboom a vendere i dipinti di Plasson, molti dei quali finiranno in una galleria d’arte.
Madame Deveria’ finisce alla Locanda Almayer in seguito alla sua fuga dal suo passato e dall’amore impossibile per il suo amante.
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Per quanto io abbia provato ad abbandonarmi alla magia della poesia linguistica e alle immagini suggestive che sbocciavano sulla carta una pagina dopo l’altra, giunta alla fine del testo non sono riuscita a coglierne il senso. Il linguaggio evocativo si e’ trasformato presto in uno sfoggio continuo delle (indubbie) abilita’ scrittorie dell’autore, fino a rendere lo scopo della prosa del tutto incomprensibile,
inafferrabile. Il flusso di pensieri a cui l’autore si e’ abbandonato ha reso difficoltoso seguirne il percorso. Le frasi, spesso prive di qualunque verbo, i lapidari commenti incastrati tra due punti, difficili da inserire nel contesto e difficili da rielaborare alla luce dello stesso. Sono dovuta tornare al paragrafo precedente molte volte al fine di comprendere la scena nella sua interezza, e malgrado cio’ non ci sono riuscita. Ho la sensazione che, in questo suo flusso di pensieri, Baricco abbia buttato giu’ tutto quello che gli veniva in mente come gli veniva in mente, senza dare ai vari pezzi una vera coordinazione logica. Detto in parole spicciole: la narrazione salta spesso di palo in frasca, va avanti, torna indietro, il tutto in un linguaggio forbito ed elegante – e troppo spesso impossibile da seguire.
Per questo mi e’ riuscito impossibile capire il messaggio che il libro voleva trasmettere, una volta arrivata alla fine. Forse la purezza, la bellezza e l’importanza di qualcosa tanto maestoso e semplice come il mare, una maestosita’ in cui ognuno puo’ perdersi e ritrovarsi, redimersi e pentirsi. La locanda in cui i protagonisti della storia si ritrovano puo’ essere vista un po’ come un punto di sosta forzato in questa loro ricerca della redenzione e del cambiamento, un Purgatorio, un cancello, una sala d’attesa. Eppure, a dispetto di cio’ che si evince dalla loro sosta alla Locanda (ovvero che, malgrado la provenienza, cultura e vita diverse, alla fine dei nostri giorni ci ritroveremo tutti insieme nello stesso posto in attesa della fine o del nuovo inizio), questa combriccola di gente in vacanza al mare proprio non convince.
Dieci e lode per l’accuratezza linguistica, chiaro frutto di una ricerca certosina, di una selezione avvenuta sulle singole parole prima della loro trascrizione su carta, ma per quanto riguarda la trama e il significato ad essa annesso mi sento di regalare uno striminzito punto ciascuno.
Sono tra i pochi a non aver apprezzato Oceano Mare e, per restare in tema, ad andare controcorrente fornendo il mio giudizio negativo, ma non posso farci niente. E’ Novecento ad essere tuttora uno dei miei testi preferiti di Baricco.
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My rating: 2/5