(In un precedente post, dedicai questa poesia a Primavera, la cagnolina ospite del nostro rifugio. Oggi la ripropongo per dedicarla a me e a Sasha mentre ricordo la nostra passeggiata di alcune settimane fa ...)
Il cane mi domandae non rispondo.Salta, corre pei campi e mi domandasenza parlare e i suoi occhisono due richieste umide, due fiammeliquide che interroganoe io non rispondo,non rispondo perchénon so, non posso dir nulla.
In campo aperto andiamouomo e cane.Brillano le foglie comese qualcuno le avesse baciatea una a una,sorgono dal suolo tutte le arancea collocare piccoli planetarisu alberi rotondicome la notte, e verdi,e noi, uomo e cane, andiamoa fiutare il mondo, a scuotere il trifoglio,nella campagna cilena,fra le limpide dita di settembre.
Il cane si ferma,insegue le api,salta l'acqua trepida,ascolta lontanissimi latrati,orina sopra un sasso,e mi porta la punta del suo muso,a me, come un regalo.E' la sua freschezza affettuosa,la comunicazione del suo affetto,e proprio lì mi chiesecon i suoi due occhi,perchè è giorno, perchè verrà la notte,perchè la primaveranon portò nella sua canestranullaper i cani randagi,tranne inutili fiori,fiori, fiori e fiori.
E così m'interroga il canee io non rispondo.Andiamo uomo e cane unitidal mattino verde,dall'incitante solitudine vuota nella quale solo noi esistiamo,questa unità fra cane con rugiadae il poeta del bosco,perchè non esiste l'uccello nascosto,ne' il fiore segreto, ma solo trilli e profumiper i due compagni:
un mondo inumidito dalle distillazioni della notte,una galleria verde e poi un gran prato,una raffica di vento aranciato,il sussurro delle radici,la vita che procede e l'antica amicizia,la felicità d'essere cane e d'essere uomo trasformata in un solo animale che cammina muovendosei zampe e una coda con rugiada.