Magazine Lavoro
Eccolo dunque recitare. Sono parole che fanno a pugni con la diffusa immagine del “fannullone” e descrivono insieme la complessità e difficoltà del lavoro, nonché le deficienze della macchina pubblica
: “Vado via perché devo considerare i pazienti come dei numeri / Resto perché il sorriso di una persona ripaga la fatica di una giornata di lavoro / Vado via perché i carichi di lavoro aumentano di giorno in giorno / Vado via perché gli orari sono sempre più massacranti / vado via perché sento tanto parlare di equipe, ma spesso lavoro da solo / Resto perché so che le mie fatiche ed il mio tempo sono impiegate per aiutare /
Vado via perché quando chiedo al Caposala di prendere un giorno di ferie, lui mi risponde che non c’è personale / Vado via perché non voglio una legge che costringa a mantenere in vita con tecnologie straordinarie o/ sproporzionate chi ha deciso di rifiutarle in modo consapevole / Resto perché voglio lavorare secondo scienza e coscienza / Resto perché ai pazienti devono sempre essere garantite la dignità e soprattutto la decisione finale / Vado via perché mi chiamano fannullone / Resto perché io non mi sento fannullone anzi faccio anche i doppi turni /
Vado via perché quando finiscono le siringhe da 2 ml ne devo prendere una da 20 ml / Vado via perché mi dicono di risparmiare, ma non lo sanno che le siringhe da 20 ml costano più di quelle da 2 ml? / Vado via perché il ministro Brunetta mi ha bloccato lo stipendio per tre anni / Resto perché io uno stipendio ce l’ho / Resto perché spero che un giorno i pazienti verranno chiamati per nome / Resto perché penso che un giorno riusciremo a costruire delle equipe che lavorino in armonia / Resto perché prima o poi non mancheranno i farmaci, gli aghi, i cateteri, le flebo e soprattutto le siringhe da 2 ml saranno sempre disponibili”.
Sono strofe che potremmo dedicare al ministro Renato Brunetta, il ministro che aveva promesso di piegare l’esercito degli impiegati pubblici, bloccando gli stipendi, licenziando i precari, vietando le elezioni delle rappresentanze sindacali. Il tutto avrebbe dovuto servire a rendere nuova e fiammante la macchina dello Stato. Tutto è rimasto quasi come prima. Quel che va bene, quando va bene, lo si deve a tanti oscuri “servitori dello stato” che come il nostro “poeta” Andrea Panfili vorrebbero andarsene, ma restano a compiere con dedizione il proprio quotidiano dovere. Chi se ne andrà, prima o poi, è probabile che sia il ministro Brunetta.
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