Magazine Cultura
COSE CHE HO AMATO:
# 1: Matilde che si acciambella sulle mie ginocchia, appena mi siedo al computer.
# 2: la domenica sera - quando il lunedì non lavoro.
# 3: la cultura, la proprietà di linguaggio e la competenza riguardo a ciò che si dice e si pensa.
# 4: il caffé, il caffé, il caffé. E il caffé - l'ho già detto?
# 5: uscire di casa per trascorrere (buona) parte del pomeriggio in libreria.
# 6: lo sguardo obliquo di Cagliostro, che sa di essere bellissimo. (Più di quanto un uomo potrebbe mai essere. Rassegnatevi.)
# 7: pianificare le mie giornate.
# 8: "Una Truffa" [Marcello, ndA] quando mi dà belle notizie - nonostante la sua proverbiale scorzaccia dura.
# 9: gli articoli di Jeffrey M. Masson.
# 10: sentirsi ORGOGLIOSAMENTE fuori dai giochi.
# 11: le chiacchiere con le amiche della domenica sera.
# 12: Dust di Manchevski e, per contro, Sans fair un bruit della Corbel. Yin e yang di pancia e di cuore.
# 13: scrivere con le finestre aperte sulla campagna in primavera - finalmente.
# 14: prendere atto che le cose non vanno e non mi piacciono. E andare avanti comunque, a colpi di parole, vanga e forbici. Avere la certezza (interiore, simile a una seconda colonna vertebrale) che la rivoluzione è qui, fra le mie mani, ogni giorno.
# 15: spazzare via crisalidi...
# 16: avere MOLTE cose da fare. A patto che siano cose che scelgo io...
# 17: le mie mattinate al rifugio dei gatti-matti...
# 18: Saki. («Il silenzio continuava. Di regola l'irritazione di Lady Anne diventava articolata e notevolmente loquace dopo quattro minuti di mutismo introduttivo.»)
# 19: cucire guardando un film giallo.
# 20: trattare con fredda gentilezza e una buona dose d'alterigia i soliti troll-buzzurri di FB.
# 21: le mie domeniche piene-piene di cose da fare. E i lunedì che le seguono, perché hanno un sapore migliore.
# 22: i carnivori che amano così tanto farsi autogol da soli: che mondo sarebbe, senza di loro?
# 23: «A tutti piace il profumo dei libri; ma anche aprirli ogni tanto non fa male» (cit. da Dario Caiazza).
# 24: infilare i piedi e le mani nella sabbia, leggere al sole un gran bel romanzo, ascoltare nel dormiveglia le risate dei gabbiani, avere un pugno di nuovi ricordi di viaggio e tornare a casa.
# 25: il vestito a fiori della mia amica Manuela. E il mio vestito color puffo. Ecco.
# 26: la crema capillare di Derbe.
# 27: «So di essere già stato qui, so di essermi già trovato bloccato qui, altre volte in questo stesso posto. Già. Non c'è nessun'altra strada, in nessun posto, che assomigli a questa - voglio dire esattamente uguale. E' un posto unico, un posto speciale. E' come con le facce. Tale e quale alle facce di cazzo.» (My Own Private Idaho, di Gus Van Sant)
COSE CHE HO DETESTATO:
# 1: le domeniche passate a non fare nulla - e i lunedì successivi...
# 2: le mie stesse lacrime, condite di parole stupide.
# 3: le persone arroganti e supponenti. In particolare: le persone arroganti e supponenti che non sanno neppure scrivere correttamente nella propria lingua.
# 4: lo smalto scheggiato sulle unghie.
# 5: le donne che si fingono emancipate - e che poi senza un uomo non possono proprio vivere.
# 6: chi considera la cultura, la proprietà di linguaggio e la competenza riguardo a quanto si dice e si pensa come difetti detestabili, da osteggiare con vigore e da cui doversi difendere a tutti i costi.
# 7: i fannulloni. Quelli che approfittano delle circostanze e del loro bravo stipendio a fine mese per fare di tutto - tranne che lavorare. Con la crisi che c'è, sarebbero da fucilare per direttissima.
# 8: quelli che prima criticano determinate scelte, persone e stili di vita e poi, dopo un paio di settimane o poco più, ci vanno a nozze insieme - se non a letto. Solo perché, poverini, proprio non sono riusciti a trovare di meglio...
# 9: quelli che farciscono i loro discorsi con una serie di termini inglesi, sostituibilissimi in italiano. Odiosissimo vezzo provinciale.
# 10: gli alternativi "sulla carta" che, quando c'è da mobilitarsi davvero, si preoccupano (al massimo) di organizzarsi il sabato sera.
# 11: i seminatori di zizzania, mossi da quella cattiveria piccola e furiosa che genera mostri (nel caso specifico, "mostri" in senso letterale e figurato).
# 12: Cagliostro che, nel cuore della notte, mi addenta una coscia forte forte, pensando che fosse chissà che.
# 13: chi il mercoledì dice una cosa, il giovedì si comporta all'esatto contrario e il venerdì ne pensa una terza ancora.
# 14: l'ostinarsi (errare è un umano, ma perseverare nell'errore...) a considerare i VALORI come una sorta di moderno FANATISMO. Il fatto che oggigiorno la MAGGIOR PARTE delle persone abbia lo spessore morale di una pietra miliare non significa che TUTTI debbano obbligatoriamente rinunciare all'uso della propria materia grigia.
# 15: chi si permette di esprimere giudizi sulle vite altrui senza conoscere la persona con cui sta dialogando. Deprecabile arroganza.
# 16: sentirmi dire che "devo" fare qualcosa. Può anche essere che sia per il mio bene. Ma se "devo", ecco che allora la mia buona volontà svanisce. Di colpo - e irreversibilmente.
# 17: l'atteggiamento disfattista/cinico/incline al compromesso di molte persone. Non se ne può più. Davvero. E urge correre ai ripari. Se non vogliono cambiare, vedere, capire, fatti loro. Ma che non cerchino di trascinarmi in fondo al lago insieme a loro.
# 18: le donne volgari (dove per volgarità si intende tanto il modo di parlare e di atteggiarsi quanto la pochezza d'animo, l'arroganza e l'aggressività fini a se stesse) e la loro corte di accoliti de-menti. (Oooops! I did it again!...)
# 19: l'arancione. E' così e basta.
# 20: essere COSI' pignola.
# 21: la mia appendicite, che (a volte) ritorna...
# 22: le persone che dicono di essere "molto sensibili": in genere, lo sono sempre e solo nei confronti di se stesse... Temibilissime!
# 23: le (troppe) parole; i problemi (sentimentali) altrui, quando gravano sulle mie spalle; i fatti privati messi in piazza senza pudore; non poter stendere all'aperto il bucato, per colpa dell'ennesimo temporale.
# 24: quelli che parlano dell'anoressia come di un "vizietto" esecrabile, da ragazzine viziate. Vi rivelo un segreto: nel 90% dei casi il fisico delle modelle non c'entra nulla...
# 25: me stessa - quando perdo tempo a discutere con degli emeriti deficienti...
# 26: quelli che non hanno ancora deciso se per loro è peggio essere una donna oppure un omosessuale oppure un vegano... (Esistono, esistono; fidatevi se vi dico che esistono e sono pure numerosi!)
# 27: quelli che ti chiedono di aiutarli a sponsorizzare e reclamizzare i loro eventi su FB... e non si sono MAI degnati di partecipare o di pubblicare un misero link ai tuoi.
# 28: quelli che vanno in montagna in bicicletta: non è altro che una "snobberia" recente, nessuno dei vecchi e veri amanti della montagna si sarebbe mai sognato di andarsene in giro per i sentieri come un forsennato, vestito di rosa fluo, gridando "Permessoooo" e disturbando la quiete del luogo e la fauna tutta. Se proprio certe persone non possono farne a meno, dovrebbero almeno avere la decenza di imparare le regole della buona montagna e del camminare: poiché non si trovano sul lungomare di Celle Ligure, certi comportamenti possono rappresentare un serio pericolo per loro stessi e (cosa molto più importante!) per gli altri.
#29: le parole pronunciate a voce troppo alta. Non c'è davvero bisogno di starnazzare...
# 30: gli status di FB contro le donne magre: cos'è, la gente ha bisogno di un'altra caccia alle streghe?
# 31: quelli che: «C'è disoccupazione perché i laureati non si abbassano a lavorare come magazzinieri. E dunque viva la disoccupazione dei colletti bianchi.» Com'è trendy, di questi tempi, la guerra fra poveri.
# 32: quelli che... non va mai bene niente. Se posti una colonna sonora, fa schifo. Se ti tagli i capelli, stavi meglio prima. Se sei grassa, sei una cicciona. Se sei magra, un'anoressica. Ti piace Alda Merini? Peccato, molto meglio Eugenio Montale. I film romantici? Una schifezza. Gli splatter? Inguardabili, senza spessore. A tutti costoro: «State calmi e ripetete: "E' solo un social network, è solo un social network..."».
# 33: gli "amici" che, di fronte a un'ingiustizia, prendono le tue difese - ma solo in privato, parlando a bassa voce, per non scontentare nessuno e tenere (sempre e comunque) il piede in due paia di scarpe.
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