Sono due i sentimenti contrastanti verso Renzi che prova il cittadino attivo medio. Questo vale, in larga parte, sia a destra che a sinistra. Il primo sentimento è un misto tra disprezzo per l’incoerenza e disgusto per i passaggi che l’hanno portato al governo. Infatti, Matteo si è dimenticato uno dei punti fondamentali della sua educazione scout, che spesso rivendica anche in Tv: lo scout pone il suo onore nel meritare fiducia. Così non ha fatto, anzi. Ha tranquillizzato Letta ed elettori che lui al governo non ci sarebbe mai andato se non attraverso le elezioni, poi ha fatto l’esatto contrario. Come credergli d’ora in avanti? Da qui nasce quel sentimento di dispiacere da parte di chi – un po’ – c’aveva creduto.
Il secondo sentimento, invece, parla di speranza. “E se veramente riuscisse a fare quel che dice?” “Se funzionasse?”. Matteo ha promesso una riforma al mese, segnate pure sul calendario: Febbraio: riforme costituzionali ed elettorale; Marzo: lavoro; Aprile: Pubblica amministrazione; Maggio: il fisco. “Se ci riuscirà davvero – pensano gli elettori – potremmo anche perdonargli quel peccatuccio iniziale”.
Attenzione però. Renzi si è sbilanciato non poco, senza aver ancora concordato un programma di governo con la maggioranza che lo sosterrà. Se non riuscirà a mantenere queste promesse, non potremo non farglielo presente. E così faranno gli elettori. Matteo, allora, non potrà rimangiarsi ciò che ha detto, magari additando le colpe a una maggioranza litigiosa o ai piccoli partiti che pongono i veti. Oppure sì, come un vecchio canzonatore da Prima Repubblica.
Vediamo se questa volta riuscirà a “meritare fiducia”: a lui, in fondo, questi giochetti non sono mai piaciuti. Tranne quando gli hanno fatto comodo.
Giuseppe De Lorenzo