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Odiare non è lazy

Creato il 08 settembre 2015 da Sopravvivereinindia @svivereinindia

Ieri ho visto che un mio contatto FB ha pubblicato una foto in cui da una parte c’erano dei ragazzi africani in jeans e maglietta mentre dall’altra c’erano dei bambini visibilmente denutriti e nudi. La frase diceva “forse stiamo sfamando le persone sbagliate”. Non so perché ma, fra le miriadi di foto e frasi oscene che le persone riescono a sfornare tutti i giorni, questa foto è quella che più mi ha fatto tristezza. Mi chiedevo se fosse veramente necessario aspettare che qualcuno vicino a noi muoia, o quasi, per prenderci la briga di aiutarlo, mi chiedevo cosa portasse le persone ad agire così. Poi ho fatto un passo indietro perché non voglio tornarne nella strada dell’odio.

Io sono una persona pigra, anzi pigrissima, penso di essere la persona più lazy che conosca, sono così lazy che bevo il caffè senza zucchero perché prendere il barattolo dello zucchero è faticoso. Sono così lazy che mangio tutto senza sale perché mi dimentico di metterlo e, una volta seduta a tavola, non ho voglia di alzarmi per andare a prenderlo. Potrei andare avanti così per ore, raccontando il mio masochismo alimentare, e potrei continuare all’infinito senza mai smettere di stupirvi. L’unico periodo della mia vita in cui non ero lazy è stato il primo periodo in India. Il primo periodo copre una fascia di tempo che io amo indicare come “il periodo buio”.

Il periodo buio, lo dice il nome stesso, è stato un periodo di merda, un periodo di quelli in cui ti alzi dal letto e sei già incazzato, aspettavo il venerdì già dal lunedì sera. Mi trovavo in un posto nuovo, con gente che non capivo e che non mi capiva, presto iniziai ad odiare. Quando dico “odiare” non intendo quell’odio che tutti almeno una volta nella vita provano, quell’arrabbiatura, quella cosa che ti fa uscire dai gangheri ed urlare. Per intenderci non parlo di quando mio marito lascia il barattolo del succo vuoto in frigo, io parlo proprio di odio. Parlo di quella cosa che senti dentro, quella cosa che cresce, giorno dopo giorno, quella cosa che coltivi e senza renderti conto alimenti giornalmente, sempre.

Io ho odiato questo posto, e non come te la raccontano “l’India o la ami o la odi”, io l’ho odiato veramente e odiavo tutti, un sentimento così profondo da fare quasi paura a guardarlo adesso. Ho odiato in maniera così forte che a volte mi mancavano le forze e le parole per esprimere quanto io odiassi tutti, compresa me stessa per aver accettato di vivere in questo paese.

L’impegno e la foga che mettevo nell’odiare oscuravano tutto, e non parlo delle piccole cose, parlo di tutto, io non vedevo niente, non vedevo futuro, non vedevo un possibile miglioramento. Il mio odio aveva finito per non farmi più accettare neanche i miei bambini in orfanotrofio, li odiavo perché li vedevo come il segno del fallimento di questa nazione e io avevo ragione, io ero nel posto sbagliato, anzi, tutto in India era nel posto sbagliato e oltre al mio odio non c’era niente da salvare. Ero assolutamente certa che questa fosse la verità.

Avere tutto il tempo del mondo a tua disposizione in India non è facile, ma non è neanche inusuale, qui ci sono tantissime donne che non fanno niente e hanno due o tre maid che le aiutano ad oziare. Odiavo anche loro. Odiavo loro e chi mi paragonava a loro, odiavo camminarci vicino, odiavo la puzza di profumo, di finto pulito, di soldi che queste donne mostravano. Poi questa cosa, questo sentimento, ha iniziato a crescere da solo oltre il mio controllo, c’ero io e c’era quest’altra persona che cresceva odiando.

Quando provi un sentimento così forte e così irragionevole anche il tuo corpo si ammala, iniziò l’insonnia che poi diventava stanchezza al mattino, durante il pomeriggio ero stanca e alla sera ero solo arrabbiata. Poi cominciò la sonnolenza, dormivo sempre, non riuscivo a stare sveglia. Poi cominciarono i problemi fisici veri e propri, poi mi svegliavo con un senso di paura e di ansia e alla fine anche alzarsi dal letto diventava troppo.

Quando odi veramente qualcosa diventi schiavo di quella cosa senza neanche accorgertene, è un lavoro e una fatica enorme, ed io sono così lazy che ad un certo punto mi sono stancata. Così, semplicemente, come avevo deciso di odiare ad un certo punto ho deciso che ero stanca di odiare, perché occupava la mente e mi rubava le energie. Non riuscivo a concentrarmi su niente, ad ogni pensiero ne seguiva uno in cui la cattiveria si manifestava, non potevo pensare ad una cosa felice senza che subito arrivasse un pensiero iroso.

Smettere di odiare non è facile, è un lavoro, devi rimettere a posto il tuo fisico perché non sei in forma, devi rimettere a posto la tua testa, cambiare il modo di vedere le cose, devi lavorare e aspettare. È un percorso difficile, è faticoso ed io sono lazy, però quella cosa che era diventata me mi faceva paura, ero una persona arrabbiata e stanca, invecchiata dentro e faticavo inutilmente, cosa che va assolutamente contro la mia politica.

Ad un certo punto ho smesso di odiare e ho iniziato prima ad essere indifferente e poi a entrare nella vita indiana con calma, senza per forza voler trovare un senso o un motivo per smettere di odiare, ero impassibile. Ha funzionato. Con il tempo ho iniziato ad accettare e, successivamente, ad integrarmi in questa grande democrazia. Un paese difficile che mi ha aiutata a capire che l’odio porta solo odio e io sono troppo lazy per affrontare ciò che può essere evitato.

Ho smesso di odiare, faccio meno fatica, peso di più, sono felice, chiedo scusa quando sbaglio. Adesso dormo meglio, non aspetto il venerdì dal lunedì, accetto chi viene e chi va, sono serena, ho sempre meno spesso paura. Naturalmente chi prova questa sensazione sa che tornare indietro è facile e spesso a metà giornata ho paura di cadere in certi stati, in certi circoli di pensiero che non fanno bene, ma io sono lazy e stare calma è meno faticoso che odiare.

Infine voglio dire che, forse, se accettassimo il fatto che siamo tutti diversi ma meravigliosi, se tutti accettassimo di essere solo esseri umani e niente di più perché di perfetto c’è solo la natura, se smettessimo di aver paura sempre, continuamente, se non sentissimo l’esigenza di esternare sempre il nostro disappunto, forse tutti staremmo meglio. Perché alla fine non è quello che cerchiamo tutti, sempre, un po’ di pace?


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