Illustrazione di Franz Kafka (qui un post di LeFigureDeiLibri.it
su Kafka illustratore)
1) Il pronto soccorso -Può accadere nel pronto soccorso di un ospedale siciliano di stringere amicizie che ti porti dietro poi per tutta la vita. I siciliani, si sa, sono molto socievoli. Ma sono anche lenti, è risaputo. I siciliani sono capaci di andare al pronto soccorso e passarci giorni, tre... quattro... Giorni! E l'ipotesi che va avvalorandosi è che ai siciliani stare al pronto soccorso gli piace. E gli piace perchè fanno amicizie. I vecchi poi, quelli sono la peggiore razza. Entrano per una caduta, codice verde. Si mettono lì, ogni tanto ahi mi fa male qua, ahi mi fa male là, signuruzzu, aiutat'm. Ma lo fanno solo per confondersi nell'ambiente. In realtà guardano, ascoltano, curiosano. Ché poi al rientro hanno fatto il pieno di tragedie da raccontare agli amici della briscola attorno alle cassette di Forst.I siciliani al pronto soccorso vengono accolti ad ogni ora del giorno e della notte da una diversa guarda giurata con la pistola lucida. Fanno il turno, vengono “smistati” all'accettazione e quello che succederà dopo è avvolto in un alone di mistero.
I siciliani al pronto soccorso, se si ritiene che stano abbastanza bene, vengono fatti accomodare nell'anticamera, uno stanzone gigantesco con gigantesche porte a vetri che danno sull'esterno e si aprono a scorrimento ogni volta che qualche nervoso attendente gli passa davanti. E la guardia giurata li controlla a vista. Se si ritiene invece che non stiano abbastanza bene, gli viene concesso l'accesso ai corridoi, dove si procurano da sé una sedia a rotelle di quelle con lo schienale imbottito, grigio, strappato in vari punti con la spugna gialla in vista e qualche pezzo di scotch di carta appiccicato sopra con la scritta “chirurgia”. Infine quelli che si ritiene stiano male, ma non abbastanza da essere visti subito, affidano ai propri parenti (o a un parente preso in prestito da un altro paziente) il compito di ricercare una barella di fortuna, arnese che in alcuni periodi dell'anno si trova con una certa facilità.
I siciliani che frequentano il pronto soccorso sanno l'ora in cui passa la tizia a pulire che incenerisce con lo sguardo chiunque occupi il suo raggio d'azione anche solo di passaggio e sanno a memoria gli orari in cui “montano” e “smontano” i medici di turno.
2) Il CUP (Centro Unico Prenotazioni) e Ufficio Ticket - Un amico che vive a Milano una volta mi raccontò che per prenotare le visite mediche nel settore pubblico bisogna chiamare un numero verde e fornire all'operatore i dati della ricetta del medico di base. Vengono elencate una serie di date disponibili, pescate da un database comune a tutte le strutture pubbliche e convenzionate della città. L'utente sceglie la data più consona, saluta cordialmente l'operatore (se vuole) e riprende a far ciò che stava facendo. Quindi, ricapitolando: sistema di prenotazione comune per tutte le strutture pubbliche e convenzionate. Prenotazioni effettuabili telefonicamente. Scrivendo “Cup Palermo” su Google, invece, la ricerca manda alla sezione prenotazioni dell'ospedale Cervello. Le voci sotto si riferiscono alla stessa sezione, di altre strutture però: Policlinico, Ospedale Civico. Quest'ultima è la più importante struttura sanitaria pubblica palermitana, punto di riferimento per gran parte della Sicilia, ma ancora non esiste un servizio telefonico per la prenotazione delle visite e delle prestazioni ambulatoriali. “Non si preoccupi - tranquillizzano però i due addetti alla distribuzione dei bigliettini del turno presso l'Ufficio Ticket - se non è residente, può prenotare via fax.”. Via fax! W la tecnologia palermitana! Ma è troppo bello per essere vero. E infatti non è vero. Perchè i due addetti si danno una pacca in fronte e dicono: “Ah no! Questa visita no, la deve prenotare di persona!”.
E' successo a un altro amico, uno che non sta a Milano. Questo altro mio amico prese il bigliettino, lo guardò: “T213 – 96 utenti in coda”.
Lesse un Baricco intero (me l'ha giurato) e quando finalmente arrivò il suo turno, passando la ricetta all'impiegata, da sotto un vetro spesso, urlò: "DEVO PRENOTARE QUESTA VISITA".
"....visita... ricetta....suo medico curante...". La voce dell'impiegata non arrivava oltre il vetro.
“SCUSI, NON LA SENTO, PUO' PARLARE PIU' FORTE?”.
L'impiegata obbedì:
“QUESTA RICETTA E' SBAGLIATA, DEVE TORNARE DAL SUO MEDICO CURANTE E FARSI CAMBIARE IL NOME DELLA PRESTAZIONE”.
Pazientemente - da bravo paziente siciliano - il mio amico tornò dal suo medico in provincia, fece il turno una seconda volta, ricostruì il suo albero genealogico grazie all'ausilio di simpatici vecchietti che, preoccupati per l'acciacco del giorno, si erano premurati di prendere il turno all'alba.
3) La Visita Ambulatoriale - Tornò all'ufficio ticket con la ricetta giusta, lesse un Camilleri, pagò 31 euro, ma almeno non c'era lista d'attesa. Tanto che entrando nell'ambulatorio si trovò davanti tre medici “svaccati” in diversi angoli della stanza con l'aria di chi è sopraffatto dalla noia. Uno rimase con gli occhi incollati al suo smartphone. Un altro, in silenzio fece due passi indietro. L'ultimo, titubante s'avvicinò: “... desidera?”.
Il mio amico gli allungò la prenotazione e la richiesta, che il medico siglò subito, farfugliando: “Lei ci coglie di sorpresa... si stenda lì...”.
Un minuto più tardi il medico licenziava il mio amico:
“Per questo tipo di problema deve rivolgersi al Policlinico, non è nostra competenza. Lì Hanno un reparto specializzato”.“Ma quindi visto che non c'è stata una prestazione, mi può ridare indietro la ricetta? Magari mi rimborsano”.Il mio amico sostiene che a questo punto il medico arrossì un po', ma quello con lo smartphone gli venne prontamente in soccorso. “La prestazione c'è stata. Lei ha avuto un parere da persone competenti”. Persone competenti, in pratica, lo mandarono da altre persone competenti.
Mi disse, poi, questo mio amico che non sta a Milano, che quella volta si sentì come quando da bambino andava, baldanzoso con la sua carta da mille lire in tasca, a giocare ai videogiochi. Infilava duecento lire, perdeva subito, “va beh - si diceva - adesso andrà meglio”, infilava altre duecento, nada. Arrivava alle ultime duecento rosso in viso, arrabbiato, sull'orlo di una crisi di pianto. Ma non piangeva. Stringeva i denti e tirava su col naso, ma non piangeva.
Note
1) "Emergenza negli ospedali, i posti letto sono esauriti" (gennaio 2014, Repubblica Palermo). "Barboni, randagi e caos traffico: il disordine nelle aree ospedaliere di Palermo" (settembre 2012, Quotidiano di Sicilia). "Al civico anziana ricoverata per 72 ore su una sedia a rotelle" (gennaio 2011, Rai.it), "Al Civico venti ricoverati in barella" (gennaio 2009, Repubblica Palermo).