ODISSEA. Un poema a passo di danza

Creato il 22 marzo 2012 da Cultura Salentina

Melpignano. Mi trovo in uno dei posti più suggestivi del Salento, quei luoghi che rivedi ogni volta con occhi nuovi: il Convento degli Agostiniani.

Di fronte c’è una delle sedi di “Sinestèsia”, la scuola di danza di Pamela Blasi. Entro. Aspetto che Pamela finisca la lezione. Mi metto in disparte, seminascosta, non voglio distrarla.

Il parquet in legno vive di impronte appena lasciate che continuano sulle punte delle ballerine in calzamaglia color panna, i capelli legati e le guance arrossate. Ancora qualche istante e la musica si ferma. Le ragazze escono dalla sala mentre Pamela si avvicina a me. Infila una giacca di maglia grigio perla e dei pantaloni di lana, una grossa sciarpa glicine le avvolge il collo. Ci sediamo per terra, le gambe incrociate. Uno specchio a parete, di fronte, ci riflette.

Alle nostre spalle arriva Eugenio Codardo, un giovanissimo compositore di appena 19 anni: jeans e giubbotto nero, si accovaccia tra noi. Iniziamo a parlare. Prende vita così il racconto a due voci di come un’opera immensa, quale l’Odissea, sia stata ‘tradotta’ nelle lingue più semplici ed immediate, musica e danza, superando ogni difficoltà interpretativa a cui i testi potrebbero indurre. Un videoregistratore senza sonoro lascia scorrere le immagini di alcune scene che invogliano la curiosità.

Pamela ed Eugenio si alternano a spiegarmi come è nata la loro opera, da quanta creatività e passione per il loro lavoro e da quanto entusiasmo.

- “ Quello che stai vedendo non è teatro classico, è un’alternanza di teatro, musica e video proiezioni.” – mi dice Pamela.

“ E’ un insieme di varie arti per raccontare la storia del viaggio di Ulisse, un viaggio che può essere tradotto nel percorso interiore di ognuno di noi. L’idea nasce un po’ di tempo fa: mi era stata commissionata la Divina Commedia, una cosa assolutamente nuova per me, che, però,  mi ha appassionata molto e mi ha fatto pensare a come  potesse essere interessante approcciarsi ai poemi attraverso la danza. Tra le varie opere mi è venuta in mente, appunto, l’Odissea.

Nel corso della realizzazione ho desiderato una musica che sposasse la ‘mia’ narrazione coreografica, ma volevo qualcosa di originale, di unico. Ne ho parlato, così, con Eugenio, chiedendogli di comporre per me..

Noi coreografi in genere, abbiamo delle musiche a cui dobbiamo adeguarci, io, invece mi son vista nascere, volta per volta, tutto tra le mani! Ogni singolo passaggio musicale è cucito addosso ai passi delle coreografie, cosa che non mi era mai capitato di avere! Credimi, è stata una fortuna poter usufruire di tutta questa creatività, di questa professionalità.”

Guardo Eugenio. Quasi in sintonia narrativa le prende la parola per continuare: “ Così, abbiamo deciso di provarci. A Natale dell’anno scorso Pamela mi ha chiamato e mi ha accennato alla sua idea. Abbiamo buttato giù una scaletta su cui organizzarci. Il nostro è stato un lavoro in continuo divenire, si costruiva il tutto passo dopo passo. C’è stata una collaborazione strettissima e reciproca. Le musiche riportano ad un mondo storico-leggendario. Personalmente mi sono ispirato a Puccini e Stravinsky e questo si sente molto anche nell’uso di tempi irregolari che hanno determinato, di conseguenza, la scelta di coreografie che rientrassero in quelle partiture senza manifestare sbavatura alcuna. Non vi si potrebbe adattare un’altra musica, ogni singola pausa, anche la più breve è fatta su misura per quei passi e per un particolare momento della narrazione epica. Caratteristico è, poi,  l’uso dei ‘silenzi musicali’ scanditi solo da un timpano che fa da sottofondo, mentre sulla scena si continua a ‘raccontare’. Fino alla fine abbiamo sperato nella collaborazione di musicisti che ci aiutassero con un’orchestra, dal vivo, ma, ovviamente, i costi elevati non ce lo hanno consentito. Ci piacerebbe che questo potesse accadere, magari in un prossimo futuro. Chissà? ”

“Pensa, – continua Pamela – abbiamo fatto a meno di tante cose per rientrare nelle spese, non potendoci permettere, quasi, alcuna somma su cui contare. E questo grazie alla tenacia che si investe quando si fa qualcosa in cui si crede veramente, senza sapere se poi ci sarà un ritorno o meno. E di quella, noi, ne abbiamo da vendere! Persino la scenografia è affidata all’essenziale, lasciando alla mimica e all’espressività dei volti il compito di ‘vestire le scene’. Gli stessi costumi sono stati realizzati grazie all’aiuto di una sarta appassionata, almeno quanto me, dell’arte in genere, ma della danza in modo particolare: mia madre. (Teresa – n.d.r.) Abbiamo, però, usufruito di uno strumento importante: la proiezione. Essa offre allo spettatore la possibilità di ‘orientarsi’ e di focalizzare al meglio la dimensione spazio-temporale in cui immergersi. L’immaginazione dello spettatore diviene, per questo, elemento fondamentale rendendolo protagonista dello spettacolo stesso, completando il cerchio di un racconto che si fonde, alla fine, con la fantasia del pubblico”-

Ora fuori c’è il sole. Il prato del piazzale indossa un verde smeraldo. Torno a guardare Pamela.

- Oggi farà caldo – le dico.

- Sì, e noi torniamo a scaldarci. Torniamo a lavoro. – Mi abbraccia e rientra al fruscio setoso del suo parquet.

Il 14 Aprile 2012, alle ore 21.00 presso il Teatro “Domenico Modugno”, di Aradeo, è di scena “ODISSEA”, con coreografie di Pamela Blasi e musiche di Eugenio Cotardo. E’ una preziosa promessa, non solo per me che ho avuto il privilegio della ‘mia’ anteprima, ma per tutti coloro che vogliono entrare nel mondo dell’epica, attraverso la maestosità e la sinuosità di una musica che diviene racconto coreografico, senza parole, affidato, solo, a brevi intermezzi di voci fuori campo, che ci indicano la strada per non perderci, in una sequenza di magia ed emozioni nella dimensione antica della leggenda, quella che trasporta oltre la realtà e che della realtà diviene, poi, maestra.

Ulisse e Penelope: un passo a due tra musica e danza, riconciliazione di un’attesa. Una chiusa da desiderare e vivere a scroscio di applausi.


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