Piccoli fiori sparsi attorno ad archi di foglie carnose, penetrano discretamente come profumo dell’aria, nei ricordi di chi passa.
Del Gelsomino Bianco gli storici ancora si interrogano sulla provenienza. In Cina, già noto nel terzo secolo, era straniero. Nelle Scritture sacre non ce n’è traccia, ma era conosciuto da Greci e Romani. L’ipotesi più accreditata, secondo il botanico Ippolito Pizzetti nella Garzantina Fiori e Giardino, è quella di essere originario della Persia. Il nome potrebbe derivare dal persiano ya-sa-min, che significa fiore bianco.
Il primo a possedere Gelsomino in Italia fu il Granduca Cosimo I de’ Medici, detto il Gran Diavolo per quanto ne era geloso, tanto che
..fé divieto al giardinier che foglia
fuor non uscisse dalla regia soglia.
La regia soglia era il Giardino dei Semplici, l’Orto Botanico di Firenze.
Il processo di estrazione attuale non è molto progredito rispetto ai istemi usati nei secoli scorsi. Si spalmano lastre di vetro con grassi purissimi, e su queste si stendono fiori freschi raccolti da non più di 12 ore tenendoli cosi per 24-48 ore in ambiente fresco; quindi si sostituiscono con altri freschi e si ripete l’operazione per circa 2 mesi. Alla fine le lastre vengono raschiate, il grasso fatto sciogliere a bassa temperatura e filtrato su tele fittissime, ottenendo così la “pomata di Gelsomino”. Viene chiamata anche “Pomata n.36″ perché su ogni telaio vengono di solito fatte 36 cariche di fiori Dalla pomata, a mezzo di alcool, si ricava l’estratto alcolico. Questo estratto viene distillato sotto pressione per eliminare l’alcool, e si ottiene cosi “il concentrato di pomata di Gelsomino”. Dai fiori esauriti, in cui resta ancora un minimo quantitativo di profumo, è estratta con etere di petrolio un’altra essenza, che fatto evaporare il solvente, dà il “Gelsomino di telaio” usato nella creazione di profumi più dozzinali. Le fabbriche più rinomate si trovano a Grasse in Francia.
Verso la fine del XVII Secolo in Inghilterra, i signori e le signore, usavano i “Guanti al Gelsomino”, e presso i guantai si vendeva il “burro di Gelsomino”, da sfregare sul cuoio per rinnovare il profumo.
Il profumo di Gelsomino, così nascosto nel calore nelle mani, avrà fatto da colonna odorosa a più di un incontro fugace.
© Melissa Pignatelli 2012
© Fonte: Fiori e Giardino, a cura di Ippolito Pizzetti, Garzanti.
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