Sono in grado di camminare da solo in una strada poco illuminata, a notte fonda: mi piace così tanto farlo che la mattina arrivo a casa stanco e non mi sveglio mai prima di mezzogiorno. Quando mia figlia mi manda un sms durante la sua pausa pranzo, io mi sto vestendo per andare a fare colazione al bar.
Scelgo sempre lo stesso, a due passi dal portone. La ragazza che fa i caffè ha le lentiggini e un brillantino al naso sempre intonato al colore della maglietta. Quando sorride porgendomi il caffè lascia sempre intravedere quell'incisivo scheggiato: lo immagino come il nostro piccolo segreto, scommetto che nessun altro se n'è mai accorto.
Oggi però non sorride. Anzi, quando sono entrato ha preso un'aria imbronciata, quasi spenta. Ha abbassato la testa e si è messa a trafficare con una spugnetta gialla. C'è qualcosa di diverso: non ho bisogno di accendere il mio apparecchio per sentire che nessuno sta parlando. Sono tutti con lo sguardo incollato al grosso televisore appeso al muro. Pare che abbia preso fuoco un grattacielo. Solo adesso mi viene in mente che mia figlia non mi ha ancora mandato il solito primo sms della giornata. Mi decido e accendo l'apparecchio. “Cosa è successo?”, chiedo alla ragazza del caffè.
(qui le puntate precedenti di Officina letteraria...)