Magazine Poesie

Officina Pasolini al Mambo di Bologna, nota di Elisa Castagnoli

Da Ellisse

**** I poemetti "Sinossi dei licheni" e "Camera di condizionamento" scaricabili anche in versione ePub per tablet, smartphone ecc. ( QUI) e in Pdf


**** Ghérasim Luca, La fine del mondo, book-trailer di 19 pag, con estratti, QUI


Pasolini e oltre : "Officina Pasolini" al Mambo di Bologna (esposizione fino al 28 marzo)

Officina Pasolini al Mambo di Bologna, nota di Elisa Castagnoli

Officina come sotto-intende la parola è luogo di costruzione, di produzione manuale di oggetti, di un qualcosa che si realizza nel fare, nel comporre e scomporre, nel tenere insieme parti, elementi aleatori, in apparenza minimali o insignificanti, nel montarli tra loro fino a produrre un oggetto finito, la forma, il profilo e la struttura di un'opera; allo stesso modo la concezione della mostra monografica al Mambo di Bologna sulla vita e opere di Pasolini si vuole come montaggio di estratti e testi letterari, scene cinematografiche, fotografie, appunti inediti e manoscritti originali, infine costumi di scena che dischiudono un vero e proprio universo poetico, estetico e culturale, un percorso artistico a molteplici sfaccettature e contaminazioni tra le diverse arti e linguaggi per un artista irriducibile a semplici etichette e categorizzazioni. Nel percorso pasoliniano trapela il suo metodo di lavoro intuitivo che scorre fluidamente dalle parole alle immagini, dalla poesia, alla saggistica, al cinema o alla narrativa e delinea, nel passaggio il volto di un paese, un'Italia che si trasforma profondamente nel corso di un quarantennio accompagnando le fasi del suo lavoro.

Officina Pasolini al Mambo di Bologna, nota di Elisa Castagnoli


La scelta curatoriale del Mambo sceglie di esplorare attraverso una serie di scritti e immagini filmiche e fotografiche alcuni nuclei centrali, luoghi e figure mitiche attorno a cui ruota e si costruisce, si consolida e si trasforma l'universo poetico di Pasolini dalle prime poesie in dialetto friulano, alla narrativa ambientata nelle borgate romane del sotto-proletariato urbano, al cinema di poesia e agli scritti "corsari", alla critica della società consumista e del potere neo-capitalista, fino alle ultime opere uscite postume, il film "Salò o le 120 giornate di Sodoma" e il romanzo incompiuto "Petrolio". "Officina" in questo senso è anche il lascito di un'opera aperta e poliedrica che si vuole testamento per le future generazione di artisti, poeti o registi cinematografici e teatrali, fucina di idee e immagini, scritti e riflessioni critiche alle quali attingere, ispirarsi o dialetticamente mettersi in dialogo quasi proseguendo su un sentiero tracciato e lasciato aperto per un'opera come quella pasoliniana che, come sottolinea la mostra, si vuole risolutamente non-finita, o meglio dal finale aperto, in divenire, in un divenire-altro, estraneo e oltre sé stesso: altra parola, altra lingua o altro corpo a partire da quella.

Officina Pasolini al Mambo di Bologna, nota di Elisa Castagnoli

Il Friuli ("Poesie a Casarsa"1942) Sequenze filmiche e immagini fotografiche a confronto

Nel corso di mezzo secolo, l'estensione temporale che ricopre l'insieme dell'esposizione, l'Italia assiste a una trasformazione profonda e radicale come se almeno due paesi e due rivoluzioni siano passate attraverso essa. Durante e nell' immediato dopoguerra la realtà italiana della provincia friulana è ancora quella rurale di matrice contadina sprofondata nel provincialismo, legata all'impronta fascista, al retaggio clericale e ai valori nazional-popolari prodotti dalla resistenza.

Negli estratti delle immagini filmiche che documentano quest'epoca appaiono casali isolati nella campagna friulana, distese verdi e piane viste a distanza, rapide attraversate di figure femminili filmate in un paesaggio ventoso , poi nugoli di case rurali, uomini in uniforme militare fascista, coaguli di donne e madri, qualche rappresentante in tonaca della chiesa. Le immagini evocano un mondo antico, arcaico sprofondato in una dimensione meta-storica dove la vita nelle campagne è vista nel suo immobile svolgersi, in una sorta di incanto poetico o nel ricordo mitizzato dell'infanzia. Tali i temi delle prime "poesie a Casarsa" del 1942 scritte in dialetto friulano:

" Suona il glorie. A mia madre batte il cuore come a una bambina, e fuori il sole scalda come cinquant'anni fa, quando c'era solo Casarsa in tutto il mondo. ("Le campane del glorie")

"Casarsa in quel calore d'estate che non muore mai, bianco e secco come la calce la vedo qui vicina e io bambino, coi calzoni e le maglie sulla carne che mi trema[...] bruciante e grande come il mondo che ardeva a Casarsa."(Un grappolo d'uva)

Nelle fotografie in bianco e nero della stessa epoca un villaggio si staglia visibile in lontananza dal solo campanile attraverso la campagna denudata al fondo di terreni incisi da profondi solchi e sentieri in terra battuta imbruniti dal gelo. Ora è il fondale di un fiume con a lato un casale in pietra grezza avvolto da una vegetazione aspra e selvaggia; rami d'alberi lussureggianti si stagliano nel contro-luce d'ombra. Una strada ferrata ricoperta a tratti di neve conduce al borgo; là è a una stazione solitaria in mezzo a distese gelate mentre sentieri di terra battuta s'aprono attraverso vigneti sconfinati e campi spogli.

Officina Pasolini al Mambo di Bologna, nota di Elisa Castagnoli

La figura della madre

Officina Pasolini al Mambo di Bologna, nota di Elisa Castagnoli

Officina Pasolini al Mambo di Bologna, nota di Elisa Castagnoli


La visione della madre nel "Vangelo secondo Matteo" trafitta dal dolore ai piedi della croce e gli altri volti femminili filmati in bianco e nero nell'intenso chiaro-scuro appaiono come icone sacre rinviando ad immagini pittoriche della tradizione classica a sfondo religioso. Una galleria di ritratti vi si disegna qui dove il volto umano colto in primo piano è filmato in immagini di straordinario nitore e purezza espressiva, come si trattasse di una serie di istantanee fotografiche in movimento viste sullo sfondo di una Palestina primitiva e arcaica. Distese deserte e vallate aride e brulle sono filmate nell'Italia del sud, folle disperse, strade in terra battuta attraverso le quali risuona la portata rivoluzionaria del messaggio biblico: la vita, il destino, la predicazione e la morte sulla croce del Figlio di Dio. Le immagini dall'impronta pittorica imprescindibile appaiono perlopiù avvolte nel silenzio, lasciate a un sottofondo musicale di Mozart o Bach o sullo sfondo alla predicazione messianica. I volti sono colti in tale assolutezza ed essenzialità di visione, nella peculiarità irripetibile di ciascuno d'essi: Maria giovane sposa, la madre anziana piangente ai piedi della croce, la figura eterea e diafana dell'angelo annunciatore, il gruppo dei dodici apostoli, la folla, il coro delle donne piangenti avvolte in veli neri ai piedi della croce .

Officina Pasolini al Mambo di Bologna, nota di Elisa Castagnoli

Officina Pasolini al Mambo di Bologna, nota di Elisa Castagnoli

Nel Vangelo pasoliniano emerge il carattere rivoluzionario del messaggio cristico liberato da molte sovrastrutture dell'interpretazione ecclesiale più corrente e riportato, in qualche modo, alla forza cristallina del testo evangelico, alla figura messianica di un Cristo enunciatore della Parola; lui, portavoce della legge universale dell'amore e del perdono ma, allo stesso tempo iconoclasta e rivoluzionario nell'atto, appare come un'altra figura mitica o nucleo centrale intorno al quale ruota la poesia giovanile.

" Voi udrete con le orecchie ma non intenderete, voi vedrete con gli occhi ma non comprenderete poiché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile e hanno indurito le orecchie, e hanno chiuso gli occhi per non vedere e per non sentire con le orecchie."

"Voi siete il sale della terra ma se il sale diventa scipito chi gli renderà il sapore, non serve ad altro che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo, non può stare nascosta una città posta sopra un monte. Non si accende un lume per riporto sotto un moggio ma su un candelabro e fa luce a tutti quelli che sono nella casa ."

"Perciò vi dico non vi affannate per la vostra vita, per quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo per cosa vestirete. Non vale forse più la vita del nutrimento e il corpo più del vestito? Cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non vi affannate dunque per il domani perché il domani avrà le sue inquietudini, basta a ciascun giorno la sua pena. Quanto stretta la porta, quanto angusta è la strada che conduce alla vita e pochi quelli che la trovano".

Officina Pasolini al Mambo di Bologna, nota di Elisa Castagnoli

Critica della modernità

Nell'ultima sala una lunga carrellata di autori, artisti e intellettuali rende omaggio a quarant'anni dalla sua morte all'eredità lasciata da Pasolini nella sua figura di intellettuale, artista e poeta, e rispetto a un pensiero e a un'opera multipla e sfaccettata dalla quale molti sono stati influenzati, ispirati o comunque chiamati a confrontarsi. Importante restano, oltre l'oscuro capitolo di una morte inspiegata, i segni, le tracce, i lasciti di quest'opera aperta e ancora in dialogo con le nuove generazioni. In particolare appaiono nella mostra alcune opere d'arte contemporanea ispirate alla figura di Pasolini: un quadro di Mario Schifano esploso in mille colori, tracce e segni impazziti nello spazio e sulla tela dove del volto trapela lo sguardo intenso, unico, serigrafato a ripetizione dal suo campo magnetico di emanazione, infine disperso attraverso le linee e le tracce colorate del piano visivo. Ancora, il volto del regista italiano entra in un dialogo immaginario con il disegno tracciato dall' iraniano Kiarostami mettendo in evidenza la tensione intellettuale su quel suo volto particolarissimo: l' "essere nel pensiero", il coraggio della ricerca o dell'affermazione di una verità scomoda per un intellettuale ideologicamente non-allineato al sistema politico dominante, non compromesso o colliso con il potere. Ultima indimenticabile immagine resta quella della figura e della personalità magnetica di Pasolini incarnandosi idealmente nel corpo femminile libero e sovversivo della cantante e poeta rocker Patti Smith quasi si passasse fluidamente dal maschile al femminile in una rimessa in vita, come afferma la frase a lato del ritratto, "en vie", dello stesso spirito non sottomesso di pensiero e azione nel corpo di una nuova generazione. (elisa castagnoli)

Officina Pasolini al Mambo di Bologna, nota di Elisa Castagnoli


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazines