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Officina Pasolini – MAMbo, 31-12-2015

Creato il 04 gennaio 2016 da Maxscorda @MaxScorda

4 gennaio 2016 Lascia un commento

Pasolini Mambo
Quarant’anni fa, era il 2 Novembre 1975, moriva Pier Paolo Pasolini. I ricordi e le celebrazioni si sono sprecate, si sprecano e si sprecheranno ancora. Non entro nel merito se tutto questo sia dovuto perche’ lo e’, ma e’ ancora una volta la cultura partigiana percio’ a senso unico che sporca anche cio’ che abbiamo avuto di buono, non garantisce nulla, anzi..
Ad ogni modo Bologna ha un legame importante con lo scrittore scomparso per avergli dato i natali e per i tanti ritorni in zona per quanto il Friuli prima e Roma poi, siano state di maggior riferimento, umano e professionale.
Il MAMbo con grande dispendio di forze assume l’onere per tutta la citta’ di ricordarlo degnamente e cosi’ le ampie sale delle mostre temporanee si sono attrezzate per l’allestimento che proseguira’ sino al 28 Marzo 2016.
Che le cose siano state fatte alla grande basta una semplice occhiata per capirlo e l’impatto con la penombra ovattata nella quale la luce diventa segno, messaggio e sottolineatura, e’ imponente e meraviglioso. Certo una tale cura in passato non s’e’ mai vista e per una ragione o l’altra, e’ comunque ragione di complimenti ai curatori.
La difficolta’ nell’affrontare un personaggio come Pasolini consiste nel decidere che impostazione dare per raccontare la vita di un intellettuale che si e’ cimentato su innumerevoli branche della cultura e dello spettacolo.
Egli fu poeta, scrittore, saggista, giornalista, regista una vita non lunghissima ma costellata da innumerevoli iniziative e progetti, percio’ saggiamente, il MAMbo non segue un percorso storico ma tematico, zone d’interesse che divengono spazi fisici non di approfondimento ma di sottolineatura, con scritti, video, foto e testimonianze, a volte pagine di giornale, altre reperti fisici come costumi oppure oggetti. La scelta e’ giusta, quasi obbligata per quanto e’ da dire, chi sa poco Pasolini non ne puo’ uscire arricchito da un’esperienza che implica una conoscenza di fondo piu’ importante. Ognuno nella mostra vedra’ cio’ che gia’ sa o crede di sapere, meglio trovera’ confermate le proprie idee sull’uomo e l’artista. Trovo che Pasolini sia stato un regista poco piu’ che mediocre, talvolta pessimo con qualche rara punta d’eccellenza e nulla di quanto ho visto ha intaccato la mia tesi, al contrario fu un grande scrittore e oltre i contenuti che meritano un ampio discorso a parte leggiamo un suo italiano sublime, di una bellezza da togliere il fiato anche su miseri appunti o generici bozzetti. Poi sui significati e le idee, ognuno declina come vuole, certo e’ che per paradosso ma e’ un paradosso dei tempi, anche Pasolini oggi ha a ben vedere una valenza opposta rispetto i suoi anni e il suo messaggio meglio si adatta a coloro che in vita gli furono ostili e viceversa. 
Del resto basta guardarsi attorno, dove la borghesia vota i suoi nemici storici, quella sinistra che stravede per il tragico imperialismo statunitense, mentre i ceti piu’ bassi si rivolgono a un conservatorismo russo, oggi ultima frontiera  rimasta all’Occidente in via di estinzione. Pasolini per molti versi lo aveva previsto e sarebbe interessante sapere oggi dove avrebbe rivolto il suo sguardo. Vedendo la mostra una risposta l’ho vista, altri immagino avranno preferito far finta del contrario. alla fine comunque ci si pone domande e se v’e’ rimasta grandezza nella figura di Pasolini, e’ proprio negli interrogativi che ancora ci rivolge, percio’ vale la pena rivedere e rileggere il suo lavoro.

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