Nulla di più sbagliato. Offside (Fuorigioco )è un film che per tutta la sua durata mantiene un carattere leggero, supportato da un sincero umorismo. Ed è attraverso questa modalità che il regista ci racconta l’assurdità delle regole imposte nella Repubblica islamica iraniana, che si svela tutta in questo semplice scambio di battute:
- Perché le donne non possono assistere ad una partita allo stadio?
- Perché i maschi in caso di sconfitta potrebbero dire parolacce.
- E allora perché nella partita Iran – Giappone, le donne giapponesi hanno potuto seguire la partita all’interno dello stadio con i loro uomini?
- Le donne giapponesi mica capiscono la nostra lingua!
Con queste parole il giovane soldato – che tutto vorrebbe, tranne che stare a fare il soldato – risponde ad una ragazza fermata per aver tentato di entrare di nascosto allo stadio, e nelle sue parole si riassume la summa di regole assurde e anacronistiche che nessun giovane in Iran parrebbe capirne ancora il senso.
Il regista usa l’arma della sobrietà, della leggerezza, della freschezza della giovinezza per rispondere al regime del pupazzo Ahmadinejad e dei maledetti pupari Ayatollah.
Una critica che colpisce a fondo, proprio perché non gridata, ma detta col sorriso sulle labbra, guardando con ammirazione e fiducia ad una generazione - quella dei giovani - che potrebbe rovesciare (come sta accadendo altrove dalla Tunisia all'Egitto alla Siria) il regime autoritario presente in Iran.
Una critica che i maledetti mullah iraniani hanno mal sopportato: il regista, già autore de “Il cerchio” (Leone d’oro a Venezia), già arrestato nella primavera dell’anno scorso ma poi rilasciato, è stato quindi condannato a sei anni di reclusione e venti di inattività.
Non possiamo fare molto per lui, ma qualcosa sì: andare a vedere il suo film, promuoverlo sui vostri blog e siti e magari firmare la petizione promossa dall’associazione Nessuno tocchi Caino che trovate qui.