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Sollecitato, chiarisco subito la natura dell'oggetto misterioso n. 6, prima di proseguire il viaggio. Dunque ci eravamo lasciati al mercato di Onukudelli alle prese con una graziosa fanciulla Donghria che girava per il mercato con un bambino pacioso con una vistosa thika scura tra le soppraciglia, in braccio. I tre anelli che le ornavano il naso le accentuavano la grazia forse propria dei suoi lineamenti invece dell'aspetto un po' più selvatico delle altre ragzze che la accompagnavano. Infilato nella grande crocchia di capelli neri, resi lucidi dall'olio, stava l'oggetto misterioso, un piccolo falcetto non più lungo di cinque o sei centimetri con un curato manico di filigrana di fili di ottone. E' un oggetto comune tra le Donghria, completamente fatto a mano da un artigiano del villaggio e pare una copia di quello (d'oro) di Panoramix, il druido che cerca le erbe magiche nella foresta dei Galli di Asterix ed ha più o meno la stessa funzione. Le ragazze lo tengono sempre con sé tra i capelli e quando vanno nella jungla in cerca di frutti e radici, lo usano per tagliare i germogli teneri, recidere gli steli delle erbe medicinali, i picciuoli delle papaye selvatiche e degli altri piccoli frutti. Ovviamente ha anche una funzione civettuola come gli altri ornamenti del capo, cosa che, assieme alla sua eleganza, lo rende un oggetto particolarmente attraente, per me, raccoglitore di curiosità varie. Lasciammo la ragazza con le sue amiche attratti da un gruppo di donne Bonda che si riparavano dalla pioggia con teli di plastica blu. Questa è forse la tribù più interessante dell'Orissa. Vivendo in villaggi estremamente isolati, i Bonda sono quelli che più hanno mantenuto tradizioni specifiche, assieme ad una pesante arretratezza che ha come conseguenza una mortalità infantile vicina al 40%. Le donne usano solo con un piccolo gonnellino in vita, ma si coprono quasi completamente con centinaia di fili di perline colorate, che formano anche una sorta di complesso e pesante turbante, mentre attorno al collo tengono una decina di larghi anelli di metallo cavo. E' una società matriarcale, dominata dalle anziane e le ragazze sposano ragazzini molto più giovani di loro, sugli otto o dieci anni affinché, con visione lungimirante, questi siano loro di sostegno alla dura vita delle montagne, fino alla vecchiaia. Tutti però fanno largo uso di ogni tipo di bevande fermentate, cosa questa che incrementa la loro proverbiale irascibilità, che manifestano scagliando pericolose frecce ricoperte di un veleno paralizzante, scoccate a quelle che possono parere blande provocazioni. Rimanemmo quindi alla larga dagli uomini che stavano accovacciati attorno ad una vecchia, circondata di grandi zucche gialle, contenitori da cui, con un altra piccola zucca che fungeva da mestolo, andava mescendo un liquido lattiginoso, che gli astanti attendevano con occhio già lucido e rotondo. Due o tre, già dormivano, russando sonoramente senza curarsi della pioggerella leggera. Le donne invece, conscie della loro fotogenicità, si mettevano in mostra, facendo ondeggiare gli enormi orecchini con piccoli movimenti del capo. Facemmo il nostro dovere di fotografi con una certa fretta, perchè, di tanto in tanto dal gruppo maschile arrivavano grugniti e grida che non parevano particolarmente rassicuranti. L'Ambassador bianca ci aspettava poco lontano e ce ne andammo lentamente per non rompere l'equilibrio del mercato.