Oggi al Cinema incontra Zack Snyder, regista de “L’uomo d’acciaio”

Creato il 18 giugno 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Intervista a Zack Snyder: “Superman come risposta mitologica all’impossibile”

TAORMINA. Sta per uscire nelle nostre sale, e già non si fa altro che parlare di L’uomo d’acciaio. Sarà all’altezza degli altri, fortunatissimi, film sui supereroi, dalla trilogia ironica e graffiante di Iron Man fino alla saga di Batman firmata Christopher Nolan? Zack Snyder, regista esperto di fumetti su grande schermo (vedi Watchmen) che incontriamo alla 59a edizione del Taormina Film Fest, promette di sì, e sottolineando che Nolan figura nella produzione, aggiunge: “Abbiamo pensato di creare un Superman che come fan avremmo voluto vedere”.

Come avete costruito il vostro “super-uomo di acciaio”?
Volevamo che la storia mostrasse l’uomo adulto e si concentrasse sul far capire come potesse esser diventato l’uomo che è adesso. Abbiamo insistito sul conflitto interiore tra radici aliene e umanità: Superman lotta per essere accettato dal mondo umano adottivo.

Poi c’è la parte di lavorazione visiva, tra effetti speciali e 3d…
Sono sempre stato interessato a film che avessero un lato fantasy, amo realizzare film con queste nuove tecnologie con cui mi sento a mio agio, non mi limitano affatto, anzi mi consentono ogni volta di sperimentare nuove cose. Non scordiamoci che si tratta di un film tratto da fumetti, il motivo per cui ho accettato di realizzarlo è perchè si tratta di un personaggio irreale, e l’unico modo per raccontarlo era radicarlo nel reale: l’ironia sta proprio nel fatto che lo stile del film è realistico, è assurdo perchè il protagonista ti brucia con gli occhi, vola, eppure tutto questo permette al non stile di divent stile: la mancanza di stile è voluta, e mi divertiva molto.

Anche il riferimento visivo al crollo delle Torri gemelle era voluto?
E’ un riferimento del tutto inconsapevole, me ne sono reso conto solo rivedendo il film. Dietro quel crollo e il panico generale, per me c’è l’idea che Superman rappresenta una risposta mitologica all’impossibile, a quegli eventi che non si possono risolvere.

Com’è stato avere un cineasta del calibro di Christopher Nolan come produttore?
Chris è venuto sul set una volta, solo per una visita. Diciamo che esistono due tipi di film che si girano a Hollywood. Film fatti da un regista e film fatti da un comitato di studios: Chris sostiene il tipo di film che tu, in quanto regista, intendi realizzare. Infatti tutto ciò che mi ripeteva era: “Dimmi come posso aiutarti”. Lui stava girando nel frattempo The dark knight, quindi durante le risprese non l’ho visto molto, invece in fase di sceneggiatura abbiamo collaborato parecchio. È un grande produttore Nolan, sostiene per davvero il regista.

Si è parlato del simbolismo cristologico alla base del suo film, conferma?
Sì, ma ci tengo a specificare che non è nulla che abbia inventato io, appartiene già alla leggenda di Superman. Il padre lo manda sulla Terra per salvarla, lui ha 33 anni… insomma, non volevo mancare di rispetto anche a questo simbolismo che esiste ormai da tempo.

E sul rinnovare il tradizionale costume come vi siete regolati?
Ci abbiamo lavorato parecchio. Io ci tenevo che fosse il più vicino possibile all’idea del costume di Superman che tutti abbiamo, cioè stivali e mantello rosso, la S sul petto, simboli che lo facessero riconoscere immediatamente. Volevamo poi che il costume fosse parte della cultura aliena, non avevano senso le mutande, per esempio, gli alieni non mettono mutande. Forse per questo sono alieni! Poi non a caso anche il generale Zod (Michael Shannon, ndr) indossa lo stesso costume di Superman, per me era un modo di abbracciare la cultura originaria del supereroe.

Se il film andrà bene, è già pronto per un sequel?
Abbiamo esaurito tutte le idee che avevamo: per un sequel avremmo il problema di cosa metterci dentro. Però, lo ammetto, sarebbe un gran bel problema.

di Claudia Catalli


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