Pensavo di aver visto tutte le immagini della caduta del muro di Berlino e di averle ormai metabolizzate, e invece me n’ero perse tantissime e l’emozione non cambia. Cliccate qui e vedete se fanno lo stesso effetto anche a voi gli scatti di Steve Eason per Getty Images, sontuosamente raccolti dal Google Cultural Institutein una delle tredici mostre virtuali dedicate alla Storia e alle storie di quel 9 novembre di ventitré anni fa. Ci sono immagini, filmati, testimonianze. Basta spostare il cursore sul 1989 e il viaggio continua. Una riscoperta, per chi quel giorno era già al mondo. Una scoperta per chi non era ancora nato o troppo piccolo per farsi coinvolgere dall’evento che ha cambiato il mondo.
Le tredici mostre – “La Fine della Cortina di Ferro” – propongono chiavi di lettura variegate su vicende e circostanze di quei giorni e di quegli anni. Eccone alcune. Non avrete difficoltà a trovarle tutte:
- Solidarity & the fall of The Iron Curtain - la nascita e l’evoluzione del sindacato indipendente dei lavoratori che ha portato all’elezione di Lech Wałęsa come Presidente della Polonia nel 1990.
- Visions of Division - Il Professore Patrick Major, storico della Guerra Fredda, fornisce un resoconto della vita nella Germania divisa e dell’impatto del Muro nella vita quotidiana.
- Years of Change – diario di un autore immaginario che documenta eventi accaduti a Berlino come le elezioni farsa, le prime proteste e il concerto di David Hasselhoff dopo la caduta del Muro.
- The Berlin Job – un racconto personale della vita nella Berlino Est realizzato dal curatore indipendente Peter Millar, uno dei pochi corrispondenti non-tedeschi da Berlino Est negli anni ’80.
- Romanian Revolution – una serie di 4 mostre contenenti più di 50 filmati sulla diretta TV della caduta del dittatore Romeno Ceauşescu.
PS. Giusto per rispolverare la memoria (da Wikipedia):
Il Muro di Berlino (in tedesco: Berliner Mauer), nella propaganda della DDR chiamato antifaschistischer Schutzwall, “Barriera di protezione antifascista” era un sistema di fortificazioni fatto costruire dal governo della Germania est per impedire la libera circolazione delle persone tra Berlino Ovest (de facto parte della Repubblica federale) e il territorio della Germania est.
Tra Berlino Ovest e Berlino Est la frontiera era fortificata da due muri paralleli di cemento armato, separati da una cosiddetta “striscia della morte” larga alcune decine di metri.
Il muro divise in due la città di Berlino per 28 anni, dal 13 agosto del 1961 fino al 9 novembre 1989, giorno in cui il governo tedesco-orientale decretò l’apertura delle frontiere con la repubblica federale. Già l’Ungheria aveva aperto le proprie frontiere con l’Austria il 23 agosto 1989, dando così la possibilità di espatriare in occidente ai tedeschi dall’Est che in quel momento si trovavano in vacanza in altri paesi dell’Europa orientale.
Durante questi anni, in accordo con i dati ufficiali, furono uccise dalla polizia di frontiera della DDR almeno 133 persone mentre cercavano di superare il muro verso Berlino Ovest. Alcuni studiosi sostengono che furono più di 200 le persone uccise mentre cercavano di raggiungere Berlino Ovest o catturate ed in seguito giustiziate.
Il 9 novembre 1989, dopo diverse settimane di disordini pubblici, il Governo della Germania Est annunciò che le visite in Germania e Berlino Ovest sarebbero state permesse; dopo questo annuncio una moltitudine di cittadini dell’Est si arrampicò sul muro e lo superò, per raggiungere gli abitanti della Germania Ovest dall’altro lato in un’atmosfera festosa. Durante le settimane successive piccole parti del muro furono portate via dalla folla e dai cercatori di souvenir; in seguito fu usato dell’equipaggiamento industriale per rimuovere quasi tutto quello che era rimasto. A tutt’oggi c’è un grande commercio dei piccoli frammenti; il prezzo può variare a seconda della grandezza di questi.
La caduta del muro di Berlino aprì la strada per la riunificazione tedesca che fu formalmente conclusa il 3 ottobre 1990.
Il Muro di Berlino è considerato il simbolo della Cortina di ferro, linea di confine europea tra la zona d’influenza statunitense e quella sovietica durante la guerra fredda.