Certo la logica ufficiale è carente: se si teme la vendetta perché uccidere Bin Laden o chiunque fosse, proprio ora che il mondo arabo sembra allontanarsi dall’integralismo folle? La ragione è che per battere l’avversario in una cultura democratica che i media e i gruppi di pressione economica stanno rendendo povera e sempre più rozza, non c’era altra strada per Obama che prendere un the al party dell’America profonda.
Però francamente la lettura dei giornali è desolante, le dichiarazioni che piovono testimoniano che la natura non aborre il vuoto, ma lo ama pazzamente. Non mi riferisco certo all’Italia dove una signora affetta da candidosi cerebrale per prossimità ha detto che la morte di Bin Laden è un miracolo di Wojtyla. Questo è un miserabile grottesco tutto nostrano, di cui peraltro abbondano esempi.
Dico tutte le sciocchezze sul mondo migliore che giungono. Sarkozy che si congratula con Obama per il “coraggio”, il giubilo, i messaggi in cui si dice che giustizia è fatta e le intelligenti analisi in cui si sostiene che questa è una vittoria della democrazia. Della quale sappiamo per certo una cosa: che continuerà ad essere esportata con gli stessi metodi, come da apposite e preventive dichiarazioni.
La stupidità radicale sta nel fatto che da una parte si fa festa per la morte vera o presunta di Bin Laden, nonostante esista più di qualche mistero in merito oltre a una lunga serie di pasticci, dall’altro si dice in sostanza che niente è cambiato. E allora cosa festeggiamo? La quarta o quinta fine di un simbolo ormai fuori da decisioni operative?
Oppure la nostra democrazia occidentale festeggia solo la soddisfazione di una vendetta, un temporaneo ristoro alla paura dalla quale è attanagliata e che la rende aggressiva nel suo declino? La rinuncia ad essere qualcosa di diverso da ciò che combatte o finge di combattere per nascondere altri interessi? Perché se così fosse, questa sarebbe la seconda sconfitta dopo l’11 settembre. Forse anche più grave.