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Oggi parliamo con... #7 - Francesca Rossini
Creato il 18 dicembre 2014 da Valentina Gambarini @cytsukiCiao Francesca, grazie innanzitutto della tua disponibilità. Che ne diresti d'iniziare parlandoci un pochino te, di cosa ti piace fare ma soprattutto di cosa ti ha portata ad approcciarti alla scrittura e che ruolo ha quest'ultima nella tua vita?
Ciao, grazie a te. Io sono un’insegnante che da sempre coltiva l’amore per i libri. Hanno accompagnato la mia adolescenza tutti i classici, da Foscolo a Verga, che aveva mio padre nella libreria. Poi sono passata agli autori contemporanei, ora leggo tutto quel che mi passa sotto mano. Amo definirmi praticamente onnivora in campo letterario, pur prediligendo i thriller e i gialli. Per quanto riguarda la scrittura ho iniziato scribacchiando favole per i miei alunni, poi due anni e mezzo fa, nella noia della gravidanza a riposo forzato prima e nell'interminabile attesa dell’ultima poppata poi, non so cosa sia scattato in me, ho iniziato a scrivere di getto. La scrittura ha avuto un ruolo fondamentale, mi ha fatto sentire viva quando le mie giornate si limitavano a poppate e pannolini, ha mantenuto il mio cervello allenato, e mi ha dato la forza per non crollare, con due figlie da crescere e un marito lontano, completamente sola.
"Phoenix" è il titolo del tuo romanzo, da cosa ti è nata l'idea di questa storia a carattere giallo/noir?
Adoro i gialli, i thriller, lo spionaggio e adoro i film e le serie televisive di questo genere. L’agente segreto, nello stile del vecchio James Bond, mi ha sempre affascinato, come mi affascinano gli intrighi, i misteri e i sotterfugi della guerra fredda. In realtà la storia è nata da sé, doveva essere un raccontino, da tenere nel PC, poi una pagina ha seguito l’altra e documentandomi per sviluppare un’idea ne nasceva subito un’altra.
Ti va di parlaci un pochino della trama?
Il romanzo è ambientato nei primi anni ottanta, in piena guerra fredda, i luoghi sono tra i monti Appalachi negli Stati Uniti, la Svizzera e la Germania, nella famigerata prigione della Stasi. L’affascinante ma problematico agente segreto Clay Hobbs, invincibile nel suo lavoro, ma con comportamenti ossessivi, al limite di ciò che viene definito ‘normale’, si ritrova a dover chiedere aiuto ad una novellina: una informatrice che lavora come infermiera in un ospedale, dove l’agente deve rapire un uomo del Kgb, latitante da anni. L’infermiera Leila Lane, l’esatto opposto dell’uomo: con una vita familiare disastrata, che si arrabatta a vivere la sua caotica esistenza, portando sulle spalle il peso di un figlio da crescere da sola e di una sorella disoccupata che vive in casa sua, è inesperta e impacciata, ma è tenace e forte nell'affrontare le difficoltà. Dal loro incontro parte una serie di eventi a catena che porterà i due protagonisti a vivere gomito a gomito un’avventura che li avvicinerà, anche se tra continui litigi e battibecchi. Ma a ingarbugliare le cose l’arrivo di un altro agente, Rebecca Doyle, l’eterna fidanzata dell’enigmatico Clay. I rapporti si complicano e così pure la storia, che tra complotti e agguati, porterà i tre nella Berlino est del regime comunista.
Com'è stato scriverlo? Quali sono stati i momenti più importanti e quali gli aspetti che hai cercato di valorizzare e far emergere maggiormente in questa storia?
Scriverlo è stato un’avventura, la prima stesura è stata un’emozione, un’adrenalina indescrivibile e un’immensa soddisfazione: passavo ore ed ore ticchettando freneticamente sui tasti, completamente rapita, dimenticavo di mangiare e dormire. I personaggi prendevano vita, di notte li sognavo e nascevano capitoli interi con estrema facilità…ma era solo la prima bozza. Poi le ricerche lunghe e difficili, anche per la scelta dei luoghi così lontani. Ho passato secoli a guardare mappe satellitari e non, cercando i posti adatti negli sperduti monti e altrettanti a studiare la storia di quel periodo, anche se poi ho deciso di lasciarla solo come sfondo per non appesantire il romanzo, ho studiato tutti i metodi di tortura noti nella prigione della Stasi, letto le testimonianze di chi c’è stato, insomma, non è stata una passeggiata.
Ho cercato di dar spazio ai personaggi, alle loro emozioni e alle loro complicate personalità, soprattutto Clay, bello come il sole, ma con un animo chiuso e problematico, che si scoprirà non essere dovuto solo al tipo di lavoro. Io adoro la psicologia, mi piace indagare e mettere le mani nelle infinite possibilità della psiche. I rapporti tra i protagonisti, che si andranno complicando via via che i due supereranno il disagio per il loro essere così diversi, sono stati per me il fulcro della storia, poi ovvio, si parla di spionaggio, l’azione fa da padrona, questi poveretti vengono sballottati da una parte all'altra senza fermarsi un attimo fino all'epilogo.
Si dice che, di solito, prima di essere scrittori si è anche lettori. Sei d'accordo con quest'affermazione? Quanto è importante la lettura nelle tue giornate? Quali sono i generi che maggiormente ti affascinano?
Nulla di più vero, non capisco chi si definisce scrittore dicendo: “no, io non leggo” ma come è possibile? Nasce tutto dall'amore per la lettura: le idee, il modo di scrivere, il genere di storie che si andranno a raccontare, hanno origine dalla mescolanza di tutto ciò che abbiamo letto e che ci ha segnato. Io, come ho detto prima, divoro di tutto, anche se di solito non amo testi filosofici o filosofeggianti… I miei preferiti sono i thriller, gli horror di King, le saghe di Follet, ma i miei miti sono Pirandello e Calvino, tra le cui pagine ho passato tanti e tanti pomeriggi dai dodici anni in poi. Ora, con l’avvento degli ebook, la sera posso dedicarmi alla lettura senza accendere la luce e svegliare le mie bimbe. Leggo molti esordienti, anche se nel weekend, amo ancora prendere in mano il cartaceo e immergermi nelle trame dei miei big preferiti.
Hai già progetti di scrittura futuri in testa?
Ne ho talmente tanti, sono nella così detta fase creativa (che spero non termini mai), sicuramente un seguito di Phoenix, perché il finale lascia più di un punto in sospeso, poi ho vari progetti di favole didattiche, uno studiato per bambini non udenti e uno sulle paure infantili. Nel frattempo, per non rischiare di annoiarmi, scrivo racconti su piattaforme come the incipit e 20lines e collaboro con il sito ‘il momento di scrivere’ dove curo la rubrica “dalla bozza al romanzo” Insomma, se aggiungiamo due bambine e un lavoro a scuola, mi servirebbero giornate di quarantott'ore per fare tutto. Comunque sono soddisfatta e serena per come stanno andando le cose: se due anni fa mi avessero detto che avrei pubblicato un romanzo, avrei riso di cuore, invece tutto è possibile, basta impegnarsi e soprattutto crederci fino in fondo. Questo il mio consiglio per tutti quelli che vorrebbero provarci: la strada è lunga e in salita, ma non ascoltate chi vi dice che è impossibile, non lo è!
Davvero dei progetti interessanti! Ti auguro tutta la fortuna nel realizzarli! :D
Grazie per aver condiviso con noi le tue esperienze di scrittura e di averci aiutato a conoscerti! ^^
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