Abbiamo il piacere d’incontrare “i Madonnari” di Milano, così soprannominati dal loro editore per il bestseller a sei mani “Operazione Madonnina”.
Buongiorno e grazie di aver accettato l’invito. Cosa beviamo? Spritz per tutti?
Bianco spruzzato Campari, siamo tradizionalisti.
Raccontate ai lettori di Giallo e Cucina chi siete, come vi siete conosciuti e com’è nata l’idea di scrivere assieme.
Siamo tre diversamente scrittori. Riccardo lavora in pubblicità per la Rai, Andrea gestisce un centro anziani, Francesco vende fiori finti al mercato. Siamo di Milano, città in cui siamo nati e viviamo. Siamo giovani e brillanti, alti, fisico atletico, chioma fluente. Insomma dei fighi pazzeschi. Ah, ogni tanto esageriamo anche quando ci presentiamo, ma è un dettaglio. Ci siamo conosciuti grazie ad Eclissi editrice, che pubblica i nostri romanzi ‘singoli’. Abbiamo cominciato a frequentarci anche fuori dalle questioni prettamente editoriali e ci siamo trovati simpatici, tant’è che una sera di un paio d’anni fa a Luca Crovi (nostro grande amico oltre che super critico letterario, conduttore radiofonico, autore, e mille altre cose) al bar ci ha proposto di rubare la Madonnina dal Duomo di Milano. Non abbiamo capito subito che ci aveva proposto di scrivere un romanzo a sei mani, per cui siamo sbiancati e ci siamo visti a San Vittore con vent’anni da scontare. Siamo dei fighi pazzeschi ma ogni tanto le cose bisogna che ce le si spieghi per bene.
Una cosa che non avete avuto modo di raccontare in altre interviste?
Che quando ci troviamo per scrivere per noi è una festa. Ci divertiamo un sacco. Diciamo tutto e il contrario di tutto, poi cerchiamo di prendere il meglio e usarlo. Negli ambienti cool si chiama “brain storming”, a noi piace chiamarlo “Ragazzo, un’altra birra grazie!”.
Come si fa a scrivere una storia in tre? Ci spiegate le dinamiche? Come vi siete organizzati?
Ci vediamo al bar. Ci serve un posto che non sia casa di nessuno, che non favorisca nessuno, e il bar è perfetto. Prima ragioniamo sulla trama, a livello macroscopico, scriviamo una sinossi e definiamo i personaggi, ne dettagliamo le linee verticali (chi sono, quando sono nati, dove, che lavoro fanno, etc…). Con la sinossi poi andiamo nei dettagli della linea orizzontale (lo svolgimento della trama) e la destrutturiamo, ne otteniamo una sceneggiatura, perché a noi piace immaginare le scene, raccontarcele, condividerle, perché in tre non ci possono e devono essere segreti o trucchi tipo conigli bianchi che sbucano da un cilindro: oplà! Una volta ottenute le scene decidiamo chi le scrive, si accettano volontari, altrimenti si va a caso: tu questa, tu quest’altra e tu quest’altra ancora.
Ognuno fa da solo o vi trovate?
Solo la stesura dei singoli capitoli è un atto singolo, ma è supportato da un lavoro preliminare di sceneggiatura, quindi ognuno di noi sa già cosa scriverà chi. Sul ‘come’ ci permettiamo delle libertà. Poi condividiamo subito il lavoro con gli altri e ci diamo un ok oppure rompiamo le balle.
“Operazione Rischiatutto” è la vostra ultima fatica. Raccontateci un aneddoto legato al romanzo.
Per scriverlo ci siamo dovuti documentare, quindi siamo andati in Rai, alle Teche, e ci siamo guardati un po’ di puntate del Rischiatutto del 1974, le puntate che poi abbiamo messo nel romanzo ‘alterandole’ un po’…insomma, ci siamo presentati ai ragazzi delle Teche spiegando che dovevamo scrivere un libro, ci hanno guardato in faccia e non ci hanno creduto. Ci siamo posti delle domande.
Ambientate i racconti negli anni ’70. Eravate bambini! Cosa vi piace di allora?
Il fatto che la gente non era rassegnata, assuefatta, isterica. Si lottava, e si credeva, e ci si credeva. Era pericoloso. Ma forse l’apatia non è pericolosa?
E del rapporto con Editor ed Editore cosa potete dirci? (occhio che Carlo è un amico!)
Con Carlo andiamo d’accordissimo, con l’editor anche, è un passaggio obbligato e necessario. Certo, magari non è tanto divertente, ma è un lavoro che va fatto e lo facciamo.
Il successo della prima “Operazione” è stato travolgente. Ve lo aspettavate?
Assolutamente no. E’ stata una bellissima sorpresa. Ringraziamo di cuore tutti quelli che lo hanno letto e che andranno a comprarselo dopo aver letto questa intervista. Allora? Siete ancora lì?
Ora siete un po’ in ansia avendo creato nei lettori cotante aspettative?
E perché dovremmo? Noi pensiamo e scriviamo storie, e continueremo a farlo. Pubblicarle o meno, avere successo o meno sono discorsi che non riguardano soltanto noi, ma persone che investono sui libri, che lo fanno di lavoro, magari l’ansia la lasciamo a loro, che dici? Noi vorremmo restare il più possibile fuori da queste dinamiche produttive. Per cui da questo blog lanciamo un appello: lasciateci fare gli scrittori e basta.
Descrivetevi come lettori: quali libri comprate? Avete un genere preferito o spaziate a seconda del momento, dello stato d’animo? E se volete regalarlo un libro (non vostro) come lo scegliete?
Leggiamo un po’ di tutto. Noir, gialli, narrativa, fumetti. ripetiamo: fumetti. Perché dire “graphic novel” è un po’ come dire “brain storming”… Se vogliamo regalare un libro andiamo sul classico: Scerbanenco o i primi lavori di Olivieri.
Un consiglio ad un esordiente che ha la sua storia nel cassetto e non ha trovato ancora nessun editore interessato a pubblicarla?
Vai sereno. Fidati che stai meglio così. Riccardo ha dieci romanzi di narrativa nel cassetto, più una trilogia noir, più un tot di racconti, anche Andrea e Francesco hanno parecchio materiale, e insieme abbiamo altro materiale ancora. Eppure siamo tranquilli. Se qualcuno si innamora di noi valuteremo. Siamo dei romanticoni, prima dei soldi vogliamo dei progetti di vita, vogliamo sentirci a casa.
Vi piace presentare i libri al pubblico?
Certo. E quando c’è intesa con il pubblico si ride un sacco. Poi ogni tanto trovi il fenomeno che sta litigando con la vita (sua). Allora magari si ride meno. Succede.
Una domanda che non vi hanno mai fatto (e a cui avreste voluto rispondere) e una che vi ha messo in palese difficoltà?
Che non ci hanno mai fatto: sapreste scrivere una sceneggiatura per un film o un fumetto? Risposta: sì.
Che ci ha messo in difficoltà: a chi affidereste la regia di un ipotetico film tratto da “Operazione Madonnina”?
Quella volta la risposta l’abbiamo data, adesso diciamo no comment.
Ok, l’interrogatorio è finito! Come consuetudine di Giallo e Cucina, però, vi chiediamo di chiudere con una ricetta e una citazione! E grazie ancora della cortese disponibilità!
Risotto al sugo d’anguilla. Lo abbiamo assaggiato per la prima volta a Comacchio l’estate scorsa. Uno spettacolo.
Per la citazione ne proponiamo una cinematografica: “O mio dio. Mi hanno trovato. Non so come ma mi hanno trovato. Scappa Marty!” (Doc Emmett Brown, Ritorno al Futuro)