Abbiamo avuto modo di recensire il suo primo romanzo Parliamone ancora nel blog e, approfittando della sua gentilezza, le abbiamo rivolto anche qualche domanda per conoscerla meglio. Andiamo a leggere come si racconta nell’intervista per gialloecucina!
Intervista a Palma Lavecchia a cura di Elio Freda
Benvenuta su Giallo&Cucina. Un caffè? Un aperitivo?
Un caffè corretto, grazie! (e quando dico così, la signora Antonietta del mio bar di fiducia sa che deve buttarci dentro una pallina di gelato, tanta panna e del cioccolato fuso..)
Come di consueto, ti preghiamo di presentarti al pubblico. Chi è e perché scrive Palma Lavecchia?
Palma Lavecchia è una rag.. si può definire “ragazza” una che è alle soglie dei 40? Va bene, grazie. Dicevo.. Palma Lavecchia è una ragazza come tante, con una splendida famiglia e un lavoro impegnativo, che è quello del carabiniere. La difficoltà più grande di questa ragazza è il desiderio di voler fare mille cose e di non averne il tempo. Quindi, possiamo affermare con certezza che questo libro è pressappoco un miracolo.. e se non l’ha scritto prima è perché non avrebbe mai immaginato di riuscire a ritagliarsi tempo a sufficienza per terminarlo.
Quando e come è nata la tua passione per la lettura? Qual’è il tuo rapporto con la cucina?
Mah, la passione per la lettura/scrittura credo di averla da sempre, anche se con la nascita dei due figlioli, ancora troppo piccoli, molti equilibri sono mutati e non riesco a dedicarmici come un tempo. Stessa cosa dicasi per la cucina, che adoro e adoro cucinare.. e lo testimonia il fatto che molte scene del mio libro sono ambientate proprio tra i fornelli. Non per altro, uno dei miei film preferiti è “Come l’acqua per il cioccolato”, in cui il cibo era il mezzo alchemico per trasferire sentimenti all’amante proibito.
“Parliamone ancora”. Com’è nata l’idea?
E’ nato tanti anni fa, quando una persona a me cara perse improvvisamente il suo papà, con cui non aveva avuto un rapporto diciamo “non proprio idilliaco”. Al dolore della scomparsa, si aggiunse il rimpianto di gesti e parole che sarebbero rimasti sospesi per sempre. Da quel momento, ho iniziato a guardarmi attorno, ad analizzare tutta una serie di rapporti familiari e a coltivare l’idea della necessità di appianare certe acredini prima che la Vita ne renda impossibile il superamento.
Ti sei ispirata a qualche persona reale per la caratterizzazione del tuo protagonista o è frutto della tua fantasia?
Non saprei dire chi sia il vero protagonista di questa vicenda. Ce ne sono diversi.. Ma in effetti nessuno di questi è una persona reale; alcuni sono ispirati a persone che conosco, altri ne sono un po’ un miscuglio di caratteri.
Dove è ambientata la tua storia? Esiste un legame con questa città? Ne hai una conoscenza diretta o hai dovuto documentarti diversamente per rendere tanto credibile l’ambientazione?
I nomi dei luoghi sono di fantasia, ma la storia in sé è ambientata nel nord-est del nostro Bel Paese, diciamo al confine con la Slovenia. A Trieste vive mio fratello e ho avuto modo di apprezzare la bellezza di quelle Terre di confine, così caratteristiche, intense, profumate. Mi trasmettono serenità, che ben legava con il messaggio positivo che desideravo trasmettere con il mio romanzo.
Esiste una colonna sonora che fa da sfondo alla tua attività di scrittrice?
Ne esiste una per ogni libro. Nella stesura di Parliamone Ancora mi capitava spesso di dover ascoltare Rambling Paths di Mark Salona (https://www.youtube.com/watch?v=7Pg9CUMD3QY) quando magari avevo qualche minuto per scrivere ma non ero sufficientemente concentrata. Quella musica dolcissima mi calava immediatamente nell’atmosfera di cui avevo bisogno, aiutandomi a ritrovare la giusta concentrazione. Per il nuovo libro che sto scrivendo, la musica è completamente diversa, ma di questo spero di potervene parlare più in là.. se qualcuno lo prenderà mai in considerazione!
Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate nella stesura della romanzo?
La mancanza di tempo. Certe volte mi sentivo così presa da desiderare di rinchiudermi dentro una stanza per qualche giorno e buttarlo giù tutto d’un fiato. Invece, magari dovevano passare settimane prima di riuscire a scriverne anche un solo rigo.
A chi e perché consiglieresti la lettura del tuo libro?
A chiunque. Perché se è vero che parla più strettamente dei rapporti genitore/figlio, più genericamente affronta il tema dei conflitti tra persone che, in fondo, si vogliono bene. In un primo momento, lo confesso, temevo di aver scritto un libro che sarebbe stato più apprezzato dalle donne; invece, dopo molti feedback positivi di uomini, credo di aver superato anche questo “limite”. E oggi posso dire con certezza che è davvero un libro per tutti…
Cosa puoi raccontarci a proposito della tua esperienza editoriale?
Che ho avuto molta fortuna. Un collega aveva pubblicato già con questa piccola casa editrice romana, Edizioni C’Era una Volta, e mi aveva dato un loro riferimento. Era il 15 agosto quando avevo messo il punto al romanzo. L’indomani mattina avevo spedito alla Presidente, Cinzia Tocci, le prime pagine, e lei poco dopo mi aveva chiesto l’intero manoscritto. Non lo avevo ancora.. non era pronto, non lo avevo riletto neppure una sola volta! Glielo mandai il 18, era una domenica. Mi disse che lo avrebbe letto entro settembre. Invece, mi richiamò quello stesso pomeriggio, dicendomi che aveva iniziato a leggere e non era più riuscita a smettere. Il 21 agosto abbiamo firmato il contratto. E da quel momento è iniziata una collaborazione splendida, con lei e la Vice Presidente, Federica Barbarossa, due donne eccezionali, determinate, vivaci, preparatissime. E adesso abbiamo questo bambinello da far crescere e diventare grande.. Una bella avventura, direi!
Che tipo di lettrice sei? Ci sono degli autori ai quali ti ispiri o che rappresentano per te un modello di riferimento?
Leggo di tutto, ma se non mi sento coinvolta e catturata sono capace di mollare un libro anche a metà e non andare oltre. E’ successo moltissime volte.. Adoro gli autori latino-americani, in particolare Gabriel Garcia Marquez, Isabelle Allende. Non mi ci sono ispirata espressamente, ma alcuni tratti del mio romanzo riconducono a loro: la famiglia, vissuta come un microcosmo in cui si riproducono, in piccolo, tutte le dinamiche proprie dell’Universo (così come ha anche sottolineato Ciro Scalera nell’introduzione al mio libro), il rapporto quasi religioso con il cibo, l’amore per la propria Terra.
Hai altri progetti letterari in cantiere?
Sì sì.. ormai il danno è fatto e tocca starci dentro. Dopo che hai vissuto l’emozione di vedere il primo lavoro tra le mani, come fosse una creatura in carne ed ossa, avverti che ve ne sono altre che spingono da dentro per uscire. Sto scrivendo il secondo romanzo, e ho già in mente il terzo, che sarà ispirato ad una storia vera estremamente emozionante e che non vedo l’ora di raccontare.
A tua scelta: lasciaci con una citazione o con una ricetta!
La citazione lascerebbe il tempo che trova. La “colva”, invece, è per la vita. E ve la propongo per due motivi: innanzitutto, perché mi riconduce alla mia Terra, ad una sua tradizione forte e sentita, quando, durante il periodo di Ognissanti, i banconi dei negozi di alimentari si riempiono di ciotoloni zeppi di questa deliziosa e sublime brodaglia; e poi, perché quest’anno non sono riuscita a farla, per cui mi è rimasto un desiderio “appeso” e prepotente.
Ingredienti: 1/2 kg grano (anche quello già cotto va benissimo); una stecca di cioccolato fondente; una bella manciata di noci e di mandorle; un grappolo d’uva bianca, i cui acini verranno denocciolati; vin cotto; melograno; cannella. Preparazione: triturare mandorle tostate e noci a pezzettini, spezzettare a schegge la cioccolata, denocciolare gli acini di uva. Svuotare in una ciotola capiente il vasetto di grano precotto, e aggiungere le noci, le mandorle, la cioccolata, l’uva e il melograno, poi irrorare con vin cotto e una spolverata di cannella. Lasciare riposare, poi servire in coppette.