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Oggi parliamo con… Paolo Roversi

Da Gialloecucina

Pubblichiamo oggi l’intervista realizzata da Loredana Inserra a Paolo Roversi in occasione dell’uscita del suo nuovo lavoro “Il delitto dell’Expo”.

Buona lettura!

Radeschi nuovamente all’opera. Questa volta si muove nello scenario attuale degli scandali che attraversano l’Expo di Milano. Stiamo parlando del tuo ultimo e.book pubblicato in questi giorni “Il delitto dell’Expo”. Questa volta, però, lascia la sua vespa ‘Giallone’ parcheggiata sotto casa. A piedi dove va?

All’ultimo piano di uno dei nuovi palazzi di vetro costruiti dove una volta c’era il Luna Park delle Varesine. Lì è in corso una mega festa e, naturalmente, dove c’è Radeschi c’è un delitto… Su cui indagherà a modo suo.
‘La realtà supera spesso la fantasia’, dicono, per i tuoi romanzi a quale delle due attingi di più?

Alla realtà. Parto da un fatto reale e poi ci ricamo sopra. Diciamo che ci metto la fantasia per renderlo letterario.

Quanto c’è dello sceneggiatore nei tuoi romanzi e quanto dello scrittore nelle tue sceneggiature?

Nei romanzi sono più libero, più creativo. Nelle sceneggiature hai molti più paletti da rispettare. Certo anche lì puoi essere creativo ma è molto meno divertente…

Quattro romanzi di Radeschi per adulti e uno per ragazzi. Pensi che oggi sia ancora valida questa distinzione del pubblico per le letture?

Credo di sì. I romanzi per ragazzi hanno un passo diverso, sono più “semplici” sotto alcuni aspetti ma anche più impegnativi sotto altri. La distinzione che ci vedo è quella di un film con un cartone animato. Entrambi posso essere visti da adulti e ragazzi ma sono comunque realizzati per un certo pubblico di riferimento.

Una citazione di Roversi da lasciare ai posteri, grazie

Una frase che Radeschi dice all’inizio di questo ebook e che vale sempre come consiglio: Quello che hai fatto, ti ritorna. Questo è il karma
E una ricetta di Radeschi da lasciare a noi che amiamo la cucina.
E’ la ricetta di un cocktail così come viene descritta nel romanzo L’uomo della pianura:
“L’aveva battezzato Mojito Radeschi, dal nome dell’inventore, ed era a base di rhum anejo, fragole, menta, lamponi, ghiaccio tritato, lime, zucchero bianco e una cannuccia di liquirizia che andava mangiata alla fine.”



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