Intervista a Bruno Elpis a cura di Alessandro Noseda
Benvenuto a Giallo e Cucina e grazie per il tempo che ci dedichi.
Grazie a voi per avermi invitato. Ma qui si mangia? Scommetto che te lo chiedono tutti… J
Iniziamo con le presentazioni. Raccontaci chi sei e perché scrivi.
Sono dirigente di banca, ho una cultura classica e sono da sempre innamorato della letteratura. Ho iniziato a scrivere da adolescente, come tutti fanno: poesie, pagine diaristiche e l’abbozzo di un romanzo. La mia formazione universitaria e il successivo impiego mi hanno temporaneamente distolto da questi interessi. Ma i grandi amori ritornano, eccome se ritornano… Eccomi dunque tra le braccia del mio primo amore: la letteratura, intesa innanzitutto come lettura e approfondimento di opere altrui (credo di essere un lettore compulsivo) e, in seconda battuta, luogo ove faccio esperimenti di composizione personale.
Quando e come è nata l’esigenza di scrivere?
L’esigenza di scrivere è fisica, quindi risale agli albori della mia coscienza: talvolta è una necessità espressiva, quando i sentimenti e le emozioni spingono e reclamano una forma. Probabilmente, se sapessi dipingere o scolpire, incanalerei gli impulsi nell’arte figurativa. Costretto dalle mie incapacità, apro la valvola di sfogo del linguaggio e della ricerca semantica. Naturalmente, questa concezione della scrittura si disinteressa in modo pressoché totale delle ricadute – in termini di riscontro – dell’attività creativa. Altre volte la scrittura scaturisce direttamente dalle letture, dal desiderio di reinterpretare quello che altri hanno rappresentato. Per fare un esempio, ultimate le letture de “Il caso di Charles Dexter Ward” e de “Le montagne della follia” di H.P. Lovecraft, ho avvertito l’esigenza di scrivere racconti miei, traendo ispirazione dal solitario di Providence.
Rubi alla realtà oppure i tuoi personaggi sono totalmente frutto di fantasia?
Nei racconti, qualche volta, sono autobiografico in modo imbarazzante, anche se cerco disperatamente di camuffarlo. Nei due romanzi che ho pubblicato, i personaggi sono generalmente di fantasia, ma sono assemblati con pezzi di varia natura: parti di me, componenti tratte da altre persone. Una specie di collage, risultati di puro costruttivismo soggettivo…
Dove ambienti i tuoi romanzi?
I due romanzi pubblicati sono ambientati sul lago di Como. Le atmosfere lacustri sono troppo affascinanti, così impregnate di natura e di ricordi personali: il lago – come il mare – è un soggetto perfetto, offre spunti continui, si presta a materializzare le impressioni più variegate.
Cosa puoi dirci della tua esperienza editoriale e del rapporto con editor ed editore?
Ho pubblicato i due romanzi con Ciesse, è stata un’esperienza pienamente positiva, l’editore mi ha consentito di realizzare un desiderio importante. I due editor che mi hanno accompagnato in queste avventure sono stati amichevoli, efficaci e propositivi. Come dice S. King in “On writing”: “Scrivere è umano, editare è divino”. Ho pubblicato molti racconti con editori che dimostrano di avere molta cura per il particolare e per i nuovi autori: Diamond, Damster, Delos e Imperium.
Tu sei uno dei tre autori dell’antologia erotica “I sensi dell’eros” (Edizioni Imperium), cosa puoi raccontarci di questo progetto collettivo?
Sono stato scritturato da Francesca Panzacchi, che ha curato l’opera con la sensibilità e l’esperienza che la contraddistinguono. A lei è stata affidata la scelta degli autori. Il risultato è composito, intarsiato, perché combina tre scritture profondamente diverse e, come tali, suscettibili di raggiungere gusti diversificati. I racconti che ho scritto (Sapore di mare e La sindrome di Sherazade) “soffrono” le suggestioni letterarie che Anaïs Nin – e non solo lei – ha esercitato sul mio immaginario erotico. È stato bello rileggere questi echi accostati al feticismo trasognato di Charmel Roses e allo stile sanguigno ed esplicito di Frank Detari.
Hai altri progetti letterari in cantiere?
Da sempre sogno di comporre un romanzo drammatico nel quale riprodurre le tematiche esistenziali e poetiche che hanno segnato la mia vita. Da sempre rimando continuamente questo progetto.
Qual è il tuo motto?
Primum vivere, deinde philosophare. E sai perché? Perché tendenzialmente sono portato al contrario.
In cucina come te la cavi? Vorresti regalarci una ricetta?
Come in tutte le attività della vita, anche i risultati in cucina dipendono dalla passione che investo. Talvolta vengo apprezzato per le sperimentazioni, altre volte – quando cucino in modo svogliato, perché costretto – i familiari gridano all’orrore. Quanto ai gusti, prediligo i sapori forti e piccanti del nostro meridione. Da lombardo, ho introdotto alcune varianti eterodosse alla ricetta tradizionale dei pizzoccheri (sostituisco ai fagiolini altre verdure, come coste, erbette, spinaci o piattoni, e rimpiazzo il formaggio Casera con lo stracchino o con il brie). Qui propongo la torta “cioccolato e pere” senza glutine, facilissima da realizzare: in due tuorli d’uovo amalgamare la farina senza glutine e il lievito gluten free con una spolverata di zucchero; aggiungere nell’impasto due pere tagliate in pezzetti e versare il composto in una terrina imburrata. Spezzettare sulla superficie dell’impasto una tavoletta di cioccolato fondente Lindt (lo sapete, vero, che il cioccolato fondente è sempre senza glutine, a differenza di quello al latte?) e infornare per 25 minuti a 210 gradi. Anche chi non è intollerante mi fa sempre i complimenti. Parola di apprendista-scrittore di racconti erotici! J
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Bruno Elpis (www.brunoelpis.it), nato a Como e residente in provincia, ha pubblicato due thriller psicologici, “Il carnevale dei delitti” e “Il mistero dei massi avelli”, Ciesse Edizioni. Collabora con diversi blog letterari e con la testata giornalistica on line www.i-libri.com, ove è redattore responsabile della narrativa. Ha scritto numerosi racconti, selezionati in concorsi e pubblicati.