Per la verità non sono molte le notizie attorno al Beato Lanuino perché molti documenti andarono perduti ed anche perché i religiosi certosini, per via della loro regola dettata da tanta clausura e contemplazione, poco hanno lasciato del loro passaggio nella vita terrena. Comunque le pochissime cronache del tempo ci dicono che Lanuino è nato da nobilissimi genitori in Normandia nel sec. XI ed ancora giovane si stabilì a Roma con la famiglia dove crebbe timorato di Dio dandosi agli studi delle lettere con forte impegno. Dopo il completamento degli studi si presentò alla Curia Romana che lo accolse benevolmente. Qui, nel 1089, conobbe il Patriarca Bruno di Colonia che in quel periodo si trovava a Roma chiamato dal discepolo il Papa Urbano II per essere sostenuto nei complicati affari della Chiesa e fu accolto come figlio prediletto e prezioso collaboratore nel difficile momento che attraversava il Pontificato. In seguito il Patriarca Bruno accompagnò il Papa in Calabria dovendo stringere alleanza con i Normanni che nel frattempo avevano preso possesso di buona parte del sud ed avevano stabilito come sede capitale del loro regno Mileto in prossimità dell’antica Monteleone oggi Vibo Valentia. Essendo vacante la sede vescovile di Reggio, Urbano II la offri a san Bruno che rispettosamente la rifiutò avendo come preciso obiettivo della sua vita religiosa il silenzio, la solitudine, la contemplazione e la penitenza. Così chiese ed ottenne di rimanere tra le impervie montagne della Calabria a somiglianza del paesaggio di Grenoble dove in località Chartreuse aveva fondato la sua prima comunità eremitica e contemplativa che aveva preso il nome di Certosa. In terra calabra il Conte Ruggero donò a Bruno un’ampia area desertica tra Stilo e Squillace che molto piacque al Santo il quale si fermò e vi fondò l’eremo di S. Maria della Torre, oggi Santa Maria del Bosco primo nucleo della Certosa di Serra San Bruno. In questa non facile pia impresa Lanuino era al fianco del Maestro Bruno e quando questi morì, 6 ottobre 1101, è stato naturale che a succedergli nella guida della Certosa fosse proprio lui. Di questa successione, però, non tutta la comunità certosina era concorde. La maggior parte dei monaci, come ci riferisce Bruno Sodaro, era convinta che Lanuino non avesse bisogno di elezione perché era stato proprio il fondatore Bruno a designarlo Rettore e quindi era cosa automatica la successione, invece per una minoranza era necessario interpellare il Papa. Sta di fatto che il Pontefice Pasquale II inviò come suo delegato il vescovo Albanese a presiedere il Capitolo composto dai 32 monaci che costituivano, in quel tempo, la Certosa di Calabria e Lanuino fu eletto Maestro e nuovo Rettore, incarico che portò avanti con abnegazione, pietà ed osservanza delle regole lasciate dal Fondatore, insomma “genuino interprete ed erede più autorevole dello spirito certosino” come lo ritenne lo storico Francesco Russo. Sotto la sua guida, la Certosa di La Serra, come allora veniva chiamato il paese, cresce in vocazioni dicendo, come scrive Sodaro, “addio al mondo e alle sue delizie, comprime col digiuno corporale e con altre modificazioni la concupiscenza della carne, rifugge dalle dignità, dagli onori, ama la povertà, desidera le umiliazioni, sostiene gioiosamente le cose aspre”. Dal punto di vista economico, l’eremo serrese, detto allora anche di Santo Stefano, non s’ingrandì molto ed il patrimonio, costituito da donazioni di laici e soprattutto di Ruggero il Normanno, fu da Lanuino destinato alla coltura per un onesto sostentamento degli stessi monaci e per provvedere alla povertà tanto diffusa in quelle aspre terre. Nel contempo provvide ad edificare nel 1114 la grangia di San Giacomo di Montauro destinata all’accoglienza di quei monaci troppo anziani o infermi e non più in grado di sostenere la rigida regola monastica praticata nella certosa serrese per gran parte dell’anno sommersa dalla neve e dal gelo. E Lanuino non prodigò le sue forse solo per la sua comunità eremitica ma anche per la Chiesa secolare che lo ha visto protagonista competente nelle tante controversie durante i tanti incarichi, missioni ed interventi assegnatigli da Pasquale II tanto da meritarsi la partecipazione nei Concili svolti a Roma, Firenze, Vastalla e Benevento. Dai codici manoscritti del sec. XII si ricava che il nostro beato Lanuino finì il suo pellegrinaggio su questa terra l’11 aprile 1121, giorno che fa memoria dell’Incarnazione del Signore. I suoi confratelli che ormai vedevano in Lanuino il loro Patriarca San Bruno onorarono la sua morte riponendo le sue spoglie nella nuda terra del piccolo cimitero certosino vicino al corpo del Fondatore. Successivamente, sotto il Priorato di Lamberto, i due corpi furono esumati e riposti, con gran festa, in una urna e traslati nella chiesetta di Santa Maria del Bosco vicino all’altare maggiore e lì rimasti quasi dimenticati, a causa delle alterne vicende dell’Ordine certosino, fino agli inizi del XVI sec. Oggi sono custodite ed esposte alla venerazione nella chiesa conventuale della stessa Certosa serrese in unica urna che porta la dicitura “in morte quoque non sunt divisi”.
È dal 4 febbraio 1893 che il nostro Lanuino è venerato col titolo di Beato grazie ad un decreto dell’allora Papa Leone XIII.