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Oggi vabbo

Da Stefanod
V.a.b. è l'acronimo di "vård av barn" (curare il bambino). Per il servizio di previdenza sociale svedese indica il rimborso che viene dato al lavoratore (sia dipendente che autonomo) quando deve perdere un giorno di lavoro per stare a casa a prendersi cura di un figlio, ad esempio quando è ammalato. Segue il principio del congedo parentale, quindi lo stato paga sino all'80% dello stipendio giornaliero sino ad una certa cifra, e poi molte aziende completano sino al 90% (o anche 100%) dello stipendio nominale. Nella lingua svedese poi l'acronimo v.a.b. è stato trasformato nel verbo att vabba. "Jag vabbar" vuol dire "sono a casa con il figlio che è ammalato". È la frase che giustifica tutto: spostare riunioni o collegarsi in teleconferenza, cancellare appuntamenti, eccetera.
Faccio quindi di att vabba un verbo italiano e scrivo che questa mattina io vabbo, visto che sono a casa con Sofia che è super raffreddata e che con i suoi 38.5 questa notte nel lettone ci ha fatto da boule dell'acqua calda. Ho avvisato al lavoro che vabbo e che quindi ad una riunione parteciperò, Sofia permettendo, passivamente per via telefonica mentre ho cancellato un pranzo di lavoro. In entrambi i casi la risposta è stata "Ok. Come sta la bambina?". Poi nel pomeriggio, visto un impegno purtroppo inderogabile, Anette vabba lei e mi darà il cambio. Per legge di Murphy oggi ci sono anche gli allenamenti di Eleonora e la prima riunione alla scuola elementare dove Eleonora inizierà ad agosto. Tipico, no?

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