Se la Francia dichiara guerra agli sprechi alimentari, la crisi ha portato gli italiani ad attrezzarsi per cercare di limitarli. E’ notizia recente che i supermercati francesi saranno costretti a donare, ridurre in concime o dare via come foraggio per gli animali ogni tipo di cibo che non viene venduto. E’ stata infatti approvata una legge volta a ridurre della metà la quantità di cibo sprecato entro il 2025. In Italia, invece, c’è ancora molto da fare. E’ quanto emerge da un’indagine Coldiretti/Ixè.
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In Italia 76 chili di alimenti finiscono nella spazzatura. Nonostante sei connazionali su dieci abbiano diminuito o eliminato gli sprechi domestici nel 2014, secondo una tendenza favorita dalla crisi, resta molto da fare, visto che ogni italiano ha buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari durante l’anno. Secondo la ricerca, che “fotografa” la situazione nel Belpaese, tra chi ha tagliato gli sprechi il 75% fa la spesa in modo più oculato, il 56% utilizza gli avanzi nel pasto successivo, il 37% riduce le quantità acquistate, il 34% guarda con più attenzione la data di scadenza e l’11% dona in beneficenza.
La riduzione degli sprechi anche nei ristoranti con la “doggy bag”. La tendenza a ridurre gli sprechi cresce anche fuori dalle mura domestiche, con un italiano su tre (33%) che quando esce dal ristorante non ha problemi a portarsi a casa gli avanzi con la cosiddetta “doggy bag”, anche se tra questi, solo il 10% lo fa regolarmente, mentre il 23% lo fa solo qualche volta, secondo l’indagine indicativa on line condotta dal sito coldiretti.it. Da questa indagine si evidenzia, peraltro, che una fetta rilevante della popolazione (24%) quando va a mangiare fuori, lascia sulla tavola gli avanzi semplicemente perché si vergogna di chiederli.
La ristorazione si è attrezzata per andare incontro a questo trend: in un numero crescente di esercizi, per evitare imbarazzi, si chiede riservatamente al cliente se desidera portare a casa il cibo o anche le bottiglie di vino non finite, e si mettono a disposizione confezioni o vaschette ad hoc. Si moltiplicano peraltro – continua la Coldiretti – le iniziative per la raccolta dei cibi avanzati in ristoranti, mense e pizzerie, ma anche di prodotti vicini alla scadenza offerti da negozi e supermercati da destinare ai più bisognosi.
A livello mondiale un terzo del cibo prodotto viene sprecato, per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate: sarebbero ampiamente sufficienti a sfamare la popolazione che soffre di fame cronica, secondo un’altra analisi Coldiretti su dati Fao. Gli sprechi alimentari hanno raggiunto quota 670 milioni di tonnellate nei Paesi industrializzati, con 630 milioni di tonnellate in quelli in via di sviluppo.
E non si tratta solo di uno sperpero di alimenti. Ogni anno – conclude Coldiretti – il cibo che viene prodotto ma non consumato consuma un volume di acqua pari al flusso annuo di un fiume come il Volga, utilizza 1,4 miliardi di ettari di terreno – quasi il 30% della superficie agricola mondiale – ed è responsabile della produzione di 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra. (ADNKRONOS)