Magazine Diario personale

Ogni giorno ci avviciniamo all’ignoto.

Da Gattolona1964

Ogni giorno moriamo un pochino anche se forse non ce ne accorgiamo. Ogni ventiquattro ore siamo più vecchi e stanchi delle ventiquattro ore precedenti e un nuovo capello bianco nasce e fa compagnia agli altri. Ogni luna che vediamo attraverso quelli che chiamano “occhi”ci avverte che un altro giorno è trascorso, la sua luce abbagliante ci insegna a fare il conto allo rovescia. Perchè? Ci avviciniamo ogni mattina e ogni pomeriggio sempre di più al nulla. Un nulla sconosciuto e tatno temuto che ancora ci fa paura, un nulla che può essere grande come la Terra, spaventoso come le malattie o inafferrabile come l’amore vero e grande. Non sapremo mai cosa ci aspetta, stiamo tutti aspettando di conoscere e di sapere, per tramandare agli altri ciò che vedremo ed impareremo. Non ci è permesso dirlo ai nostri simili, perchè chi è più in alto di noi, non vuole che si dica cosa c’è oltre questo corpo? Parlatemi di qualcuno che ci è riuscito ed andrò a trovarlo, anche abitasse nell’Antartide! Ci andrei a piedi pur di conoscerlo e chiedergli i segreti dell’ignoto.  Qualcuno di noi dovrebbe poter ritornare indietro per spiegarlo a chi rimane, a chi come me e come voi, è in attesa. Leggo che qualche personaggio strano, ai fini della ricerca, perchè quando non sappiamo che pesci pigliare tiriamo sempre in ballo “la ricerca” accetta di farsi ibernare e firma di farsi  svegliare, magari tra cento anni. Nella vana ed assurda speranza di essere ancora com’è oggi, nel sogno di ritrovare i vecchi amici del bar, nel desiderio di sapere cosa succede dall’altra parte. Riusciremo a farcelo dire da un ex ibernato, come si sta in un luogo che non è questo? Perchè ci fa tanta paura il “non sapere” il “non conoscere” che cosa ci aspetta? Non dare un volto, un nome, una località o un colore all’ignoto e all’ignorabile è per noi miserrimi motivo di disperazione e di terrore. Per molti che si fanno queste domande, per tanti che vivono alla gioranta, non gliene può fregare un accidenti di niente! Io non so, non conosco come andrà a finire, che cosa diventerò e come mi presenterò, tutto questo se ci penso mi fa impazzire! Dove si trova quel tutto dentro al niente, come si chiamano le morti o le assenze di vita? Ma ora stiamo tentando di parlare di questa vita che viviamo ora, oggi, 6 Marzo 2015. io non m iriferisco alla fine delle altre che abbiamo già vissuto e delle prossime che vivremo! Nell’altra località ci saranno i colori e le voci? O sarà tutto muto ed insapore come su queste piattaforme virtuali? Faremo ancora l’amore e soprattutto ci sarà l’amore in quel soffio di sconosciuto? Incontreremo gente o ci saranno solo pezzi di mattoni, rimasugli di polvere e granelli di zucchero? Come attendere senza pensare, senza presupporre, senza sperare, senza ipotizzare? Mentre me ne sto qua a pigiare questi tasti, la stufa scoppietta da sola e non si chiede perchè, il silenzio della casa vuota mi dice che sono sola e che lo sarò fino alla fine, gli oggetti appoggiati distrattamente per casa non si curano dell’oggi o del domani. Solo io con il mio respiro e  con le mie stanche braccia e dolorante testa, mi riempio il cervello di domande che molto probabilmente non avranno mai risposta soddisfacente. Il sole fuori fa il suo lavoro, le tende e le zanzariere non oscurano a sufficienza ma sono lì da anni e lì rimarranno. I raggi della grande palla infuocata, oggi sono più prepotenti di ieri, anche se più vecchi di un solo giorno e più stanchi di scaldarci. Un giorno vorrei, solo per un giorno vorrei rivedere mio padre, la mia nonna, mio fratello che non è mai nato,ma che so che oggi potrebbe essere qua con me a farmi compagnia.  Come saranno vestiti i resti di noi stessi, come saremo adornati e come cammineremo? Cari amici, il mio venerdì è di riflessione profonda e di umiltà conscia nel sapere che non sono niente, oggi mi dedicherò molto a questi pensieri e alla preghiera più profonda con me stessa. Mi interrogherò in solitudine ed in silenzio sperando di intravedere un segno ed una piccola risposta a ciò che vado cercando da sempre.  Chi ha passato il tunnel ed è andato di là per qualche tempo, tramite il coma ha visto e sa. Qualcuno è ritornato e ce lo ha raccontato, ma quella non era morte o assenza di vita per sempre. Era un distacco momentaneo e ancora non riesco  a comprendere se sia la verità. Credo che si possa scegliere anche come morire ed in base alla scelta ognuno entrerà in vite nuove e diverse. E che frasona fabiana! Posso decidere io se togliermi questa vita e andare a sperimentarne un’altra, posso non nutrirmi e decidere di ammalarmi per poi lasciare che io mi spenga come una candela. Posso rimanere ad accudire un ammalato di Ebola senza le dovute precauzioni, pur sapendo cosa mi attende. si può morire di rabbia o di nostalgia, senbrerà stupido e sciocco ma si muore anche d’amore non ricevuto e non regalato. Si può morire nel cuore e nell’anima, anche se le tue gambe ti sorreggono ancora, non è detto che la morte sia sempre e solo una. Mi fermo qua, spengo le luci e chiudo le imposte, mi raccolgo intimamente dentro me stessa e provo a raggomitolarmi su me stessa, cercandomi ancora.



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