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Ogni mattina indossiamo l’abitudine

Da Psicosintesioggi

indossiamo abitudine

La mattina, quando ci vestiamo, con l’abito indossiamo anche l’abitudine.

Questa frase mi sembra ben rappresentare come, ogni giorno, la gente comune è solita affrontare il proprio quotidiano. Sempre con gli stessi abiti, ossia con gli stessi modi di essere.  In Psicosintesi diremmo, con le stesseidentificazioni.

A questo proposito scrive Jung: “ L’identificazione con l’ufficio o col titolo ha perfino qualcosa di seducente, sicché molti uomini non sono altro che l’ufficio concesso loro dalla società. Sarebbe vano cercare sotto tale scorza una personalità, Dietro la gran gonfiatura si troverebbe solo un miserabile omiciattolo. Perciò l’ufficio (o quale altra sia questa scorza esteriore) è così seducente:  perché rappresenta una comoda compensazione delle insufficienze personali”.

Sì, perché noi siamo costruiti, intessuti delle nostre abitudini. Di quei comportamenti, di quei movimenti, di quei modi di reagire e di pensare che facciamo in modo automatico, come quando guidiamo la nostra automobile. Non ci costa fatica, anzi mentre guidiamo riusciamo a fare altre mille cose pur di non essere presenti a noi stessi:  pensare, parlare con chi ci sta accanto, telefonare, ascoltare la musica, leggere il giornale, mandare a quel paese un altro conducente, etc.

L’uomo abitudinario

La gente crede di invecchiare perché vive, mentre in realtà invecchia perché non vive”. (Ivan Panin)

Quando penso ad una persona abitudinaria, mi viene in mente un treno locale, che ogni giorno fa lo stesso itinerario, percorrendo gli stessi binari e lo stesso territorio. Le persone abitudinarie vivono la loro tranquilla regolarità, si lasciano in un certo senso vivere. Guai a scuoterle. Come un treno che deraglia può provocare eventi drammatici, così una persona abitudinaria di fronte a situazioni impreviste ed imprevedibili spesso reagisce con l’ansia e il malumore, a volte può andare addirittura nel caos. La vita viene stravolta perché se ne perde il controllo.

La vita invece è un continuo processo di adattamento a situazioni nuove, inaspettate. In Psicosintesi si parla di creare sintesi via via sempre più evolute. Per cui per sopravvivere ognuno di noi deve sviluppare la capacità di avventurarsi su sentieri ignoti. La stragrande maggioranza delle imprese invece fallisce perché non riesce ad adattarsi ai cambiamenti del mondo esterno, perché continua ad andare avanti come un treno che non fa mai fermate.

Noi invecchiamo fisicamente e intellettualmente, è inevitabile, ma se non sappiamo gettare via una parte di ciò che siamo e guardare il mondo sempre con occhi nuovi invecchiamo ancor di più.

La vera vecchiaia è infatti cessare di fare esperienza restando sempre uguali a se stessi perché risucchiati dalle nostre abitudini.

Vivere è cambiare abitudine

Esistono individui capaci di incredibili cambiamenti, di rialzarsi dalle situazioni più difficili. E’ possibile dunque riuscire a cambiare qualsiasi abitudine quotidiana.
Allora sarebbe utile di tanto in tanto porci una domanda: c’è nella nostra vita qualcosa che necessita di un cambiamento? Magari si tratta di una cosa che ha fatto ormai il suo tempo, tipo un’abitudine,  un modo di vestire,  un modo di pensare, un lavoro da cambiare, un amore da riconsiderare…
Il vero cambiamento, se pensiamo ai principi psicologici che muovono i nostri comportamenti, è dettato da motivazioni che cercano di soddisfare dei bisogni. Per cui quando desideriamo cambiare qualcosa di noi stessi  dobbiamo sempre chiederci quale sia il nostro bisogno.

Domandiamoci allora se possiamo fare a meno di quel particolare modo di essere, di quel modo di pensare, di  quella precisa abitudine che oggi forse non ci arreca più nessun benessere, anzi spesso, se osserviamo bene, ha solo un influenza negativa sulla nostra vita e sul rapporto con gli altri e con l’ambiente. Chiediamoci se ne abbiamo ancora così bisogno.

Stiamo attenti però a non farci sopraffare da quella inaspettata e irrefrenabile tendenza a riportare tutto alla condizione precedente, che poi non è altro che  la nostra paura al cambiamento che ci porta a mantenere lo status quo, a lasciare tutto inalterato, a restare quindi sempre uguali a noi stessi.

Cerchiamo di immaginare come potremmo riempire quello spazio energetico che ora è impegnato  in quella vecchia abitudine. E allora continuiamo a immaginare in che altro modo potremmo comportarci? Come potremmo differentemente vestirci? Che tipo di lavoro desideriamo fare? Cosa sogniamo dal rapporto con un partner? E via così… Solo attraverso l’esplorazione di nuove idee è possibile sentire cosa ci fa stare veramente bene. Se così facendo ci sentiamo più carichi, più sereni, più gioiosi, ecco che abbiamo smosso quell’energia bloccata da tempo.  Sopraggiungeranno così nuove idee e nuove intuizioni in sintonia con la nostra vita.

Non c’è tempo migliore di quello presente per promuovere un cambiamento e rinnovare i propri abiti interiori.


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