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Ogni sveglia è un piccolo infarto. E altri due segreti.

Da Ciraolo

Sul sito Morto del Mese, blog molto istruttivo che parla di morti, leggo una breve biografia di Mauro Guidi, morto recentemente all’età di 109 anni.

Il Guidi ci lascia con non uno, ma ben tre segreti per avere lunga vita. E penso che ognuno di noi dovrebbe avere i suoi tre segreti da tirare fuori dal cilindro in caso di dipartita oltre i 100. Fosse anche solo per un fatto statistico. Ognuno deposita “i tre” in una banca dati e una volta morto questi si vanno ad esaminare.

Chessò, Ciraolo aveva 1) fare le due di notte davanti al computer, 2) uccidere violentemente le persone antipatiche o anche solo quelle che ti contraddicono, 3)  patatine fritte!1 Bene, il Ciraolo ha vissuto fino a 103, una buona media, possiamo inserire il punto n°2 nel programma delle elementari.

1: BONUS SECRET: 4) scrivere inutili preamboli ironici che i lettori sono obbligati a sorbirsi per arrivare al dunque del post.

Ma non perdiamo il filo del discorso, ecco i 3 segreti. Seguirà attenta disamina.

Uno: non mi sono mai fatto mancare due dita di rosso a tavola.
Due: non ho mai puntato la sveglia, perché preferivo andare a letto un’ora prima e svegliarmi da solo… perché, ricorda, ogni sveglia è un piccolo infarto.
E tre: non ho mai avuto paura di cambiare! Cosa? Cambiare casa, lavoro, donne e vita.

E’ così che son arrivato fin qui

Due dita di rosso

Ora, non esiste ultracentenario che si rispetti che non consiglia di bere un bicchiere di rosso. Non me ne intendo e il vino, soprattutto quello rosso, mi piace poco. Potrei sbagliarmi ma non credo che l’influenza del vino rosso sulla lunghezza della vita sia così importante come dicono i nonni.

Credo piuttosto che il bicchiere di rosso sia un simbolo.

Credo che il bicchiere di rosso a tavola simboleggi uno stile di vita slow, uno stile di vita che ha individuato i piccoli (e soggettivi) piaceri della vita, allo stesso tempo superflui e indispensabili.

Uno stile di vita che intende tagliare il superfluo, arrivare all’essenziale e non rinunciarvi.

Uno stile di vita che si permette magari due ore di pranzo per poi lavorare fino alle sette o alle otto di sera, perché non sente il bisogno di distinguere tra lavoro e casa, perché vive tutto in un’unica, soddisfacente, vita.

Ogni sveglia è un piccolo infarto

Questa è bellissima.

Io, sono schietto, non so se ce la farei mai: probabilmente se non puntassi la sveglia (o meglio: se mia moglie non spegnesse la sua e la mia sveglia, per poi buttarmi, con fatica, strategia e costanza, giù dal letto) non mi alzerei mai. Però rischia di suonare come una scusa, perché le buone abitudini, qualche volta, potremmo imporcele2.

2: benedetto iddio!

E poi ho questa sensazione. Vi ricordate quando da bambini arrivava il giorno di natale o, chessò, la gita a Gardaland? In quei giorni non c’era bisogno di nessuna sveglia! Ci ritrovavamo nel letto, con gli occhi spalancati, almeno un’ora prima.

Questo secondo me ha voluto dirci il Guidi: vivete ogni giornata come se fosse Gardaland!

Non aver paura di cambiare

Il cambiamento è parte della natura umana, ma poi ce ne dimentichiamo. Man mano che riusciamo ad accumulare piccole certezze ed effimere sicurezze il cervello (ciripampiro, come dice mia nonna) si irrigidisce.

Cominciamo a vivere il cambiamento come un fallimento, come un passo indietro invece che, semplicemente, un passo in un’altra direzione.

Ma cambiamento vuol dire anche migliorarsi, accettare le sconfitte, adattarsi alla vita che, inesorabilmente, cambia.

Leggi anche:
  1. Un Piccolo Dettaglio…
  2. Senza gli altri non valiamo nulla. La teoria del mosaico.
  3. Vivere il problema come una sfida.

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