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Ognuno porta la sua croce

Creato il 19 marzo 2011 da Salvom1983
Ognuno porta la sua croceQuando la religione diventa un grande potere all'interno dello Stato, lo Stato di per sé perde potere sui suoi cittadini.
T. Terzani

La notizia che tanto temevo è arrivata. La Grande Camera della Corte europea per i diritti dell'uomo ha ribaltato la prima sentenza della stessa Corte, che condannava l'Italia per violazione dei diritti umani per l'obbligo di esposizione dei crocifissi nelle aule scolastiche.Oltre al danno, la beffa, visto che tecnicamente si tratta di un'assoluzione... Di fatto, però, la vicenda assume i tratti di una condanna all'inciviltà per un Paese in cui l'esercizio della sovranità popolare è spesso contrastato da influenze più o meno legittime da parte di poteri che con la politica vera e propria non c'entrano molto. Si sarà capito a chi mi riferisco, nel caso specifico...L'Europa ci dice che non può imporci dall'alto un principio come la laicità dello Stato, che dovrebbe essere parte dei fondamenti di uno Stato che si definisce moderno. Sinceramente, sono deluso per due motivi. Il primo è la mia convinzione che il crocifisso sia un simbolo religioso, per cui la sua imposizione in un edificio pubblico lede il principio di laicità dello Stato e la libertà religiosa di ogni cittadino italiano non cristiano. Evidentemente la Camera Grande non è dello stesso parere. Il secondo è la speranza che riponevo nella sentenza, visto che rappresentava l'ultima occasione per compiere un importantissimo passo verso l'applicazione dell'idea cavouriana di libera Chiesa in libero Stato. Dopo che ai tempi della prima sentenza perfino il PD, che dovrebbe rappresentare la sinistra moderata, assunse una posizione critica, apparve chiaro che un simile provvedimento non avrebbe mai visto la luce se non tramite un intervento "dall'esterno". Ieri questa speranza è tramontata. A dire il vero, la sentenza di appello afferma che la presenza del crocifisso negli edifici statali non è incompatibile con la difesa dei diritti umani e, in particolare, di quello di non subire alcuna imposizione religiosa, ma non ci vieta di compiere questo passo autonomamente. Il mio ottimismo mi obbliga a tenere acceso il lumicino della speranza che prima o poi la spinta di un'opinione pubblica laica sia più forte del giogo ecclesiastico sulla politica italiana e costringa il Parlamento a rompere il velo di integralismo religioso che ricopre il nostro paese.Di integralismo è infatti pervasa la principale obiezione mossa all'idea di rimuovere il crocifisso, ossia l'affermazione che la religione cristiana sia parte della nostra cultura e che, di conseguenza, il crocifisso sia uno dei simboli della cultura italiana. Sicuramente la religione cristiana ha contribuito alla formazione della nostra cultura ma non ne è un tratto distintivo, a meno di ritenere meno italiani tutti coloro che non vi si riconoscono. Credo che l'influenza della filosofia greca e del diritto romano sulla cultura occidentale sia altrettanto, se non più, importante, ma nessuno si sognerebbe di innalzare un altare a Zeus o Minerva in una scuola. Per fare un esempio molto più banale, la cucina è un tratto distintivo della nostra cultura ma non vedo spaghetti incollati ai muri delle aule scolastiche...Il fatto che il Vaticano abbia espresso la sua soddisfazione per l'esito della vicenda è sintomo di quanto la questione sia religiosa e non culturale. La mia non è una crociata contro il cattolicesimo. Non sono neanche d'accordo con coloro che propongono l'esposizione di simboli di varie religioni oltre al crocifisso, in nome del pari trattamento da parte dello Stato. I simboli religiosi, tutti, non devono entrare negli edifici pubblici.La presenza del crocifisso è solo una piccola parte del problema. È tutta l'impostazione dell'equilibrio tra Stato italiano e Chiesa Cattolica che dovrebbe essere ridiscussa, a cominciare dal Concordato. Il crocifisso negli edifici pubblici, l'ora di religione nelle scuole, l'8 per mille sono tutti punti di attrito tra potere temporale e spirituale che ci riportano al Medioevo. O all'Arabia Saudita.

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