Edimburgo - " That was a memorable day to me, for it made great changes in me. But, it is the same with any life. Imagine one selected day struck out of it and think how different its course would have been ". Charles Dickens, "Great Expectations".
Immaginate se quel giorno, il 15 novembre 2014, un giorno memorabile per il rugby scozzese, la Scozia avesse battuto gli All Backs. Un giorno memorabile, perché i Blues, forse per la prima volta negli ultimi anni, sono andati davvero vicinissimi nell'impresa di conquistare il primo successo di sempre sulla Nuova Zelanda.
Immaginate cosa si sarebbe potuto scrivere, quali aspettative si sarebbero create, se la Scozia avesse battuto gli All Blacks.
Già così, con una sconfitta risicata, l'entusiasmo di tutti, dalle parti del BT Murrayfield ma non solo, era salito a livelli altissimi, superando ampiamente quelli di guardia, tanto che qualcuno si era addirittura spinto a pronosticare la Scozia vincente nel 6 Nations.
La prova contro Tonga, giocata sul terreno sintetico del Rugby Park di Kilmarnock, avrebbe dovuto far suonare qualche campanello d'allarme, ma ormai il bandwagon era partito e sembrava di cattivo gusto puntare il dito su più di qualche sbavatura, sulle disattenzioni mostrate contro un avversario quadrato ma tutt'altro che trascendentale.
La Scozia usciva dall'autunno a testa altissima e, nell'anno che porta alla RWC, come la vera mina vagante del Championship potenzialmente in grado di mettere chiunque sotto pressione e di fare risultato anche contro squadre più abituate a lottare per il Titolo.
Il gruppo dei Warriors che cresceva a vista d'occhio, Laidlaw maturato nei primi mesi dell'esperienza a Gloucester, Blair Cowan inseritosi a meraviglia nei meccanismi della mischia, Finn Russell che aveva magicamente fatto dimenticare tutti i problemi in fase d'impostazione del gioco, Stuart Hogg tornato ai livelli di due stagioni fa, quando si è conquistato la convocazione con i British&Irish Lions. E Vern Cotter, il condottiero tanto atteso, pronto a traghettare la squadra delle meraviglie verso un futuro radioso.
Invece...
L'esordio a Parigi con una sconfitta evitabile, dopo aver marcato una meta, essere passati in vantaggio ma aver sprecato tutto per la troppa, stupida indisciplina e per qualche errore nei momenti-chiave, contro la peggior Francia degli ultimi dieci anni. La seconda gara, contro il Galles, un'altra occasione persa, ancora per una gestione sconsiderata della pressione, con Finn Russell che finisce nel sin-bin per la follia su Dan Biggar, lasciando la Scozia in inferiorità numerica che subisce il parziale di 0-10 che decide il match. La terza gara, contro l'Italia, una partita che i Blues non hanno, di fatto, mai giocato.
Tre partite, tre sconfitte, arrivate al termine di prestazioni che hanno lasciato l'amaro in bocca molto più del risultato finale.
Le premesse della vigilia, le Great Expectations, bruciate malamente, la fiducia del pubblico scozzese, che ha risposto con un sold-out e il record di presenze nei match contro l'Italia, tradita. La necessità, adesso, di salvare la stagione andando a vincere a Twickenham contro l'Inghilterra, l'Auld Enemy, battuta l'ultima volta nel 2008 alla Highland Cathedral ma mai battuta ad HQ da quando il Torneo è diventato 6 Nations nel 2000 - l'ultima volta che la Scozia ha vinto a Twickenham correva l'anno 1983.
Lo scorso anno la Rosa è salita ad Edimburgo e si è imposta 0-20. Finora hanno parlato ai microfoni dei giornalisti Laidlaw e Hogg e durante la settimana è probabile che qualche altro protagonista si lasci andare a dichiarazioni 'bellicose' per cercare di caricare l'ambiente. Il tempo delle parole, però, è ormai terminato. Adesso la Scozia è chiamata a mettere in campo una prestazione gagliarda, orgogliosa e convincente. Non ci si gioca più il Titolo, ormai la Scozia si gioca la faccia e la credibilità.
Non ci sarà Sean Lamont, uscito in barella nel match di venerdì scorso vinto dai Warriors contro le Zebre in Guinness Pro12, con Ross Ford e Peter Horne anch'essi in dubbio. Cotter ritrova Sean Maitland e potrebbe anche pensare a Chris Fusaro e chiama precauzionalmente Stuart McInally, che sabato a Monigo contro il Benetton Treviso ha giocato la sua prima gara da tallonatore con la maglia di Edinburgh.