Giovanni Antonio Canal, meglio conosciuto come il Canaletto è stato un pittore e incisore italiano, noto soprattutto come vedutista, nasce a Venezia il 17 ottobre 1697 da una famiglia della buona borghesia veneziana.
Nell’atelier del padre Bernardo (1675-1744), specializzato in pittura di scenografie teatrali, l’artista impara a dipingere decorazioni sceniche, collaborando con il padre e con il fratello Cristoforo per gli allestimenti di varie opere teatrali rappresentate a Venezia. Di questa attività tuttavia nulla si conserva.
La tecnica del Canaletto ha avuto la sua consacrazione per la leggera luminosità, e gli spendidi colori di contrasto tra luci ed ombre, a cui ha aggiunto con attenzione un’influenza tedesca alla cura dei dettagli.
I suoi quadri sono caratterizzati spesso dai colori scuri e saturati che descrivono un’atmosfera umida, lagunare, palpabile del cielo temporalesco o scuro.
La morte lo coglie il 18 ottobre 1768 nella sua casa a San Lio.
I suoi quadri, oltre a unire nella rappresentazione topografica architettura e natura, risultavano dall’attenta resa atmosferica, dalla scelta di precise condizioni di luce per ogni particolare momento della giornata e da un’indagine condotta con criteri di scientifica oggettività, in concomitanza col maggiore momento di diffusione delle idee razionalistiche dell’Illuminismo.
Insistendo sul valore matematico della prospettiva, l’artista, per dipingere le sue opere si avvaleva talvolta della camera ottica
Le sue opere si trovano nelle gallerie di Vienna, Dresda, nel museo di Grenoble, alla National Gallery di Londra (Festa di S. Rocco e Scuola della Carità). Di grande interesse il Fonteghetto della farina a Venezia. Importante anche la sua attività di incisore, soprattutto per le Vedute, collezione di trentuno pezzi di pregevole fattura.
La fortuna critica del Canaletto ha conosciuto fasi alterne: ci sono stati e ci sono critici che lo apprezzano in modo incondizionato, mentre ci sono altri critici che si sono espressi in modo poco tenero nei suoi confronti. Questo perché secondo alcuni, il Canaletto non sarebbe altro che un “pittore-fotografo”, un meccanico riproduttore della realtà circostante
A partire dalla seconda metà del Novecento i giudizi sull’arte del Canaletto cominciano a diventare sempre più positivi, a cominciare da quello di Roberto Longhi che nel 1946 lo chiama il grande Antonio Canal.
Nel 1967 Pietro Zampetti, nell’opera Vedutisti veneziani del Settecento, descrive il Canaletto come il primo vero vedutista, per via della sua nuova forza e del suo nuovo senso della natura: finalmente nasce la veduta pura, la realtà schietta e sincera, il senso delle cose scrutate nella loro essenza più vera e profonda.
Inoltre di recente molti storici dell’arte hanno cominciato a prendere le distanze dalla critica che vede il Canaletto come un “pittore-fotografo”: per esempio, nel 1974 André Corboz dice che la supervalutazione del valore “oggettivo” di Canaletto è stata la conseguenza di una mentalità positivista della quale la critica ha da molto tempo sottolineato le insufficienze.
La linea che valuta il rigorismo prospettico del Canaletto in chiave positiva ha trovato riscontro anche negli sviluppi più recenti della critica: il rigore di un preciso telaio prospettico, uno spazio liberamente inteso, preciso nei particolari ma non fedele al vero, una pittura sciolta in un soffio di poesia personalissima sono le caratteristiche dell’arte del Canaletto secondo Alessandro Bettagno
.