OkCupid. Il dating online alla luce del caso (o dell’Insostenibile leggerezza dell’essere)

Da Olga

Ascoltatevi questa intanto.

E così anche io ho un profilo su OkCupid. E ne viene fuori che a Londra ce l’hanno tutti.

Ok Cupid è un sito di dating online, non si paga; come ogni sito di dating online, per aver particolari servigi si paga (tipo inviare foto ecc).

Devo dire che quando mi sono iscritta non me ne sono fregata molto, non ho pensato a un’eventuale etica. E del resto, ragazzi, siamo tutti fottuti. Abbiamo tutti i sacrosanti profili su ogni social media del cavolo.

E poi sono troppo curiosa per avere un’etica. E sono troppo curiosa per non sporcarmi le mani in prima persona.

Quindi mi sono iscritta. Ho piazzato una foto del mio volto, ho scritto cosa mi piace e non mi piace. Anzi, ho scritto solo che cosa mi piace: la ceretta, anzi “the wax”, quindi la cera. Che è ancora più vero.

Il sito è strutturato così: un algoritmo calcola i match migliori e te li comunica, sia inviandoti una mail una volta a settimana, sia si può farlo sul sito stesso, cliccando l’ampolla della pozione magica, e vedere che ne esce.

La caccia

Nei momenti di noia guardo le foto degli uomini, e solo in base alla bellezza metto le stelline – al massimo 5, io ne metto solo 4, non 3, non 2, non 1, non 5. 4.

Non leggo mai i profili. Mi fido della percentuale stabilita dall’algoritmo (dai 55% è ok) e se qualcuno in seguito al mio buon rating è interessato, mi scrive.

In pratica, faccio shopping.

Interessante notare che questi uomini sono tutti creativi, squattrinati e vivono tutti a Dalston. Come me. Eccetto che io vivo a Notting Hill. E pendolo a Dalston, nei week end.

Ma non potrei proprio vivere a Dalston, è un po’ troppo cool per i miei gusti. Non so tipa da quartiere cool, io. In cui tutti si vestono allo stesso modo.

L’uomo mi contatta, dice cose scontate sul mio profilo, io rispondo. In alcuni casi si va a bere un caffè, e, a parte qualche considerazione sullo stato attuale del mondo, o qualche metaconsiderazione su OkCupid, non c’è una mazza da dire.

Ma anche nella vita normale, come succedono queste cose? Cosa succede nella vita offline?

Sono veramente mai uscita con uno che fosse un creativo, con uno che amasse Borges, Dostoevskij, Leopardi? In buona sostanza, sono mai uscita con un mio compagno di corso all’università, con un mio collega di lavoro? La risposta è no, o meglio, non è stato per quello.

Rileggevo L’insostenibile leggerezza dell’essere in questi giorni, pensavo di non ricordarmi un rigo, ed effettivamente è così. Me lo ricordo, sì, ma come si ricordano i sogni. Vaghi, e indistinti dalla veglia – come si fatica a distinguere la realtà dalla fantasia. E quindi dell’insostenibile leggerezza mi ricordo non tanto la storia, ma come l’ho percepita, assorbita, vissuta.

Mi ha colpito questo passaggio, sul caso. L’incontro tra Tereza e Tomas è, a detta di Tomas, separato da 6 casi fortuito, o causato da questi.

Una co-incidenza significa che due avvenimenti inattesi avvengono contemporaneamente, si incontrano: Tomas compare nel ristorante proprio mentre la radio suona Beethoven. La stragrande maggioranza di tutte queste coincidenze passa del tutto inosservata. Se al tavolo del ristorante al posto di Tomas si fosse seduto il macellaio dell’angolo, tereza non avrebbe notato che la radio suonava Beethoven (sebbene anche l’incontro di Beethoven e di un macellaio sia una coincidenza ugualmente degna di interesse)…

Poi c’è una breve e intelligente digressione su quanto i romanzi in cui avvengono incontri fortuiti e in cui vi siano equilibri e simmetrie perfette ( Anna Karenina), non siano da ritenersi romanzeschi, irreali, ma, veri. E conclude così:

   Non si può quindi rimproverare al romanzo di essere affascinato dai misteriosi incontri di coincidenze (come l’incontro di Vronskij, Anna, il marciapiede della stazione e la morte, o l’incontro tra Beethoven, Tomas, Tereza e il cognac), ma si può a ragione rimproverare all’uomo di essere cieco davanti a simili coincidenze della vita di ogni giorni, e di privare così la propria vita della sua dimensione di bellezza.

Ecco. Io odio la cecità. La cecità in cui siamo completamente invischiati. Il razionalismo all’osso, di chi non sa vedere la bellezza del caso. La vita. La roulette. I numeri. Il random.

La logica, perversa, che vede sempre finalismi e causalità, ma mai, mai casualità.

Ma va bene così. Il problema si può sormontare anche su Ok Cupid, basta cliccare il pulsantino random. Ehi, ma per quello si paga. (che siano dei romantici anche i developer di Ok Cupid?)

Bella Storia n. 1

Ok C ha un blog, in cui fanno infografiche mettendo in relazione dati del tutto laterali. E’ credo uno dei blog più naturalmente hipster del momento. Si chiama Ok Trends.

Bella Storia n. 2

Un giorno ho fatto la spesa. Ho scelto un candidato bello, gli ho dato 4 stelline, ho visto che cercava  random sex, la cosa mi ha fatto ridere perché già covavo il ragionamento sovrastante da un po’, gli ho chiesto se potevamo casualmente incontrarci, ma non ero serissima, mi ha detto che sta a Dalston, mi sono sentita gay, mi sono vergognata, non posso essere io a farmi 45 minuti di mezzi, ci siamo per cui visti a Notting Hill, la foto corrispondeva al reale, era simpatico, abbiamo bevuto, era inglese, abbiamo fatto cose, gli ho chiesto perché era un po’ violento, mi ha detto you like wax, gli ho detto ok, ho pensato che fosse una buona idea non specificare dove mi piace, è rimasto a Notting Hill, io non volevo ma ok, gli ho fatto il caffè, russava, ho pensato che non mi voglio fidanzare mai, ho pensato non mi voglio fidanzare mai, MAI, ci siamo salutati, mi ha detto we had fun, ho detto sì senza entusiasmo.

Bella Storia n. 3

Ho messo 4 stelline a un tipo che dice che ama Gesù, ma non ha foto. Ne viene fuori che conosce Leopardi, Calvino e un sacco di altri. Penso: che caso, anche a me piace Gesù.


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