Okonomiyaki, da mangiare in Giappone almeno una volta.
Chi pensa che i giapponesi vivano di sushi e sashimi si sbaglia di grosso: la cucina giapponese è varia e gustosa, spesso anche divertente e “socializzante” poiché molti dei piatti tradizionali giapponesi vengono cucinati direttamente sul tavolo dai clienti dei ristoranti, creando quindi un’atmosfera di allegra complicità – passami questo, gira ché è cotto, aggiungo anche quest’altro? e così via.
Okonomiyaki è il nome di un piatto della cucina “povera” giapponese, declinato in moltissime varianti dal nord al sud.
La base è una pastella abbastanza liquida di farina, acqua e uova -e questa è uguale per tutti- alla quale si aggiungono ingredienti che variano di molto a seconda delle materie prime reperibili nella zona. Naturalmente adesso si va al supermercato e si trova tutto, ma nell’antichità si cucinava con quello che si trovava o che si aveva in casa. L’Okonomiyaki è infatti un ottimo modo di riciclare avanzi. Sia la variante con il cavolo sia quella con la soba, in entrambi i casi con aggiunta di pancetta, o formaggio, o gamberetti, o di tutto un po’, risultano molto gustose.
L’impasto viene poi cotto su una piastra (-yaki in Giappone indica tutto ciò che è cotto alla griglia o sulla piastra) e condito con una salsa a base di shoyu e mirin ai quali sicuramente dopo la guerra, si sono aggiunti ketchup e maionese. Una spolverata di Katsuobushi, cioè sfoglie di tonno essiccato, completano l’opera.
Questo è il video per come cuocerli al ristorante. A casa e a Lucca Manga School li cuociamo tranquillamente in padella.
Questo è il video di Caterina che li decora mentre aspetta che siano cotti.
Qui trovate un reportage fotografico di qualche anno fa su okonomiyaki e su monjayaki, una variante più liquida, che si mangia direttamente dalla piastra con un cucchiaino. L’aspetto del monjayaki è poco invitante a dire il vero, ma il sapore è ottimo!
E infine, per chi volesse provare a cucinarli, abbiamo scelto questo video di Winston che ci spiega la ricetta.