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Olanda in bici, giorno 8: illusioni ottiche

Da Frmagni

Il museo Escher di Den Haag è splendido e i bambini non protestano. Anzi. L’artista olandese famoso per i suoi studi grafici, per l’esplorazione del concetto di infinito, per le figure metamorfiche e la presenza dell’impossibile anche in opere all’apparenza esplicite (“un dettaglio di mistero” diceva lui), li conquista.
La collezione permamente è nell’ex palazzo d’inverno della regina Emma, l’unico edificio reale visitabile in Olanda. Il contesto sontuoso resta impresso soprattutto grazie a un dettaglio: in ogni sala sono stati inseriti lampadari di scaglie di vetro che compongono grandi forme bizzarre, ragno, mosca, scheletro, pipa… All’ultimo piano una serie di illusioni ottiche interattive fanno divertire i bambini e i grandi. Una stanza con pavimento inclinato e due finestre di dimensioni diverse dà la possibilità di vedersi molto grandi (da un lato) o molto piccoli (dall’altro).
Il secondo museo in programma è chiuso per restauri e la Ragazza con l’orecchino di perla è in giro per il mondo, ma gli altri dipinti sono al Gemeente museum che contiene un paio di Vermeer (magico il modo in cui usava i colori: c’è una celebre veduta di Delft tutta giocata sui toni caldi del mattone e i freddi dei tetti e delle ombre e una Diana con le ninfe con abiti gialli, arancio e magenta che sembrano dipinti di fresco). Nella zona moderna, un ritratto fatto da Schiele alla moglie in abito a righe verticali variopinte. E un’installazione con uno specchio deformante che strappa risate a crepapelle – ci fa alti e oblunghi con denti da zebra – e qualche occhiataccia dai guardiani della sala. È il giorno delle illusioni ottiche: possiamo credere ai nostri occhi? Possiamo escludere ciò che gli occhi non vedono?
Pedaliamo 40 chilometri convinti che siano la metà e quando la sera, ad Amsterdam, vaghiamo affamati, a ogni angolo vediamo ristoranti, ma sono solo gli abitanti della città che mangiano fuori dalla porta di casa, su tavolini pieghevoli o su lunghe tavole con panche posate in mezzo alla strada. È stupefacente la libertà con cui mescolano il dentro e il fuori. Quando scende la sera e il buio inghiotte quell’aria un po’ sordida che di giorno offusca la bellezza di Amsterdam, quando le volte dei ponti sui canali si illuminano di lucine da presepe, le meravigliose finestre a riquadri o a volta, protagoniste delle facciate dei palazzi, si trasformano in vedute. Trapelano quadri familiari, salotti, librerie, luci soffuse, cucine. Qualcuno legge, qualcuno riordina, qualcuno siede a fumare. Un museo di case di bambola a cielo aperto. E vorresti dire “accendete, accendete tutte le luci!”, sembra di essere lì con voi, nella vostra storia e nella vostra casa. Illusioni ottiche.


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