Magazine Diario personale

Olanda in bicicletta, giorno 10: fattoria

Da Frmagni

Ci trasferiamo in una fattoria sorprendente, la Overlekkerhoeve: la sala della colazione ha una parete di vetro che dà sulla stalla. La nostra “suite” vista pascoli è tutta bianca e legno chiaro, tetto spiovente, luce ovunque e una vasca idromassaggio che ci ristorerà piú tardi. E domani mattina mangeremo vista mucche e vitelli.
Siamo venuti qui perché la proprietaria del b&b di ieri (furbetta e poco simpatica) ha affittato la nostra camera senza darci il tempo di prenotarla per un’altra notte. Ma l’imprevisto si è rivelato una fortuna. Ci sono animali ovunque, mucche, cavalli, cani, galline con pulcini; un’aia con macchinine a pedali e un pontile con pedalò a disposizione degli ospiti. I bambini sono pazzi di gioia. Anziché sulle bici, cominciamo pedalando sull’acqua dei canali scura come il caffè e densa come l’olio e raccogliamo more in mezzo a un canneto. Ogni fattoria sul canale ha un pontile con barchette e sdraio per prendere il sole.

Quando convinciamo i nostri figli a risalire sulle bici visitiamo Volendam, affacciata sul mare interno e presa d’assalto dai turisti. Chi viene ad Amsterdam in genere ci fa una gita. Le cose più belle sono i velieri antichi nel porto e la fila di casette con terrazza sull’argine davanti al mare. Finalmente a Volendam assaggiamo le famose aringhe olandesi: panino con due aringhe crude, cipolla a dadini e zucchine sott’aceto. Il pane si mescola al sapore intenso e grasso dell’aringa, spento da quello acuto delle verdure. Squisito.

Poco sopra Volendam, Edam è altrettanto carina, con ponticelli, una chiusa, case sul canale ognuna con posto barca. Ma i bambini vogliono tornare alla fattoria, il che richiede un lungo percorso fra polder incantevoli pieni di ville: noti per i tulipani, gli olandesi hanno una passione anche per le ortensie che qui raggiungono livelli da Guinnes, specie nelle varianti rosa e blu.
Nei campi, mucche pecore e cavalli, tantissimi cavalli, che spesso trottano insieme a noi sulla ciclabile, sempre montati da ragazze. Chiudiamo il pomeriggio con Filippo che gioca coi pulcini e Costanza che spazzola i cavalli. Se avete figli e capitate da queste parti, siete avvisati.

Per cena torniamo nel centro antico di Monnickendam, l’ottimo ristorante di ieri si chiama De Waegh che qui pronunciano con la loro proverbiale g aspirata, un suono tra il tedesco e l’arabo. Questo borgo sul mare interno, insieme a Veere, surclassa il piú noto Volendam. La luce prima del tramonto lo fa brillare di rosso. Lungo il molo una fila di velieri olandesi con scafi bassi e larghi identici a quelli dei quadri del Seicento. Hanno alberi altissimi di legno chiaro in cima ai quali sventola una bandiera antica. Sul porto una statua è dedicata al mestiere di affumicatore di anguilloe. Ed è proprio questo che ordiniamo, le anguille affumicate di Monnickendam, le fanno negli ex cantieri riconvertiti in essiccatoi. Come le aringhe, sono buonissime.

Il rientro è sotto un cielo ormai buio, 5 km (in tutto oggi sono 53) nei campi in cui la nebbia ha steso una coperta bassa da cui svetta qualche lampione e qua e là una casa. I canali sono neri come la notte ma li senti scorrere come sangue nelle vene. È la pedalata più emozionante della mia vita.


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