Olidon Redon, il principe del sogno

Creato il 13 luglio 2013 da Artesplorando @artesplorando

Olidon Redon, il ragno sorridente

L’autore di opere cupe con strani ragni dal viso semiumano, occhi a mongolfiera e scheletri seduti a tavola, l’amico di Stéphane Mallarmé e l’ammiratore di Baudelaire era un distinto signore fotografato, in abito a tre pezzi, con curata barba bianca e gemelli al polso, nel borghesissimo appartamento in avenue de Wagram, pochi anni prima di morire. Niente bohème, né assenzio, nessun atelier da pittore, zero eccessi. «Che disgrazia essere un borghese», confidava già da giovane al suo maestro Rodolphe Bresdin. Concentrò nell’arte tutti i suoi demoni. Il suo stile di vita, accettato più che scelto, rimase pressoché immutato per tutta la sua esistenza; il suo stile pittorico, al contrario, conobbe il passaggio dal buio alla luce, dai soggetti onirici e surreali ai vasi di fiori, dai toni oscuri all’esplosione di colori. Bertrand-Jean, detto Odilon, nato il 20 aprile 1840 a Bordeaux da Bertrand Redon e Marie Guérin, rappresenta, forse al meglio, la corrente culturale che in Francia si contrappose all’Impressionismo, rientrando in quel fenomeno del Simbolismo del quale fu certamente un precursore. Prima di trovare veramente se stesso, Redon sconterà per anni la propria infanzia segnata dall’abbandono e dall’assenza: il padre (che aveva fatto fortuna in Lousiana) lo affida ad uno zio bonario e distratto in aperta campagna, a Peyrelebade, fino a quando il gracile (e forse epilettico) bimbo non compie undici anni. 

Olidon Redon, l'uovo

A questa località del Médoc, a nordovest di Bordeaux, saranno legate le sue fantasticherie, i suoi incubi e le sue radici dell’anima che egli trasferirà nella sua opera. Quando, apparentemente miracolato al santuario di Verdelais, Odilon è riammesso nella casa di Bordeaux, si reintegrerà con disagio in famiglia tra i suoi fratelli e inizierà con fatica a frequentare la scuola. I suoi studi saranno, infatti, irregolari: nel 1855 segue le prime lezioni di disegno con il delicato acquerellista Stanislav Gorin, nel 1857 conosce il botanico Armand Clavaud che lo introduce allo studio della letteratura e delle scienze: da Poe a Baudelaire, dal pensiero buddista alla filosofia indiana, da Spinoza alle teorie di Lamarck e Darwin. Nel 1863 l’artista bohémien Rodolphe Bresdin, affascinato dal mistero della materia, lo inizia all’arte dell’incisione, mentre l’anno dopo Odilon frequenta l’atelier di Gérôme alla Ecole des Beaux-Arts di Parigi, da cui, tormentato dal sentimento della propria inadeguatezza, molto presto fugge per tornare a Bordeaux. A completare il suo apprendistato sarà l’incontro del 1868 con Corot a Barbizon. Dopo la partecipazione alla guerra franco-prussiana nel 1870, il trentenne Redon decide finalmente di trasferirsi a Parigi, iniziando a frequentare il salotto di Madame De Rayssac, a Montparnasse, dove si riuniscono coloro che disdegnano positivismo e realismo. 

Olidon Redon, il ciclope

Il percorso verso la propria autoconsapevolezza e verso la liberazione della propria sensibilità e creatività si sviluppa soprattutto in seguito alla morte del padre, nel 1874, che esercitava involontariamente un ruolo censorio sul figlio. Da quell’anno Redon inizia a realizzare i suoi “neri” più angosciosi, dove ritorna spesso sul tema del prigioniero. Nello studio dell’incisione e della grafica, egli scopre, durante un primo viaggio nel 1878 in Belgio e Olanda, la scuola fiamminga e Rembrandt. L’anno successivo realizza Nel sogno, il primo degli undici album di litografie che si susseguono fino al 1899. Nell’opera di Redon si può facilmente distinguere una prima fase esclusivamente in nero, che dura un paio di decenni e che include, oltre all’opera citata, anche altri album di litografie, che furono, spesso, frutto di una collaborazione e di uan consonanza con letterati e poeti: A Edgar Poe (1882), Le origini (1883), Omaggio a Goya (1885), La notte (1886), I fiori del male (1890), le tre serie per La tentazione di sant’Antonio di Flaubert (1888, 1889, 1896), I sogni (1890, dedicato all’amico e maestro Armand Clavaud, suicidatosi quell’anno) e L’Apocalisse di san Giovanni (1899, commissionatogli da Ambroise Vollard presso la cui galleria Redon l’anno precedente aveva esposto con successo). 

Olidon Redon, vaso di fiori

Nel frattempo Redon aveva sposato, nel 1880, Camille Faulte, da cui avrebbe avuto un primo figlio, morto nel 1886 pochi mesi dopo la nascita, e un secondo, Arï, nato nel 1889. Durante gli anni Ottanta Redon conoscerà diversi artisti, scrittori e letterati come: Huysmans, Mallarmè, Maurice Denis e Gauguin, e, nel 1894, terrà la prima agognata personale da Durand-Ruel, il celebre gallerista degli Impressionisti, in occasione della quale Gauguin scriverà che si tratta di una artista straordinario e incompreso. Ben presto Redon –secondo una certa interpretazione un po’ psicanalitica– si avvia verso un processo consapevole di “individuazione” e di ricerca del Sé, passando significativamente dal dominio assoluto del nero e dei disegni a carboncino alla pittura a olio, al pastello e alla fioritura di un colore fulgido, sontuoso e irradiante. Dal 1900 circa e fino alla sua morte nel 1916, infatti, l’elemento cromatico si fa protagonista centrale nell’arte di Redon esiliando definitivamente il nero, mantenendo però quella particolare ambiguità semantica e formale e quell’amore per il sogno, la vaghezza, il soffuso e l’indefinito che aveva caratterizzato, fin dall’inizio, la sua ricerca poetica. Nel 1904 Redon realizza i suoi primi nudi femminili ed espone al Salon d’Automne in una sala in suo onore. Inizia sempre più a ricevere riconoscimenti, apprezzamenti (soprattutto dai giovani pittori nabis) e commissioni pubbliche, come quella nel 1910, per la decorazione della biblioteca dell’Abbazia di Fontfroide. Fiori e farfalle saranno sempre più presenti nei suoi lavori, mentre nel 1913 quaranta delle sue opere saranno inviate all’Armory Show di New York. Muore il 6 luglio del 1916.

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