Secondo uno studio condotto di recente, questa sostanza è meno presente nella dieta alimentare dell’uomo. Si ipotizza che ciò sia dipeso da un sensibile aumento del consumo di olio di soia e dalla diversa alimentazione delle mucche. L’olio di soia contiene prevalentemente grosse quantità di omega-6 acidi grassi e le mucche, che ormai mangiano mais e non più erba, producono alimenti come latte, formaggio e carne, povere di questi grassi benefici essenziali. Solo il consumo di pesce, la più grande fonte di DHA e EPA, è rimasto relativamente costante.
Questa tendenza ad una maggiore assunzione di omega-6 grassi e ad una minore assunzione di grassi omega-3 cambia la loro proporzione nel tessuto adiposo, quest’ultimo collegato allo sviluppo di numerose malattie, tra le quali malattie psichiatriche, cardiovascolari e deficit dello sviluppo neurologico dei bambini. Molti ritengono che gli omega-3 non abbiano realmente queste proprietà, visto che alcune persone non ne hanno tratto beneficio.
Il problema, però, è la disinformazione: se viene assunta anche una elevata quantità di omega-6, quest’ultimi neutralizzano gli effetti prodotti dagli omega-3. Purtroppo il consumo di pesce è minimo e ciò non basta a coprire il fabbisogno di omega-3 dell’uomo. Le dosi raccomandate vanno da 100-250 mg di DHA / EPA per i bambini da 2 a 10 anni a 500 mg per i bambini più grandi e gli adulti. Attualmente viene assunta meno della metà della dosa consigliata.