Olio DOP e Presidi Slow Food dell’Umbria

Creato il 19 novembre 2012 da Auroradomeniconi

Oltre a partecipare ad alcune delle attività programmate nell’ambito delle manifestazioni Festivol (Trevi) e UNTO (Assisi), la partecipazione in prima persona al primo Blog Tour “A ciascuno il suo frantoio” mi ha fatto tornare la voglia di scoprire e informarmi meglio circa cose che non conoscevo. O che credevo di conoscere, per poi rendermi conto che di fronte alla domanda “Cosa vuol dire?” non sono riuscita a dare una risposta del tutto convinta e convincente.

In questo caso, la domanda che ha dato vita a ricerche e approfondimenti è venuta da mia cugina, che mi ha accompagnato nella nostra due giorni in Umbria e a un certo punto mi ha chiesto: “Di preciso cosa vuol dire Presidio Slow Food?”. Girovagando per Trevi, infatti, abbiamo notato che la manifestazione “Frantoi aperti” non è solo un modo per celebrare l’olio extra vergine di oliva, il cosiddetto oro liquido dell’Umbria, ma è anche un’occasione per conoscere e gustare alcuni prodotti tipici della regione che ben si sposano con l’olio novello: i prodotti dei Presìdi Slow Food.

Andando alla ricerca, una volta tornata a casa, di maggiori informazioni sui Presìdi italiani in generale e quelli umbri in particolare, mi sono ritrovata a leggere con interesse le pagine dei siti internet della Fondazione Slow Food e dell’Associazione Slow Food.

Tutela delle biodiversità agroalimentari locali; rispetto dell’ambiente e delle tradizioni culturali; valorizzazione delle piccole produzioni di qualità; educazione all’alimentazione, al gusto e al piacere connesso al cibo: sono questi i valori fondamentali che stanno alla base della filosofia slow food. Attive a livello internazionale, Fondazione e Associazione operano affinché siano conservate le specificità del cibo locale e delle tradizioni contadine promuovendo le virtù di un cibo tradizionale, sostenibile e di qualità.

Uno degli strumenti principali con cui viene portato avanti questo progetto sono i Presìdi Slow Food: se ne contano oltre 350 in tutto il mondo, vedono coinvolti più di 10.000 produttori e hanno lo scopo di valorizzare i territori, dare sostegno ai saperi produttivi tradizionali che rischiano di scomparire e salvare dall’estinzione razze autoctone e varietà di ortaggi e frutta.

Ad oggi sono 201 i prodotti italiani identificati dal marchio “Presìdio slow Food”. Di questi, divisi tra legumi, ortaggi e salumi e derivati carnei, 6 sono prodotti in Umbria:

  1.  Fagiolina del Trasimeno
  2. Fava cottòra dell’Amerino
  3. Roveja di Civita di Cascia
  4. Sedano nero di Trevi
  5. Cicotto di Grutti
  6. Mazzafegato dell’alta valle del Tevere

Nella giornata passata a Trevi, quindi, io e mia cugina abbiamo avuto modo di assaggiare alcuni di questi prodotti. A Villa Fabri, presso la sede dell’Associazione Strada dell’Olio DOP Umbria, abbiamo preso parte alla degustazione di Presìdi Slow Food umbri: assaggiando la vellutata di sedano nero di Trevi, ingentilita da un filo di olio DOP a crudo, ci siamo ripromesse di riprovarla a casa quanto prima;

una rivisitazione della classica stracciatella in brodo, accompagnata da una strepitosa zuppa di fagiolina del Trasimeno, ci ha riscaldato il cuore e l’anima;

un pezzetto di formaggio impreziosito dalla confettura di sedano nero di Trevi (prodotto dall’Azienda agraria Sorelle Zappelli Cardarelli) ci ha convinto ad acquistarne subito una confezione.Anche la cena è stata all’insegna dai Presìdi Slow Food. Denominati Ristori dei Presìdi, infatti, tutti i ristoranti di Trevi proponevano variazioni gastronomiche legate ai prodotti tradizionali del territorio. Noi abbiamo cenato alla Taverna del Sette, che proponeva il seguente menu:

  • insalatina tiepida con Ciccotto di Grutti profumato all’arancia, Sedano nero di Trevi e olio novello;
  • gnocchi di semola con fonduta di toma brigasca profumata al serpullo;
  • spezzatino di agnello nostrale con carciofi violetti (che noi abbiamo sostituito, non essendo amanti dell’agnello, con salsicce e costine alla brace);
  • semifreddo alle castagne con crema di cachi.

Non c’è che dire, ragazzi: quando i prodotti sono di qualità, questa si sente e si riconosce! E dal momento che sono tante le manifestazioni che cercano di avvicinare i turisti ai prodotti tipici locali attraverso l’aspetto enogastronomico, la mia educazione ai cibi “buoni, puliti e giusti” (questo il motto di Slow Food) non potrà che continuare. A questo proposito, approfitto per segnalarvi che uno dei Presìdi Slow Food della mia regione, l’Emilia Romagna, è la razza suina mora romagnola. Potete assaggiare carni e salumi di mora romagnola, ad esempio, presso il Ristorante La Rocca a Verrucchio (RN), oppure presso l’Osteria Enoteca Ca’ de Bè a Bertinoro (FC).

Se ci sono dei prodotti Slow Food della vostra regione di cui andate particolarmente orgogliosi o se volete aiutarmi nel mio approfondimento, fatevi avanti e segnalatemeli 


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